Brioches girella all’arancia e i buoni propositi

Brioches girella all’arancia e i buoni propositi

Quest’anno mi sono guardata bene dal fare liste di buoni propositi, auspici, desideri. Mi sono limitata a stare lì, pigiamata, col naso appiccicato alla finestra a guardare i fuochi di artificio la notte di Capodanno, senza un solo pensiero ad attraversare la mente.
Poi ho abbassato le tapparelle, mi sono rintanata sotto il piumone, e mi sono sentita in beatitudine col mondo. Del resto, il tempo sospeso è così. Non c’è pressione del futuro, né peso del passato.

Gli ultimi anni sono stati una grande corsa senza fiato. Ho rincorso tutto, senza avere tempo per niente. Ho rincorso quello che la famiglia, la società, si aspettava da me. Anche quello che io stessa aspettavo da me. Non sempre ha coinciso con quello che realmente volevo, ma del resto correvo all’impazzata e non ho avuto nemmeno il tempo di chiedermelo.

Sono stata in ritardo anche a scrivere le ricette. Ho pubblicato foto brutte perché avevo perso l’ispirazione, e poi mi sono arrabbiata perché lo sapevo che erano brutte, ma la ispirazione non la riuscivo più a trovare. Mi sono rimessa a scrivere, ma poi mi sono ricordata che scrivere costa fatica, e poi non sempre ho qualcosa da dire.

Eppure in questo gennaio mi si è aperta una luce, una nuova sfida. Il Veganuary 2022 per me è stato questo, un misurarmi nuovo con la pasticceria vegana. Nuove idee, nuova voglia di mettermi in gioco e di sperimentare. Ma senza fretta, perché i lievitati chiamano pazienza.

Le brioches girella all’arancia sono state il risultato (riuscito!) dell’ultimo weekend di pasticci in cucina. Sto ancora misurandomi con il nuovo forno, che si spegne improvvisamente da solo quando decide che la torta è cotta (non lo è). Quindi ho sorvegliato a vista queste splendide brioches, e le ho viste prendere il colore dorato dell’impasto con lampi di luce della marmellata di arance, gocce traslucenti nella penombra del forno.

Queste brioches sono una piccola evoluzione delle Brioches sfogliate vegane che trovate qui . Non sono difficili, anzi.
Potete naturalmente farcirle con tutte le confetture che volete, la crema di nocciole… spazio alla fantasia!
A ogni stagione il suo ripieno, ed avrete delle fragranti brioches profumatissime per la vostra colazione, in versione vegan.

Ingredienti (per circa 8/9 brioches):
150 g farina di farro
150 g farina 00
150 ml di latte di mandorla intiepidito
8 g lievito di birra
40 ml olio di semi
la scorza di un’arancia (o limone) bio
3/4 cucchiai di marmellata di arance (o altra confettura)
1 cucchiaio di sciroppo di agave

Procedimento:
Intiepidite il latte leggermente e scioglietevi il lievito di birra all’interno.
Nella ciotola della planetaria (o in una ciotola qualsiasi) versate le due farine, mescolatele tra loro, e poi versare il latte con il lievito sciolto, l’olio e la scorza dell’agrume di vostra scelta.

Iniziate ad impastare. L’impasto potrebbe risultare poco elastico, ma dovete insistere (se avete la planetaria sarà più semplice) perchè alla fine tutto verrà insieme ed avrete un impasto abbastanza liscio.

Mettete l’impasto in una ciotola pulita, copritelo con la pellicola e fatelo lievitare fino al raddoppio.
Dipende dalla temperatura di casa vostra, di solito ci vogliono un paio di ore.

Riprendete l’impasto, e stendetelo con l’aiuto di un matterello a forma rettangolare. Stendete poi la marmellata sull’impasto, tenendovi a distanza di circa un centimetro dal bordo.

Arrotolate l’impasto, sigillate l’ultimo lembo premendo leggermente e poi, con un coltello affilato o con l’aiuto di un filo interdentale (fa meraviglie!) tagliate delle rotelle di impasto dell’altezza di circ due o tre dita.

Mettete le brioches girella sulla placca del forno coperta di carta forno, e lasciate lievitare ancora per circa un’ora, ancora coperte dalla pellicola.

Fate andare il forno in temperatura a 180 gradi, e cuocete le vostre brioches girella all’arancia per una ventina di minuti.

Appena le brioches girella all’arancia sono cotte, estraetele dal forno e spennellatele ancora calde con dello sciroppo di agave. Se lo sciroppo fosse molto denso, scaldatelo per brevissimo tempo per liquefarlo.

Lasciate raffreddare e poi gustate le vostre stupende brioches girella all’arancia.

Brown is the new black e la Torta marocchino

Brown is the new black e la Torta marocchino

Ci sono entità indistinte, magiche e misteriose che, a un certo punto, decidono. Il colore di questa stagione è… viola! Verde muschio! … rosso felice (forse il rosso triste vira un po’ sul bordeaux)!

Ebbene, quest’anno è venuto finalmente il suo turno, il marrone! Bistrattato, trascurato, nascosto in fondo agli armadi… un po’ anni ‘70, un po’ demodé, torna con la sua nota calda e rassicurante, profumata di cioccolato e cannella, e di caffè. Tanto caffè.

Il marrone in cucina, invece, non esce mai di moda, e quest’anno nella mia cucina è stato sempre più un tripudio di note di marrone vario. Ma quello che torna, invariabilmente, è il tono del caffè.

Non c’è nulla che al mattino mi metta più di buonumore del profumo del caffè, il borbottio della caffettiera che mi chiama, la magia della moka che trabocca dove un secondo prima non c’era nulla.

Il caffè come sveglia anche dopo ore che mi sono alzata, come occasione per riprendere fiato e sorridere con qualche amico, il compagno che insieme a me guarda i passanti seduta al tavolino di un caffè del centro.

Una delle mie torte preferite, nella sua semplicità è la Torta cappuccino. Oggi vi propongo una mini variante, che ho realizzato senza lattosio, e che imita il marocchino. Una base di cacao, poi il caffè, e sopra uno strato alla vaniglia e yogurt, al posto della crema di latte vellutata.

L’origine del marocchino è piemontese, e precisamente ad Alessandria, ma ha la sua tradizione del famoso “bicerìn” che Camillo Benso Conte di Cavour adorava gustare nel classico bicchierino di vetro. E no, il nome “marocchino” non è una accezione razzista, ma il nome di un tipo particolare di cuoio, che all’inizio del secolo scorso veniva lavorato usando pelli di capra e montone.

La Torta Marocchino si realizza rapidamente. Questa è per una teglia da 25/26 cm di diametro, e vi assicuro che vi piacerà davvero tanto e sarà perfetta per farvi iniziare la giornata con il piede giusto.

Ingredienti:
4 uova a temperatura ambiente
300 g farina 00 (o anche di farro)
200 g zucchero semolato
125 g yogurt senza lattosio alla vaniglia
50 g yogurt senza lattosio alla vaniglia
16 g lievito per dolci
1 bustina id vanillina (o un cucchiaino di estratto di vaniglia)
125 ml olio (io di semi)
50 g latte di mandorla (o latte senza lattosio)
1 tazzina di caffè della moka
3 cucchiai di cacao amaro

Preparazione:
Montate le uova e lo zucchero in una ciotola, fino a che non diventano gonfie e chiare.
Sempre continuando a sbattere, unite i 125 g di yogurt e l’olio.

Setacciate le polveri (farina, lievito e vanillina) nel composto montato con le uova e incorporatele con una spatola (oppure usate le fruste, ma alla velocità minima).

A questo punto la base è pronta, e dovete dividerla in tre ciotole in parti uguali.

In una ciotola aggiungete i tre cucchiai di cacao e il latte, e mescolate per incorporare il tutto. In un’altra aggiungete il caffè e mescolate bene. E infine, nell’ultima aggiungete solo i 50 g di yogurt rimanenti.

Prendete una teglia di 25 o 26 cm di diametro, meglio se apribile. Foderatela con della carta forno, e versate sul fondo il composto col cacao.

Livellate bene e mettete a cuocere nel forno già caldo a 180 gradi per quindici minuti.

Trascorso il periodo, riprendete la torta marocchino, e versate sopra lo strato al cacao quello al caffè, e rimettete a cuocere altro 15 minuti.

Infine, trascorsi anche questo quarto d’ora, coprite con il composto alla vaniglia e terminate la cottura della torta marocchino ancora per 15 minuti.

Estraete la torta marocchino solo una volta che si sarà raffreddata, e copritela con una generosa spolverata di zucchero a velo.

… e buona colazione a tutti!

Torta alle prugne e mandorle per salutare l’estate

Torta alle prugne e mandorle per salutare l’estate

Eh, signora mia! Non ci sono più le mezze stagioni! Mercoledì eravamo presi alla gola da un’afa di quelle cattive anche a settembre, e tra umidità esterna e mascherina si sudava che nemmeno a luglio. Stamattina 14 gradi – e dico quattordici! – e via di piedi gelati e starnutino di buongiorno!
Mi sono lamentata della fine dell’estate per giorni, e so di essere stata pedante e petulante. Eppure stamattina ecco che apro la porta e ho un assaggio dell’autunno, che mi trova totalmente impreparata! Non ho nemmeno imparato ad accendere il riscaldamento dell’auto nuova… così non si fa!

Naturalmente siamo nella settimana che cammina sul crinale delle stagioni, e come ogni anno mi stavo cimentando nel mio sport preferito, ovvero fare dolci con le prugne senza postarne la ricetta! Ho preparato, negli anni, crostate deliziose con tanto di foto (bruttina quella, ma purtroppo ognuno ha i suoi limiti!) che poi sono finite nel dimenticatoio. Non so perché le torte con le prugne fanno sempre questa brutta fine, dalle mie parti. Eppure sono il frutto di stagione per eccellenza, quello che ci prende la mano calda e ce la restituisce freddina.

Per anni ho vissuto nella errata convinzione (o misapprehension, in milanese moderno) che le prugne si chiamassero susine e le susine prugne. Come quando ti presentano uno che si chiama, che so io, Michele, e tu imperterrito lo saluti “ciao Pietro!”, dimenticando ogni volta il suo vero nome! (Ogni riferimento è puramente casuale… non è vero, in realtà. Queste gaffes ogni tanto le faccio pure io!).
Shakespeare è assai romantico quando fa dire a Giulietta “che cos’è un nome?”. In realtà, almeno stavolta, un nome è importante per evitare che il fruttivendolo ti sotterri di susine quando, in realtà, avresti voluto delle dolcissime prugne (che sono quelle un po’ bislunghe, per intenderci).

Quindi mi stringo nel soprabito, soffio il naso, e vi lascio questa semplicissima ricetta di vera metà stagione, un po’ estate e un po’ no. La Torta alle prugne e mandorle è perfetta per la prima colazione. Le mandorle danno quel bel saporino robusto tipico dell’autunno, mentre le prugne chiamano ancora il sole dolce dell’estate. Insieme sono una favola! Se siete un po’ più autunnali potete anche azzardare un po’ di cannella (io l’ho fatto, e il profumo ci guadagna!), altrimenti lasciate pure che siano prugne e mandorle a raccontarci il mese di settembre!

Dimenticavo: questa ricetta non ha lattosio. Se avete problemi su quel versante, questa torta fa proprio al caso vostro!

Ingredienti (per una teglia da 18 cm):
100 g farina di mandorle
100 g farina 00
100 g zucchero semolato
8 g lievito vanigliato
2 uova
80 ml olio (io di riso)
un cucchiaino di cannella (opzionale, ma io lo preferisco)
buccia grattugiata di un limone
4/5 prugne tagliate in quarti
2 cucchiai di zucchero di canna
qualche manciata di mandorle a lamelle

Preparazione:

In una ciotola, montate le uova con lo zucchero fino a che non si saranno almeno duplicate in volume. Aggiungete, a questo punto, la scorza grattugiata del limone, la farina OO e il lievito (che dovete setacciare, per una miglior lievitazione della torta).
Unite poi anche la farina di mandorle, che io consiglio di setacciare. Lo so che è lunga così, ma in questo modo si incorpora ancora più aria, e il risultato di una bella crescita della torta e di una certa sofficità è garantito.

Mescolate bene con una spatola e poi aggiungete la cannella (io la consiglio, se non vi piace omettetela).

Infine, aggiungete anche l’olio, e mescolate ancora, in modo che l’impasto ammorbidisca.

In realtà vedrete che l’impasto non sarà liquido, ma abbastanza consistente. In questo modo, la frutta non sprofonderà ma resterà ben in superficie.

Prendete uno stampo (meglio a cerniera) e copritelo con la carta forno (oppure imburratelo e infarinatelo).
Versate quindi l’impasto della Torta alle prugne e mandorle nello stampo, livellandolo leggermente.

A questo punto, lavate le prugne e tagliatele in quarti, e disponetele a raggera sulla superficie dell’impasto.

Quindi, spargete sulla superficie lo zucchero di canna e le mandorle a lamelle.

Infornate nel forno già in temperatura a 170 gradi e cuocete per circa 45/50 minuti. Mi raccomando, fate sempre la prova stecchino!

Lasciate intiepidire la torta prima di estrarla dallo stampo. Se volete potete anche spolverizzarla con lo zucchero a velo, ma a me piace così, al naturale.

La Torta alle prugne e mandorle è perfetta per accompagnare le vostre colazioni. E a proposito di prugne e colazioni, se volete un’alternativa, che ne dite di provare i Pancakes e la confettura di prugne e vaniglia?

Crostata all’uva e la vendemmia cittadina

Crostata all’uva e la vendemmia cittadina

Contro il muro arancio, a mezzo sole e mezza ombra, il filare. E’ lui, non mi posso sbagliare.
Passa il traffico alle mie spalle, ma lui sta là, dritto e dignitoso. Si fa guardare.
E’ sinuoso, nodoso, orfano in mezzo a un cespuglio di fragole tardive. Gli fa ombra un albero di cachi, che si stanno preparando alla stagione. Piccole sfere verdi che si molleggiano nell’aria di settembre.

Se chiudo gli occhi rivedo i dolci pendii di Maremma, punteggiati da piccole e rade case, e lunghe file di cipressi che con una mano sorreggono il cielo, e con l’altra vegliano sui viali di ingresso. E contano il tempo, che dall’estate che corre rallenta, e passeggia verso l’autunno.

E’ un attimo, un clacson, e torno nell’orto in città. Stretto tra alti muri, la natura si disciplina e cresce, e resiste. E’ il mio personale almanacco.
Adesso i pochi grappoli si gonfiano e splendono al raro sole che si insinua tra un condominio e un garage, mentre ai loro piedi sorridono timide le prime zucche.
Anche se si respirano gli ultimi caldi, il mattino sussurra già l’autunno.

La crostata all’uva è semplicissima, e per non perdere le buone abitudini è anche senza burro. Volendo, potete preparare la crema pasticcera anche senza lattosio, usando del buon latte di mandorla (non zuccherato). Tempo fa avevo preparato una versione senza glutine (che potete trovare qui), oggi invece vi propongo la sua versione passe partout, nel senso che va bene per tutte le stagioni, poichè all’uva potete sostituire la frutta di stagione che preferite.
L’ho decorata con chicchi a casaccio, e penso che sia la soluzione migliore quando non si riescono a trovare (come è stato il mio caso questa volta!) chicchi grandi più o meno tutti uguali. Siccome i semini mi impicciano, ho usato una (peraltro ottima) uva da tavola senza semi, ma voi ovviamente scegliete quella che preferite.

Ingredienti (per una crostata da 24 cm):
per la frolla all’olio:
220 g farina 00
70 g zucchero semolato
60 g olio di semi
1 uovo
una punta di cucchiaino di bicarbonato
1 bustina di vanillina
uva da tavola a scelta

per la crema pasticcera:
350 ml latte parzialmente scremato (o di mandorle per la versione senza lattosio)
2 tuorli d’uovo
60 g zucchero semolato
35 g farina di riso
la scorza grattugiata di mezzo limone

per la gelatina:
150 ml di acqua
1 cucchiaio di fecola
2 cucchiai di zucchero

Preparazione:
Iniziamo a preparare la Crostata all’uva preparando la frolla all’olio.
In una ciotola rompete un uovo, e aggiungete lo zucchero e l’olio. Emulsionate bene con l’aiuto di una forchetta.
Iniziate ad incorporare la farina due cucchiai per volta. In questo modo, siccome ogni uovo e ogni farina è differente, vi potete regolare in modo da ottenere un impasto liscio e non appiccicoso.

A metà della farina inserite anche la vanillina e il bicarbonato, e poi continuate ad impastare con le mani, appena non appiccica più.

Stendete la frolla all’olio subito (non serve farla riposare in frigo) con l’aiuto di un matterello e della carta forno. Lo spessore deve essere all’incirca 4 mm (io vado a occhio).
Mettetela in uno stampo per crostata imburrato e infarinato e cuocete per circa 20/25 minuti in forno già caldo a 180 gradi, utilizzando il metodo di cottura “in bianco”, cioè senza crema. Per evitare che gonfi dovete stendere sulla torta della carta forno, e riempitela poi con le apposite sfere per la cottura in bianco (si trovano anche su Amazon), oppure io uso anche dei borlotti secchi (che ovviamente non mangerò mai!).

Mentre cuoce la vostra frolla potete preparare la crema pasticcera.
Prendete il latte (eventualmente di mandorla) e scaldatelo senza arrivare al bollore.

In un’altra ciotola mescolate con le fruste i tuorli con lo zucchero, fino a che che non schiariscono un poco. Aggiungete poi la farina di riso e continuate a mescolare con la frusta per evitare i grumi.
Poi versate sopra le uova il latte caldo, mescolate molto bene con la frusta, e per ultime aggiungete le zeste.

Rimettete il tutto nel pentolino dove avevate scaldato il latte, e cuocete per qualche minuto. La crea deve prendere il bollore così si inspessirà. Appena arriverà alla consistenza desiderata, toglietela dal fuoco, copritela con della pellicola (deve toccare la superficie della crema per evitare che si formi quella antipatica pellicola) e fatela raffreddare a temperatura ambiente.

Riprendete quindi la vostra crostata, riempitela quasi fino all’orlo di crema pasticcera ormai freddata, e poi coprite la superficie con degli acini di uva ben lavati e asciugati.

Potete assaggiarla già così, ma siccome volevo dare l’idea di una crostata di pasticceria, ho fatto anche la gelatina da spennellare: ho messo l’acqua in un pentolino con lo zucchero e la fecola (potete anche mette il succo di mezzo limone, se la volete aromatizzare), e mescolate con una frusta a mano.
Accendete il fuoco dolce e attendete che inizi ad addensarsi.
Spegnete quando avrà raggiunto la consistenza desiderata (un po’ gelatinosa).
Attendete che si sia raffreddata prima di stenderla sulla crostata all’uva con un pennello da cucina.

Fate riposare la crostata all’uva in frigo un’ora.

Torta di frolla con ciliegie e pistacchi

Torta di frolla con ciliegie e pistacchi

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. E’ la celebre frase pronunciata dal famoso chimico e filosofo del ‘700, Antoine-Laurent Lavoisier.
Tutto cambia, tutto si trasforma.
Ma nulla viene perso.
Succede anche in cucina. Una ricetta si trasforma, si plasma sulla base dgeli ingredienti a disposizione, ma resta sempre lei. Uguale e diversa.

La Torta di frolla con ciliegie e pistacchi è parente strettissima della Torta di frolla e composta di albicocche, che si è fatta un lifting, diciamo. Il bello di questa torta è che può cambiare aspetto ogni stagione, restando sempre se stessa. Cioè una meravigliosa torta leggera, senza lattosio, di una facilità unica.

Oggi al posto di albicocche e nocciole, abbiamo tratto a bordo ciliegie e pistacchi. Una combinazione acchiappatutto, e perfetta per la stagione.
La prossima sarà con pesche e mandorle, preparatevi!

Ingredienti:
120 gr farina 00
100 gr farina di farro
70 g zucchero semolato
60 g olio delicato
1 uovo
mezzo cucchiaino di lievito per dolci

per il ripieno:
400 g di ciliegie (denocciolate)
1 cucchiaio di zucchero

due manciate di pistacchi tagliati grossolanamente

Preparazione:

Preparate prima di tutto la composta, così avrà tempo di raffreddarsi un pochino prima di metterla all’interno della frolla. Lavate bene le ciliegie, privatele del nocciolino, tagliatele a pezzetti.
Mettetele in un pentolino con un cucchiaio di zucchero. Accendete il fuoco, e a fiamma bassa cuocete le ciliegie per una decina di minuti, o comunque fino a che non si sono sfaldate.
Se qualche pezzo sarà rimasto compatto non vi preoccupate. Va benissimo!

Lasciate raffreddare, e nel frattempo preparate la frolla all’olio.

In una ciotola capiente mettete lo zucchero, l’olio e l’uovo e mescolate con una forchetta.
Unite il lievito e la farina poco a poco, mescolando prima con la forchetta e poi con le mani fino a che non si sarà compattato l’impasto e non si staccherà dalle dita.

Dividete a metà la frolla (se potete tenetene da parte un pezzettino, vi dico dopo perchè!), e stendete la prima metà con il mattarello a circa mezzo centimetro di altezza, e bucherellate il fondo coi rebbi della forchetta.
Prendete una teglia quadrata da 20 cm (se l’avete, altrimenti va bene stenderla anche così a occhio come ho fatto io) mettete all’interno il fondo di frolla, e copritelo con metà della composta.
Stendete anche la seconda metà della frolla, bucherellatela ancora con i rebbi della forchetta, e copritela con un altro strato di composta di ciliegie.

A questo punto, prendete il pezzettino di frolla che vi avevo detto di tenere da parte, e spezzettatelo sopra le ciliegie, tipo streusel.

Ora prendete i pistacchi, e tagliateli grossolanamente al coltello. Vanno bene anche i pistqacchi in granella, se non volete fare fatica.
Spargeteli sulla superficie della composta di ciliegie in modo da ricoprirla.

Infine, mettete la torta di frolla con ciliegie e pistacchi a cuocere in forno già caldo a 180 gradi per circa 25/30 minuti.

Attendete che si sia raffreddata prima di tagliarla a quadrotti, e servirla, se vi va, con una spolverata di zucchero a velo.

Cubotti alle mele e noci con amaretti

Cubotti alle mele e noci con amaretti

Quando ero piccola andava di moda un film che ha poi fatto la storia (ma noi non lo sapevamo!): si chiamava La Boum, che in italiano sarebbe suonato tipo “la festa”. Niente di ché.

Ma un geniale ufficio stampa (quello italiano della casa cinematografica distributrice, la Gaumont) si inventò “Il tempo delle mele”, e fu subito successo. Ecco, tutto questo giro per dirvi che il tempo delle mele non è solo l’autunno. E’ vero che da fine settembre si colgono le mele nuove, e ce ne sono di tante varietà. Ma ci sono anche le mele estive.
E comunque le mele si conservano benissimo, e anche quelle raccolte d’inverno si gustano a primavera in tutta la loro fragranza.

Quindi approfittiamo delle mele, che sono le regine delle torte da credenza, non appena possiamo. Sono buone e fanno bene.
Nella mia proposta di oggi, le mele non solo fanno bene, ma sono le regine di un dolce perfetto per chi sta seguendo un regime alimentare leggero.
Con farine integrali, frutta secca, amaretti e poco zucchero sono perfette per iniziare la giornata con gusto e leggerezza.

Con pochi accorgimenti, diventa anche un dolce senza lattosio.

I cubotti alle mele e noci con amaretti possono anche essere preparati con farina di mandorle e mandorle a granella, e latte di mandorle, o con le nocciole.
E’ una ricetta versatile e perfetta per finire i residui di frutta secca e farine integrali che abbiamo in casa.

Si sporca una ciotola, e l’unica cosa difficile da fare è… cuocere le mele. Senza zucchero, tra l’altro.

Vi lascio due versioni in questo post (la ricetta originale è di Marco Bianchi), quella che ho preparato io e una alternativa vegana, adatta proprio a tutti. Tutte e due con pochissimi zuccheri aggiunti.
Se state facendo una dieta, avete una valida alternativa per iniziare con gusto e leggerezza le vostre giornate!

Ingredienti (per una teglia 20×20):
4 mele piccole (quelle che volete)
100 gr farina di farro
80 gr farina semi integrale
50 g noci (o frutta secca mista che avete, meglio a granella o tagliata al coltello)
225 ml latte (o latte di mandorle)
il succo di un limone piccolo (o mezzo limone grande)
40 gr zucchero di canna
8 g lievito per dolci
50 g di amaretti (oppure farina di mandorle)
4 cucchiai di olio di semi
cannella q.b., se vi piace

Preparazione:
I cubotti alle mele e noci con amaretti si prepara iniziando con le mele. In una padella antiaderente, sbucciate e private le mele del torsolo, tagliatele a pezzetti e cuocetele a fuoco basso con un dito di acqua fino a che non si saranno ben ammorbidite. E’ meglio se coprite con un coperchio.

Fatele intiepidire leggermente.

Nel frattempo, preparate la granella di noci (o di frutta secca – quella che avete va bene, potete fare anche un mix di noci, nocicole e mandorle) e riducete gli amaretti quasi a farina.

In una ciotola mettete tutti gli ingredienti secchi (farine, lievito, zucchero, noci e metà degli amaretti) e mescolate bene. Aggiungete quindi il latte (anche di mandorla) e l’olio e mescolate con una frusta a mano per sciogliere gli eventuali grumi. Non esagerate con la frusta, basta amalgamare in maniera anche un po’ grossolana.

Prendete la teglia, foderatela con la carta forno e versate sul fondo l’impasto.

Stendete l’impasto in maniera regolare e poi versate sopra le mele cotte e intiepidite.

Spolverate infine le mele con gi amaretti sbriicolati rimanenti.

Mettete il tutto a cuocere nel forno già caldo a 180 gradi per almeno 35 minuti.
A secdonda della succosità delle vostre mele, potrebbe volerci qualche minuto in più.

Attendete che la torta sia ben fredda prima di tagliarla a cubotti. Se vi piace, prima di infornarla potete spolverarla di cannella.

Challah allo zafferano

Challah allo zafferano

La tradizione dello challah, il pane tradizionale ebraico, è lunga e piena di simbolismi e storie meravigiose, come solo le ricette antiche. Si dice che anche le trecce, che sono fondamentali per la forma di questo pane, siano una reminescenza di quanto Dio intrecciò i capelli ad Eva prima di mandarla nel giardino dell’Eden.
Più probabilmente è vera l’altra tradizione, cioè che lo challah simboleggia la manna che Dio fece scendere sul suo popolo fuggito dall’Egitto verso la terra promessa.

Non so se sia più vera l’una o l’altra storia, ma mi piacciono entrambe! Come spesso mi accade con le ricette tradizionali, prima che dalla ricetta resto affascinata dalle storie che quella ricetta tramanda, simboleggia e fa rivivere anche a centinaia di anni di distanza.

Quel che sappiamo della challa del giorno d’oggi è che viene preparata per il pranzo dello shabbat (il sabato) e delle altre feste (tranne Pasqua, quando non si fa lievitare niente. Noi invece siamo un tripudio di lievitati, a Pasqua!! E’ un pane bianco, tendente al dolciastro ma non dolce. E’ un po’ come il pan brioche come consistenza, ma non ha nè butto nè latte, perchè la tradizione ebraica non permette di mangiare insieme carne e derivati del latte. Quindi perfetto anche per gli intolleranti al lattosio!

La versione che vi propongo oggi è quella della challah allo zafferano, una versione un po’ particolare e aromatica, che ho preparato con le amiche Elisabetta, Roberta e Silvia, per un progetto tutto lievito e farina, il nostro Cestino del Pane. Con queste quantità si possono fare due piccole challah o una molto grande. Decidete voi. L’importante è che vi divertiate a impastare, come facciamo noi!

Ingredienti:
480 gr farina 00
85 gr miele
70 gr olio di oliva o di semi (purchè non abbia un sapore forte)
2 uova medie + 1 per spennellare la superficie
8 gr lievito di birra fresco
118 gr acqua a temperatura ambientie + 55 gr di acqua tiepida
1 bustina zafferano in polvere
1 cucchiaino di zucchero
6 gr sale
semi di papavero per guarnire (opzionale)

Preparazione:
Iniziamo a preparare la challah allo zafferano sciogliendo la bustina di zafferano nell’acqua tiepida. Lasciatela in infusione cinque minuti, in modo che lo zafferano si stemperi bene.
In un’altra ciotola mettete l’altra acqua a temperatura ambiente (o leggermente tiepida – non calda però!) insieme allo zucchero e al lievito di birra. Fate sciogliere il lievito e poi lasciate che il lievito di attivi (ci vorranno circa cinque minuti). Il lievito si sarà attivato quando inizierete a vedere sulla superficie una leggera schiumetta.
Mentre aspettate, in un’altra ciotola ancora (oggi vi faccio sporcare tante stoviglie!) rompete le uova, e mescolatele con il miele e l’olio. Per ultimo, aggiungete l’acqua con lo zafferano sciolto.

Prendete ora la farina, setacciatela e mettetela nella ciotola della planetaria (o in una ciotola grande abbastanza per l’impasto) con il sale. Date una mescolata per amalgamare gli ingredienti, e poi iniziate ad aggiungere i liquidi. Prima va unito il lievito sciolto nell’acqua, e poi gli altri (cioè le uova con il miele, l’olio e lo zafferano). Continuate ad impastare fino a che non avrete ottenuto un impasto morbido ed omogeneo.

Dal momento che le uova possono essere di pesi diversi, se vedere che l’impasto è troppo lasco, aggiungete un paio di cucchiai di farina (setacciatela sempre prima!).

Prendete infine una ciotola pulita, ungetela di olio, e versate il vostro impasto della challah allo zafferano. Coprite con un canovaccio o con la pellicola, e fate lievitare in un luogo riparato (nel forno spento andrà benissimo) fino a che non raddoppia. Molto dipende dalla temperatura esterna, in genere si va dalle due alle tre ore.

Una volta che la vostra challah allo zafferano avrà lievitato, riprendete l’impasto e dividetelo in tre e fornate una treccia. Sul web ci sono tantissimi tutorials per intrecciare le challah a quattro o sei capi, o per farle rotonde… Se vi sentite in vena, provate! Con questa quantità ovviamente non verrà un challah da sei, ma uno da quattro, o un challah rotondo sì.

Mettete il vostro challah allo zafferano sulla placca del forno con la carta forno, ricopritelo con un canovaccio e lasciate lievitare ancora un’ora.

Trascorsa anche quest’ora, spennellate il vostro challah allo zafferano con un uovo mescolato con un paio di cucchiai di acqua, spargete sopra (se desiderate) dei semi di papavero (ma va bene anche il sesamo, o niente) e infornate lo challah nel forno statico già caldo a 190 gradi per circa 20/25 minuti.

Aspettate a toglierlo dalla teglia quando si sarà ben intiepidito.

Tortine al cacao con cuore di marmellata

Tortine al cacao con cuore di marmellata

Non sono una grande amante del cioccolato. Se sfogliate le ricette presenti sul mio blog non ne trovate poi così tante di ricette che usano cacao, cioccolato o affini.
Non che mi stia anticipatico o non mi piaccia. Ci sono giorni in cui il cioccolato serve, e basta così.
Però non lo cerco spesso, so che in tanti inorridiranno ma mi è pure capitato di far scadere la Nutella. Che ci volete fare.

Per questo le Tortine al cacao con cuore di marmellata ve le dovete segnare perchè sono più uniche che rare in queste pagine!
In più sono anche senza glutine, che non guasta mai. Questa ricetta è anche senza lattosio, quindi va incontro anche a chi ha qualche fastidiosa intolleranza alimentare.

Le ho realizzate per partecipare a un contest culinar-fotografico (che naturalmente non vincerò mai perchè non posso rompere la tradizione!), e sono state una piacevole scoperta perchè a colazione hanno il giusto mix di gusto e leggerezza per affrontare con energia una lunga giornata.

Sono anche semplicissime da fare,quindi non avete scuse per dar loro una chance!
Le ho preparate nei contenitori di alluminio per la crème brulée perchè non avevo gli stampi per tortine più adatti, ma possono tranquillamente diventare muffin! Il topping è a scelta, io ci ho messo del cioccolato e granella di nocciole, ma volendo potete usare anche del semplice zucchero a velo o, perchè no, un buono strato di crema di nocciole (non scrivo la marca, ma avete capito!). O anche niente, sono buoni lo stesso!

Ingredienti:
2 uova
50 g farina di grano saraceno
50 g fecola o maizena (*)
70 g farina di riso
100 g zucchero (consiglio di usarne uno fine, se usate quello di canna preferitelo extrafine)
100 ml di olio dal sapore non intenso (io ho usato quello di mais)
100 ml di latte di mandorle
20 g cacao
6 gr lievito per dolci(*)
cannella a piacere

marmellata (quindi arance!) oppure la confettura che più vi piace (io consigio i frutti rossi, oppure le fragole)

(*) se preparate il dolce per persone celiache, fate molta attenzione a che i prodotti siano specifici per celiaci

Preparazione:

Setacciate insieme le farine con il cacao e agli amidi (fecola o maizena), e poi anche il lievito.
Mettete da parte.

Montate quindi le due uova (che devono essere a temperatura ambiente!) con lo zucchero, fino a che non diventano belle chiare e spumose.

Per ultime, aggiungete le farine setacciate in due/tre riprese, sempre mescolando aiutandovi con una frusta a mano, o le fruste elettriche alla più bassa velocità possibile.

Infine, unite al composto anche la cannella. Io ne ho messo mezzo cucchiaino scarso, la potete anche omettere se non la gradite.

Ungete e infarinate i vostri stampini. Se usate i pirottini di carta per i muffin, ovviamente non vi serve!
Versate l’impasto tenendovi a circa 2/3 della capienza del contenitore.

Mettete al centro di ciascuna delle Tortine al cacao con cuore di marmellata un cucchiaino di marmellata di arance, oppure di confettura.

Potete anche usare della Nutella per una Tortina più golosa – in questo caso vi consiglio di mettere un vassoio coperto di carta forno in freezer per una mezz’ora, mettendovi sopra un cucchiaino scarso di Nutella per ciascuna Tortina (ne escono circa 10, dipende dalla grandezza dei vosti stampi), in modo che congeli. Così, quando cuocerà con le Tortine, non si depositerà sul fondo ma resterà all’interno dell’impasto.

Cuocete le Tortine al cacao con cuore di marmellata in forno già caldo ai canonici 180°C per 15/20 minuti (fate sempre la prova stecchino!).

Una volta raffreddati, potete decorarli con il cioccolato fuso a bagnomaria e la granella di nocciole, oppure con un bel cucchiaio di crema alle nocciole, o ancora con una spolverata di zucchero a velo.

Plumcake di farro vegan bicolore

Plumcake di farro vegan bicolore

Di solito, quando penso a una foto, ci penso parecchio. Non è che l’ispirazione mi viene immediatamente. La foto di questo plumcake di farro vegan bicolore è stata però un (bel) po’ più avventurosa, perchè ha avuto un epilogo rocambolesco e disastroso.
Avevo deciso di mettere una bottiglia di latte di mandorle per richiamare uno degli ingredienti della ricetta. Spesso si fa, in mancanza di un’altra ispirazione.
Poichè scatto nella mia piccol(issim)a cucina, che ha una piccola finestra che è perfetta per i tagli di luce che piacciono a me, ho cercato di appoggiare il pannello riflettente bianco (un cartoncino un po’ più spesso del solito) al certino della frutta appoggiat sull’altro lato del tavolo.
Insomma, il cartoncino ha resistito due scatti, poi si è ribaltato sulla bottiglia di latte, che si è rovesciata sul tavolo, e il latte ha annaffiato tutto – muro, pavimento, sedia, cuscino della sedia.. latte di mandorla ovunque!!

Si dice che non si deve piangere sul latte versato, ma confesso che per un momento mi è venuto proprio da piangere!

Però del set, ancora parzialmente allestito, è rimasta questa foto, e la ricetta del plumcake di farro vegan bicolor, che vi lascio qui sotto.

Ingredienti:
260 gr farina di farro
1 bustina di lievito
250 ml di latte di mandorla
100 gr zucchero (io semolato, va bene anche di canna, ma deve essere fine)
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
2 cucchiai abbondanti di cacao amaro
80 ml di olio (io di mais)
zeste di un’arancia
1 pizzico di sale

Preparazione:

Prepariamo il plumcake di farro vegan bicolore emulsionando insieme il latte di mandorla, l’olio, le zeste dell’arancia e l’estratto di vaniglia (io ho usato quello in pasta e l’ho sciolto).

In un’altra ciotola, mescolate insieme la farina di farrio con il lievito e lo zucchero.

A questo punto, con l’aiuto di una frusta a mano, incorporate i liquidi nella ciotola degli ingredienti secchi, e continuate a mescolare per evitare i grumi.

Prendete poi circa un terzo dell’impasto, e unite a questo i due cucchiai di cacao amaro, ,escolando sempre con la frusta a mno per sciogliere eventuali grumi.

Prendete infine uno stampo per plumcake (non molto grande, io ho usato quello usa e getta della Cuki), versate all’interno l’impasto chiaro, e poi versate al centro quello al cacao.
Con l’aiuto di uno stuzzicadentivariegatelo, in modo che l’impasto al cacao si mescoli anche in basso con l’impastoalla vaniglia.

Mettete il plumcake di farro vegan bicolore in forno già caldo a 180 per circa 45 minuti (fate sempre la prova con lo stecchino).

Per un’altra supercolazione vegan, perchè non provate i Pancakes al grano saraceno?

Biscotti alle mandorle senza glutine

Biscotti alle mandorle senza glutine

La diagnosi di celiachia può gettare intere famiglie nello sgomento, e non solo perchè è una malattia invalidante, ma anche perchè invade la vita di ogni giorno.
Improvvisamente occorre fare attenzione a qualsiasi cosa, dalle farine (ma questa è la parte più evidente) agli attrezzi da cucina, alle pentole, le tovaglie.. insomma, tutto quello che può essere contaminato da cereali contenenti glutine.

Il glutine si nasconde ovunque, e ce ne rendiamo conto solo quando siamo ai blocchi di partenza, carrello nelle mani, e iniziamo a leggere le etichette dei prodotti che ci sono famigliari, e di cui ignoravamo gli ingredienti.
Tutti, intendo.

Per tanti la diagnosi di celiachia suona come una condanna, e se è certo che tutto non sarà più come prima, bisogna pensare che non tutto è precluso, e accanto a nuovi sapori, si può iniziare a sperimentare.

Come sapete, in queste pagine trovate tante soluzioni dolci per chi non può mangiare il glutine. Oggi vi propongo un’altra ricetta, facilissima e davvero buona, quella dei biscotti alle mandorle. Avrete bisogno solo di tre ingredienti!
Siete pronti a prepararli con me?

Ingredienti per circa 20 biscotti:
due albumi
75 gr zucchero
240 gr di farina di mandorle

per decorare (opzionali)
due/tre manciate di mandorle a lamelle (o granella di mandorle)
zucchero a velo

Preparazione:
I biscotti alle mandorle senza glutine si preparano in un baleno, e senza utilizzare attrezzi elettrici o altro.

Sbattete leggermente gli albumi con una frusta a mano. Non devono montare, è sufficiente che inizino a diventare bianchi.

In un’altra ciotola, mettete la farina di mandorle e lo zucchero semolato, e mescolate. Aggiungete poi gli albumi appena sbattuti, e iniziate ad impastare fino a che non si forma una massa piuttosto consistente.

Prendete da questa massa delle palline di impasto del diametro di circa tre/quattro centimetri (vi potete aiutare con un cucchiaino). Rotolate le palline di impasto tra i palmi per creare delle piccole sfere.

Passate poi le sfere di biscotti alle mandorle nelle mandorle a lamelle (o nella granella), e poi metteteli leggermente distanziati tra loro su una teglia coperta già di carta forno, schiacciando leggermente ogni biscotto.

Cuocete i biscotti alle mandorle in forno già caldo a 180 gradi per circa 12 minuti (devono leggermente dorarsi, non devono scurire).

Quando si sono raffreddati (non prima, altrimenti si sfalderanno) toglieteli dalla teglia e metteteli a finire di raffreddare su una gratella.

Se volete, spolverate con zucchero a velo.

Potete provare anche questi Amaretti al pistacchio senza glutine.