L’ultima ricetta estiva.. o la prima autunnale? Tiramisù leggero senza glutine

L’ultima ricetta estiva.. o la prima autunnale? Tiramisù leggero senza glutine

E’ stata una lunghissima estate. La mia è iniziata a maggio, su un vaporetto in navigazione verso il Lido di Venezia, in mezzo a onde bianche spezzate dalla prua e dalle chiacchiere di mille lingue diverse in gita. Ho chiuso gli occhi un momento, per riaprirli davanti a una piazza San Marco riscaldata dal primo sole caldo della stagione, un sole che ha continuato a splendere senza riposo a giugno, luglio, agosto…

Per convenzione il 21 settembre inizia l’autunno, ma quest’anno non sarà così. Anche se da qualche giorno il mattino sorride alle maniche lunghe, l’equinozio d’autunno arriverà il 23 settembre, quando giorno e notte saranno uguali, per poi lasciare le ore di sole perdersi nel buio, fino alla nuova primavera. Quindi, astronomicamente, siamo ancora nell’ultimo lembo di estate, che vorrei salutare con quello che è stato il mio vero cavallo di battaglia dei dessert domenicali di questa interminabile stagione.

Velocissimo, versatile, e soprattutto buono, il Tiramisù leggero senza glutine si prepara davvero in un baleno, è perfetto come dessert dell’ultimo minuto, e fatto in monoporzioni è anche molto elegante. L’ho preparato in tante occasioni, ed ha sempre avuto successo.
La crema è a base di ricotta, quindi è anche perfetto per chi vuole mantenere (o riprendere) la linea, è leggerissimo e digeribile… insomma, se non vi ho ancora convinto a provarlo, vi dico anche che è buono e che vi aiuta anche a sbarazzarvi dei rimasugli dei barattoli di crema alla nocciola (ma anche al pistacchio o al cioccolato) che rischiano di ammuffire nel frigorifero.
.. sempre se ve ne restano, ovviamente!

Ingredienti (per 4 monoporzioni da circa 33 cl):
450 g ricotta vaccina ben scolata
3 cucchiai generosi di crema alla nocciola (ma anche al pistacchio, al cioccolato…)
1 cucchiaio di zucchero semolato (opzionale – non lo aggiungo quasi mai)
biscotti savoiardi senza glutine
100 ml caffè
nocciole per decorare

Preparazione:
Il Tiramisù leggero senza glutine si prepara anche solo con una ciotola e una frusta a mano, e un dessert più semplice non potevo davvero immaginarlo.

In una ciotola mettete la ricotta ben scolata (basterà lasciarla una mezz’ora a colare usando magari un colino giapponese) insieme alla crema di nocciola (e allo zucchero, se lo desiderate), e mescolate con una frusta a mano per amalgamare tutti gli ingredienti.

Prendete i vostri bicchierini monoporzione e mettete su fondo i savoiardi (io ne ho preso uno e l’ho diviso a metà) che avrete precedentemente leggermente imbevuto di caffè.

Coprite quindi i savoiardi con due o tre cucchiai di crema alla ricotta, e mettete un altro strato di savoiardi imbevuti nel caffè, e poi coprite ancora con la crema fino ad arrivare quasi all’orlo del bicchierino.

Procedete così per tutti i bicchierini monoporzione.

Mettete quindi il Tiramisù leggero senza glutine a riposare nel frigorifero almeno due ore.

Servitelo con della granella di nocciole sulla superficie.

Tiramisù vegan e senza glutine

Tiramisù vegan e senza glutine

Il veganismo, prima che una scelta dietetica, è (o meglio, dovrebbe essere) una scelta etica ed esistenziale. Il rifiuto di ogni forma di sfruttamento e di crudeltà verso gli animali non ha implicazioni soltanto nel piatto, ma in tutti gli aspetti della propria vita.
Quindi, il veganismo integrale rifiuta anche quei prodotti (cosmetici, farmaci, arredi, abbigliamento, ma non solo) che derivano dallo sfruttamento del regno animale.
Anche i circhi. Soprattutto i circhi.

Io sono una vegana integralista su questo. Detesto i circhi in cui gli animali sono costretti a svolgere, per il puro divertimento umano, esercizi contro natura, ad assumere atteggiamenti umanoidi al limite del tollerabile. E gli zoo. Quegli occhioni tristi delle scimmiette nelle gabbie del vecchio parco giochi (erano gli anni Settanta) del Castello di Abbiategrasso mi rattristavano ogni volta.
Le guardavo col magone, pensando alla tremenda ingiustizia di starsene lì, a guardare quelle facce curiose che le scrutavano, così simili e diverse da loro, e quel clima umido e freddo, umido e caldo, a stagioni alterne.

Questo mese di questo anno mi sto mettendo alla prova con la mia Vegan Challenge, e sto sfornando esperimenti vegan a nastro. Da quando poi ho letto che la dieta vegan sarebbe quella più adatta ad aumentare le buone performances al lavoro, ho una ragione in più per esplorare quella che, più che una dieta, è uno stile di vita.
Gli studi più recenti, usciti proprio pochi giorni fa, pare dimostrino come la dieta vegana sia associata a bassi livelli infiammatori, che sono invece innescati dai cibi troppo raffinati, tipicamente quelli che mangiamo (ahimè troppo velocemente) durante un normale pranzo nell’ora di pausa. Meno infiammazione significa meno energie che il nostro cervello deve impiegare a processare cibi troppo raffinati, e che può usare quindi per fare altro.

Sebbene io non abbia ancora fatto esperienza di questo miracoloso aumento di energia (ma sospetto che siano le poche ore di sonno che mi annebbiano già prima di mezzogiorno), ammetto che questi esperimenti sono per me fonte di gran divertimento.

Oggi vi lascio un’idea di Tiramisù vegan e senza glutine, preparato tra l’altro velocissimamente e a sforzo quasi zero e usando, per iniziare, il procedimento della crema all’arancia che ho pubblicato su Instagram ma non qui (.. sono incorreggibile!). Insomma, poco impatto anche sull’ambiente e sui piatti da lavare. Naturalmente non immaginate di riprodurre il ricco (e grasso) sapore tondo del mascarpone, amalgamato con l’uovo, da cui emergono le note amarognole del caffè. Questo tiramisù è un’altra cosa.

Se riuscite a non avere pregiudizi, ed amate quel certo non so che che dà l’aroma della mandorla, vedrete che questo tiramisù lo apprezzerete eccome, anche perchè è superlight (qualora ne aveste bisogno).

Ingredienti (per 4 bicchieri monoporzione come quelli in foto):
450 g latte di mandorla (io ho usato questo)
35 g fecola di patate
45 g zucchero
45 g olio semi
2/3 tazzine di caffè (poco) zuccherato
cacao ed eventualmente scaglie di cioccolato per decorare
biscotti vegan e senza glutine (io ne ho messi 4 per bicchiere ma erano sottili, voi regolatevi sulla base del tipo di biscotti che userete)

Preparazione:
Sciogliete la fecola in una ciotolina usando un poco del latte totale, in modo che si sciolga bene evitando così i grumi.
Mettete in un pentolino sufficientemente capiente il resto del latte, lo zucchero, l’olio e la fecola ormai sciolta.
Accendete il fornello ed a fuoco medio basso portate il composto a sfiorare l’ebollizione, sempre mescolando con una frusta a mano.

Appena sfiorerà il bollore e la crema tenderà ad addensarsi, spegnere subito ed allontanare il pentolino dal fornello, continuando a mescolare con la frusta.
La crema deve essere densa ma non troppo compatta, deve mantenere comunque una certa morbidezza.

Prendete i bicchierini, prendete i biscotti ed intingeteli brevemente nel caffè zuccherato prima di fare un primo strato in fondo al bicchierino. Poi versatevi sopra la crema di latte di mandorla per coprirli bene, poi mettete un altro strato di biscotti intinti nel caffè, e poi completate ancora con della crema.

Riescono a venire circa tre strati non troppo alti per ogni bicchierino di tiramisù vegan senza glutine.

Lasciate raffreddare bene la crema e poi mettetela nel frigorifero a rassodare, idealmente anche tutta la notte (altrimenti un paio di ore bastano per far raggiungere un po’ di compattezza).

Estraete i bicchierini di tiramisù vegan senza glutine dal frigo un quarto d’ora prima di servirli, e spolverate la superficie con il cacao e, se vi va, con qualche scaglia o ricciolo di cioccolato fondente.

Crème caramel e il senso del caramello

Crème caramel e il senso del caramello

Il caramello è il mio ponte tibetano.
Per quanti di voi che mi state leggendo e che siete nati dopo gli anni ’80, il ponte tibetano di cui parlo è quello del celeberrimo (negli anni ’80, appunto) film “Noi uomini duri”, e rappresentava l’ostacolo per eccellenza, che Renato Pozzetto riuscirà finalmente ad attraversare solo alla fine della pellicola.

Il caramello non è una cosa semplice. Almeno, lo è in quanto ad ingredienti. Zucchero soltanto, per la versione 2.0. Ma c’è anche la versione facilitata, quella per i cuochi per finta come me, insomma, che prevede l’uso di un po’ di acqua.

Ogni cuoco in cucina sa (più o meno consapevolmente) che nel forno o nella padella avvengono le più spettacolari reazioni chimiche. Di queste, il caramello è la trasformazione tra le più affascinanti e – per quel che mi riguarda – le più pericolose. Potrei osservare per lunghi minuti lo zucchero nella padella in attesa che caramellizzi, senza che nulla accada di significativo.
Appena mi giro per starnutire, brucia.

Lezione ai posteri, quindi: quando preparate il caramello, siate pronti. Andate prima a fare pipì, preparate a portata di mano fazzolettini, telefonino, un po’ di acqua e qualsiasi altra cosa che pensate vi potrebbe essere di necessità nella successiva mezz’ora. E mai, anzi che dico… mai mai mai, e dico ancora mai, perdete di vista il vostro caramello! Credetemi, fatevi il kit di emergenza e non vi succederà niente. Altrimenti… pazienza, scrostate la vostra pentola tra fumi di bruciato e lacrime e ricominciate da capo.

Ovviamente per fare anche questo crème caramel ho bruciato il caramello mentre mi sono distratta mezzo minuto per cambiare canale. Giuro, mezzo minuto.
Naturalmente l’ho rifatto e l’ho quasi ribruciato, ma mi sono salvata in corner. E’ l’unica cosa complicata del crème caramel però, una ricetta così antica che si pensa che anche i romani ne facessero una versione molto simile (ovviamente niente zucchero, ma miele).

Vale la pena provare a farlo in casa almeno una volta. Semplicemente per scoprire che è più buono di quello confezionato, e con cui è difficile fare brutta figura (è più facile incendiare la cucina, ma voi avete ili vostro kit di sopravvivenza vicino, no?).

Ingredienti (per 6 crème caramel):
100 g panna fresca liquida
250 g latte (preferibilmente intero)
2 uova e 1 tuorlo
75 g zucchero semolato
un cucchiaino colmo di estratto di vaniglia
la scorza di mezzo limone

per il caramello: 100 g zucchero semolato + 2 cucchiai di acqua

Preparazione:

La preparazione del crème caramel può essere magari un po’ lunga per i tempi di raffreddamento, ma non è affatto difficile.
In un pentolino mettete il latte e le scorze di limone (tenetele a pezzettoni, devono essere eliminate) e portate a sfiorare il bollore. Fatelo poi raffreddare a temperatura ambiente lasciando la scorza in infusione. Toglietela solo quando si sarà freddato.

Prendete quindi le uova, e sbattetele delicatamente col tuorlo e lo zucchero, senza incorporare l’aria (in questo caso non serve).

Quando il latte si sarà freddato unite la panna alle uova, versatele sul latte (senza scorze), aggiungete l’estratto di vaniglia e mescolate.
Evitate di fare troppe bolle, perchè rovinerebbero la preparazione.

Mettete da parte mentre preparate il caramello.

Prendete una padella col fondo un po’ spesso, versate all’interno lo zucchero con due cucchiai di acqua, e accendete il fuoco dolce senza muoverlo troppo.
Lo zucchero prima imbiondirà, poi diventerà ambrato. Appena prenderà un po’ di colore, spegnete e versatene un pochino (stando attenti a non ustionarvi!) sul fondo dei pirottini .

Io ho usato quelli comuni di alluminio che si trovano in tutti i supermercati.

Versate sul caramello (che diventerà a brevissimo come vetro, ma di scioglierà in forno e resterà liquido dopo) la mistura di uova, latte e panna, facendo attenzione a non creare bolle.

Mettete i pirottini in una teglia con dell’acqua bollente, in modo che arrivi a circa metà dell’alteza dei pirottini.

Cuocete a bagnomaria in forno a 160 gradi (forno statico e soprattutto già a temperatura) per 45 minuti.

Fate raffreddare il crème caramel a temperatura ambiente, e poi fate un passaggio in frigorifero almeno un’ora (io li ho lasciati tutta la notte).

Estraete i crème caramel dal frigo una ventina di minuti prima di servire.

Lattaiolo di mandorla con frutti rossi

Lattaiolo di mandorla con frutti rossi

La ricetta del Lattaiolo toscano di qualche tempo fa mi ha fatto venire voglia di provare a fare una versione vegana, visto che senza glutine lo è già.

Il tentativo è stato molto soddisfacente di gusto, e visto l’entusiasmo ho pensato di lasciarvi qualche idea per preparare il Lattaiolo di mandorla con frutti rossi, versione estiva e vegana (e forse è estiva perchè vegana?). Non pensate di realizzare la stessa consistenza del lattaiolo toscano, perchè naturalmente la mancanza di uova rende il composto più simile a un budino che ad una crema.

Per renderlo più consistente ho usato anche delle mandorle tritate finemente, ma credo che la farina di mandorle possa funzionare altrettanto bene (non ho provato, ma a senso ci sta).

Si prepara velocemente, basta un mixer casalingo e un po’ di voglia di sperimentare. La consistenza è molto particolare, ma il dolce delle mandorle con l’aspro dei frutti rossi (che ho zuccherato appena) crea un connubio perfetto.

Se avete dieci minuti liberi, il dessert è pronto.. e il frigorifero farà il resto!

Ingredienti (4 porzioni):
300 ml latte di mandorle non zuccherato
90 gr zucchero smeolato
100 g di mandorle (o farina di mandorle)
3 g agar agar
2 cucchiai succo di limone
buccia grattugiata di un limone bio
150 gr di frutti di bosco a scelta (io lamponi e fragole)

Procedimento:
Iniziate a preparare il Lattaiolo di mandorla con frutti rossi frullando nel mixer lo zucchero con le zeste. Lasciate poi riposare qualche minuto per far infondere degli oli profumati del limone.

Aggiungete poi nel mixer le mandorle e riducetele a farina (se avete la farina basterà dare un piccolo colpo di mixer per insaporire il tutto).

Unite il latte di mandorle tenendone da parte due cucchiai (serviranno per sciogliere l’agar agar). Frullate tutto per qualche minuto, per amalgamare il latte con il resto.

Sciogliete l’agar agar nei due cucchiai di latte di mandorla e mettete da parte.

In una piccola casseruola antiaderente scaldate il composto col latte di mandorla, unite anche l’agar agar sciolto e portate a sfiorare il bollore in modo da attivare l’agar agar.

Mescolate sempre con una piccola frusta a mano.

Quando avrà iniziato a bollire, spegnete il Lattaiolo di mandorla e frutti rossi, lasciare intiepidire a temperatura ambiente, e poi mettetelo nei vostri Bicchierini.
Lasciate rapprendere in frigo, io li ho lasciati tutta notte e sono venuti benissimo.

Preparare la salsa ai frutti rossi frullando i frutti lavati e mondati con un cucchiaio di zucchero (io l’hgo lasciata asprigna apposta, se non vi piace aggiungetene uno o due di più) e il succo di limone. Frullate con un mixer a immersione, e lasciate riposare in frigo.

Il giorno seguente, versate la salsa ai frutti rossi sul Lattaiolo di mandorla, e se volete aggiungete qualche frutto rosso, e delle piccole meringhe o quel che volete, e servite.

Finta panna cotta ai mirtilli e vaniglia

Finta panna cotta ai mirtilli e vaniglia

Arriva luglio e le edicole si riempiono di riviste che promettono miracoli in due, tre settimane al massimo… più ci si avvicina al primo di agosto e più si accorciano le settimane di diete miracolose per perdere presunti chili di troppo.

Nessuno che dica la verità. La prova costume inizia ad ottobre, è una maratona e non un centometripiani. E’ un percorso lungo, fatto di tanti pezzettini, un po’ di ginnastica qui, meno patatine là, e uno sgarro ogni tanto perchè questa vita non è una galera.

Se però gli sgarri sono stati tanti, e il lockdown ha fatto il resto, vi lascio un’idea dolce e leggera come una piuma.
La finta panna cotta ai mirtilli e vaniglia è così semplice che possono prepararla tutti. In più, si prepara senza forno, quindi anche col caldo è un piccolo piacere che ci si può permettere senza troppi sensi di colpa.

Per essere sicura di sgonfiare questo goloso dessert di calorie ma non di gusto, avevo due alleati eccezionali. Ho usato lo yogurt greco 0% grassi di Faye (ovviamente #noadv, l’ho acquistato!) sia bianco che ai mirtilli, e ho rafforzato la parte mirtillosa con una veloce composta con la stevia.

Avevo visto tante food/gym bloggers usarla per dolcificare i loro piatti, così mi sono informata (non uso roba che non ho studiacchiato, per evitare fastidiosi mal di pancia!). La stevia è un dolcificante naturale derivato, appunto, dalla pianta della stevia, e dolcifica 300 volte più dello zucchero… senza calorie! La stevia ha anche un bel po’ di flavonoidi, il chè significa.. benessere anche per la pelle!

Sembra l’elisir di tutto ciò che nella nostra piccola terra fa bene, ma ovviamente sono in corso studi per verificare che non ci siano effetti strani. Quindi… non eccediamo!

Non ho ancora capito bene come usarla nei dolci al forno, ma ho pensato bene di iniziare a testarla in un dolce al bicchiere semplicissimo. Come? Ve lo racconto subito!

Ingredienti (per 5 bicchieri):
parte ai mirtilli:
300 g skyr ai mirtilli
200 g yogurt greco 0% grassi
180 g mirtilli freschi
90 g stevia
8 g colla di pesce

Parte alla vaniglia:
200 g yogurt greco 0% grassi
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
10 g stevia
2 g colla di pesce
due cucchiai di acqua

Preparazione:

La finta panna cotta ai mirtilli e vaniglia si prepara velocemente, iniziando dalla parte mirtillosa.
Lavate bene i mirtilli e cuoceteli in un pentolino con 45 g di stevia (da togliere dal totale). Io non ho messo acqua perchè i miei mirtilli erano molto maturi, al più aggiungete un paio di cucchiai di acqua.
Quando iniziano a sfaldarsi, spegnete il fuoco, e frullateli con un minipimer.

Mentre i mirtilli si cuociono, mettete la colla di pesce a bagno in un po’ di acqua fredda fino a che non si ammorbidisce.

Strizzate quindi la colla di pesce, mettetela nel frullato di mirtilli, fatela sciogliere.

Mettete lo skyr e lo yogurt greco in una ciotola, mescolate e poi unite il frullato di mirtilli e mescolate nuovamente.

Prendete i vostri bicchierini, versate lo yogurt “rafforzato” ai mirtilli e poi metteteli al frigo a rassodare per un paio d’ore. Se volete realizzare questa decorazione carina a sbieco, mettete i bicchieri a circa 45 gradi nello stampo dei plumcake e versate il composto con lo yogurt.

Mentre raffredda, prepariamo la parte all avaniglia.

Mettete sempre la colla ad ammollarsi nell’acqua fredda.

Mettete lo yogurt greco bianco in un pentolino e scaldatelo con la stevia e due cucchiai di acqua senza portarlo al punto di ebollizione. Appena vedete che si è scaldato, strizzate la colla e mettetela nello yogurt, mescolate per farla sciogliere e poi aggiungete la vaniglia.

Fate raffreddare e poi versatela sopra la parte ai mirtilli (se volete realizzare la mia stessa decorazione, dovete ribaltare i bicchieri dall’altra parte).

Lo yogurt alla vaniglia sarà meno rispetto allo yogurt ai mirtilli.

Fate rapprendere in frigo per almeno due ore (meglio tutta la notte).

Togliete i bicchieri dal frigo mezz’ora prima di gustari.

Budino tropical senza glutine

Budino tropical senza glutine

Non sono mai stata nei mari tropicali, ma se chiudo gli occhi, mi immagino sdraiata al sole, sotto una palma di cocco, possibilmente senza noci che mi possano cadere sulla testa, mentre osservo il sole che cala dietro l’orizzonte sorseggiando…. lo smoothie che avevo pensato, pieno zeppo di frutta tropicale.
Mango, lime, cocco, magari un po’ di menta.

E’ nata così l’idea di questi Budini tropical – basati sulla ricetta del famoso smoothie, ma fatti in versione budinosa, diventano un dessert freschissimo e senza glutine.
C’è così tanta frutta che basta pochissimo zucchero. Se non volete metterlo, non mi offendo.

L’unica cosa è che la menta che avevo nel congelatore non sapeva di niente, ma pure con un vaghissimo sentore era buonissimo lo stesso.

Visto che si prepara senza forno nel giro di dieci minuti, direi che è perfetto per queste torride giornate di inizio estate. C’è poco zucchero, non c’è l’ombra del grano… se mettete il latte di cocco diventa pure vegan!
Io non lo avevo, l’ho fatto con il latte come gli smoothies, ma vi consiglio di provare!

Ingredienti (per 6 budini piccoli):
250 ml di latte
il succo di 2 lime piccoli
un paio di foglie di menta
4 cucchiai di cocco rapé
1 mango maturo
3 fogli di colla di pesce (dovrebbero essere di 2 g l’uno)
4 cucchiai di zucchero (ma potete pure ometterlo)

Procedimento:
Scaldate leggermente il latte e mettete in infusione le foglie di menta mentre si intiepidisce.
Mettete anche ad idratare nell’acqua fredda i fogli di colla di pesce.

Nel frattempo sbucciate e frullate il mango. Deve diventare una specie di crema spessa (resteranno dei filamenti ma non è un problema).
Spremete anche i lime.

In un pentolino mettete il mango, il latte senza la menta, il succo di lime, lo zucchero (se volete), il cocco rapé e la gelatina ben strizzata.

Mettete sul fuoco a fiamma bassa, e continuate a mescolare (io ho usato una frusta a mano) fino a che non si sia sciolta tutta la gelatina.
Non sarà necessario portarlo a bollore.

Ungete leggermente gli stampini, riempiteli del composto al mango, cocco e lime e fateli raggiungere la temperatura ambiente fuori frigo.

Metteteli poi in frigorifero a rassodare, meglio se li tenete tutta la notte.

Servite con fettine di lime o cocco rapé.

Lattaiolo toscano

Lattaiolo toscano

Quella meravigliosa miniera di informazioni che è “La Cucina Toscana” di Giovanni Righi Parenti descrive il Lattaiolo come un dolce che risale al XVII secolo. Un dolce che davvero possiamo dire della tradizione, considerata l’età! Confesso di averlo scoperto in queste pagine, perchè nei miei pur tanti soggiorni in terra toscana non mi è mai capitato di incontrarlo.
Incuriosita, ho voluto provare la versione “con farina” del Righi Parenti, che però… è venuta un disastro! Asciutto, tozzo, niente a che vedere con le foto (non molte, per la verità) che ho visto online.

Poichè sono testarda, mi sono ripresa dallo shock e l’ho riprovato seguendo la ricetta alternativa, che Righi Parenti cita soltanto ma che ho trovato su un altro libro di cucina toscana, cioè senza farina ma solo uova. Il risultato è stato una brodaglia spappolosa e tristissima, che è uscita dalla teglia messa a cuocere a bagnomaria al forno. Disastro numero due!

Allora mi ci sono rimessa, variando un po’ gli ingredienti. Ancora nulla. Ero così scoraggiata che ho lasciato perdere, sicura che come le torte upside down, anche il lattaiolo sarebbe finito nel mio personale file denominato “non riprovarci mai più!”.
Lo scorso weekend, però, ho ritrovato gli appunti dell’ultimo mio tentativo, e ho deciso che ero abbastanza di buonumore da permettermi un ultimo tentativo.

Finalmente la consistenza era quella che cercavo!! Ho fatto un errore piccolo piccolo, ma sono sulla buona strada, e pronta a condividere la ricetta con voi!

Beninteso, è la mia ricetta del lattaiolo, e non ho idea se sia o meno quella supertradizionale, che dal Seicento è approdata all’anno duemila. Come per tutte le ricette tradizionali, c’è gente pronta ad accapigliarsi, e non solo verbalmente, per imporre la supremazia della propria ricetta su quella degli altri.
Quindi metto le mani avanti, e ve lo dico subito che probabilmente nella Toscana del diciassettesimo secolo non lo facevano così. Ma a casa mia, nel duemilaventuno, il lattaiolo è questo qui. Ed è buono!

Ingredienti (per quattro cocottes di media grandezza):
250 ml di latte (io ho usato il parzialmente scremato, intero da più gusto e consistenza)
2 uova medie
25 g di zucchero
20 g di amido di mais (senza glutine se avete commensali con malattia celiaca)
2 cucchiaini di essenza di vaniglia
le zeste grattugiate di un limone bio

Procedimento:
In una ciotola abbastanza capiente montate bene le uova con lo zucchero, in modo che almeno duplichino di volume.
Aggiungete anche le zeste grattugiate del limone e l’estratto di vaniglia e montate con la frusta per qualche minuto.
Scaldate leggermente il latte, scioglietevi all’interno l’amido di mais e poi incorporatelo alle uova montate mescolando dal basso verso l’alto in modo da non smontarle (comunque si smonteranno un po’, ma è normale).

Imburrate e infarinate (con l’amido di mais per un risultato 100% gluten free) le cocottes, riempitele del composto fino a quasi l’orlo (cuocendo il lattaiolo si abbasserà).

Mettete le cocottes in una pirofila con un po’ di acqua (un paio di dita) e cuocete nel forno già caldo a 160 gradi per un’ora circa.

Se non avete le cocottes in ceramica usate pure i pirottini di alluminio usa e getta!

Mini clafoutis senza glutine alle ciliegie

Mini clafoutis senza glutine alle ciliegie

Dire clafoutis alle ciliegie è come dire la stessa cosa due volte, nel senso che il clafoutis è solo con le ciliegie. Quando me l’hanno fatto notare la prima volta sono quasi sprofondata. Ho studiato francese tantissimi anni, e non mi ero mai accorta che che tutti i clafoutis, veri o letterari, che avevo incontrato erano effettivamente solo di ciliegie.

La superspiegazione alla Alberto Angela è presto detta. Il clafoutis viene alla regione del Limousin, dove crescono alberi di ciliegie nere super aromatiche, che sono la base di questo dessert, che ha una pastella vagamente simile a quella delle crepes (vagamente, eh!).
Le varianti di questo dolce con altri tipi di frutta di chiamano flognarde. Quindi c’è il flognarde di albicocche, di fragole… ma il clafoutis. Possiamo anche lasciar fuori le ciliegie dal nome, e mangiarcele solo in questo dolce che è supergustoso.

Avevo tempo fa preparato la ricetta glutinata (la trovate qui), ma ovviamente a casa Myownsweet c’è anche un celiaco da accontentare, e quindi questa primavera inoltrata ha visto la new entry anche della versione sglutinata!

Il clafoutis senza glutine alle ciliegie è facilissimo da realizzare, e in più può aiutarvi nel caso in cui le vostre ciliegie non siano perfette, come le mie. Ho acquistato purtroppo al supermercato un cestino di ciliegie che erano bellissime in superficie ma rovinatissime sotto. Dopo essermi arrabbiata assai, ho risolto di usarle per preparare questa meravigliosa versione in formato mini, perfetta per concludere un bel pranzo in portante con un tocco di dolcezza … con la erre moscia!

Ingredienti (4 mini porzioni):
350 g ciliegie private del nocciolo
80 g farina di riso
60 g amido di mais
20 g di burro
2 uova
240 ml di latte
8 g lievito per dolci
1 limone (succo e zeste)
120 g zucchero semolato

Preparazione:
Il clafoutis senza glutine alle ciliegie si prepara facilmete, anche se la preparazione richiede un paio di passaggi facili ma che richiedono tempo.
Anzitutto dovete lavare bene le ciliegie e tagliarle a metà. Una parte di queste (all’incirca la metà o poco più) andrà messa in un padelino con il succo del limone e un terzo dello zucchero (preso dal totale della ricetta). Dovete cuocerle a fuoco basso per circa dieci minuti, in modo che si ammorbidiscano molto bene e che lo zucchero si sciolga.
Lasciate raffreddare le ciliegie, e usatele solo quando saranno tiepide o fredde (anche il succo!).

In una ciotola montate le uova con lo zucchero rimanente fino a che non diventano belle spumose. Unite successivamente il burro fuso e intiepidito, e poi la farina di riso e la maizena o amido di mais (anche quello di riso va bene) setacciati.
Infine, setacciate anche il lievito e mescolate molto bene (potete usare anche il frullino elettrico a bassa velocità).

Per ultime, inserite nell’impasto anche le zeste e mescolate bene.

A questo punto, prendete il vostro latte e iniziate ad amalgamarlo al composto, e per ultimo unite all’impasto anche il liquido di cottura delle ciliegie.

Prendete le vostre mini cocottes (o i ramequins) e ungeteli con del burro e poi infarinateli con la farina di riso.

Mettete sul fondo del ramequin un po’ di impasto, e poi qualche generoso cucchiaio di ciliegie cotte. Copritele con dell’altro impasto, e quando sarà arrivato un po’ sotto al bordo (non deve debordare in cottura e siccome un po’ lieviterà fatte attenzione a non riempirli all’orlo!) mettete sopra delle ciliegie crude.

Continuate fino a esaurimento di impasto e ciliegie.

Infornate quindi in forno già caldo a 170 gradi per circa 30/35 minuti.

Fate raffreddare e poi gustate i vostri mini clafoutis senza glutine alle ciliegie con una bella spolverata di zucchero a velo.

Lime posset

Lime posset

L’Inghilterra non è universalmente conosciuta per la sua cucina tradizionale. Diciamocelo, Francia e Italia la sorpassano a destra e sinistra con facilità. Ma sui dolci ha qualcosina da dire. Forse conoscete Mary Berry, una decana delle cuoche televisive inglesi, che è comparsa anche sugli schermi italiani nelle prime serie di Bake Off targato UK. E’ una signora magrolina molto gentile, ormai di una certa età, che gironzolava tra i tavolidei concorrenti dispensando consigli e commenti accettabii anche quando producevano dolci un poco inquietanti.
Molto British style, insomma.

Io la adoro. Avevo già preparato in passato una sua torta, la Torta alle mandorle con glassa al limone e lavanda, e ho voluto provare anche la ricetta del suo Lime Posset, che si può fare anche col limone se non trovare i lime nel vostro supermercato o negozio di frutta di fiducia.
Il posset è nato in Inghilterra come bevanda al latte caldo cagliato. So che sembra terribile, ma il processo che porta ad addensare questo dessert è restato lo stesso, Gli acidi di limone o lime contribuiscono alla cagliatura e senza l’aggiunta di nessun addensante… si compie il miracolo della sua consistenza al limite del budinoso!

Gli Inglesi in origine lo aromatizzavano con vino o birra, o spezie. Io mi accontento di lime e zucchero! Il bello di questa ricetta è che è superveloce e superfacile. Lasciandola una notte in frigo il posset lavora da solo e crea una crema deliziosa, che potete usare anche per crostate o altri dolci.

Provatelo, vi assicuro che ne resterete stupiti! A casa mia ha avuto un successo impensato, hanno tutti raschiato il fondo delle ciotole! Qui sotto vi lascio la mia versione, ho usato un po’ più di succo di lime ma a me piace tantissimo questo frutto, quindi ho approfittato!

Ingredienti:
500 ml di panna fresca
150 g di zucchero semolato
il succo di 2 lime e mezzo
le zeste di due lime (per far questo dovete prenderli bio, non trattati, altrimenti lasciate stare le zeste!)
lamponi per decorare (e altre zeste, se vi va)

Preparazione:
Preparare i Lime Posset è facilissimo! In un pentolino sufficientemente capiente portate la panna e lo zucchero al punto di ebollizione, mescolando ogni tanto per sciogliere lo zucchero.
Quando arriva al punto di ebollizione versatevi il succo del lime filtrato, e mescolate.
Rimettete poi sul fuoco basso e continuate la cottura per un paio di minuti, mescolando.
Togliete il pentolino dal fuoco, aggiungete anche le zeste del lime, e mescolate nuovamente. Se è ancora tanto liquido non importa, perchè si addenserà successivamente.
Lasciatelo a temperatura ambiente una mezz’oretta, giusto il tempo di raffreddarsi.
Poi mettete il lime posse nelle ciotoline e lasciatele riposare in frigorifero una notte intera (o almeno otto ore)…ed è pronto per essere srevito!

Potete usare dei lamponi per decorazione, e un po’ di zeste di lime (io ho usato una fettina di lime, questo giro non ho trovato dei lime bio e quindi ho evitato di usare le zeste! Per decorare ho usato quelle del limone…). Ovviamente potete usare anche le fragole, che col lime vanno d’accordo alla grande.

Provatelo e ditemi che ne pensate!

Madeleines al limone e semi di papavero

Madeleines al limone e semi di papavero

Le Madeleines al limone e semi di papavero non sono le prime madeleines che preparo. Ma le volte precedenti, bene o male, facevo i miei piccoli errorini, primo tra tutti la poca pazienza.
In realtà, le madeleines hanno bisogno del loro piccolo tempo. Quello di riposo in frigo. Almeno due ore.

Questo è il segreto per le gobbette così graziose delle madeleines. Il piccolo shock termico che si crea tra impasto freddo e riposato di frigo e il forno “spinge” le gobbette all’insù.

Questa ricetta che vi propongo oggi è senza glutine, ma può anche essere realizzata con farina 00 se non avete problemi di intolleranze. Io ho utilizzato un nuovo mix di farine deglutinate di Farma & Co Bakery, che può essere la soluzione per coloro che non sono molto avvezzi ad usare le farine senza glutine. Che, lo sappiamo, danno i loro bei grattacapi.

Devo dire che il risultato mi ha soddisfatto. Le Madeleines al limone e semi di papavero sono venute benissimo, sono state molto apprezzate, e avranno un bel successo con i vostri ospiti (ve le potete mangiare anche da soli!!).

Ingredienti:
125 g mix farine senza glutine
100 g zucchero semolato
2 uova grandi
4 g lievito
110 gr burro sciolto raffreddato
9 g semi di papavero
14 gr succo limone
zeste di un limone bio

Preparazione:
Le Madeleines al limone e semi di papavero sono facili da preparare e, come vi dicevo, la attesa è l’ingrediente più essenziale.
Prendete una ciotola e mescolate insieme la farina, il lievito e un pizzico di sale.
In un’altra ciotola montate per almeno dieci minuti le uova, lo zucchero, il succo di limone e le zeste.

Incorporate a questo punto i secchi nelle uova montate, mescolando dal basso verso l’alto per evitare di smontare il composto. Per ultimi, inserite nell’impasto anche i semi di papavero, e mescolate bene.

Mettete la ciotola in frigorifero per un paio di ore (ma non meno di un’ora!) per far riposare il composto e permettere al burro di ricompattarsi.

Trascorsa l’ora, scaldate il forno a 180 gradi (statico) mentre preparate la teglia delle vostre madeleines.

Fondete un po’ di burro e con un pennellino spennellate leggermente l’interno dei vostri stampi. Io lo metto anche quando uso quelli in silicone, perchè comunque aiuta la doratura (e non fa mai male!).

A seconda della grandezza dei vostri stampi (io ne ho uno da nove madeleines in silicone di taglio direi medio) mettete un po’ di impasto in modo che però la forma non sia tutta piena. Le madeleines al limone e semi di papavero cresceranno, con la loro gobbetta, e se riempite troppo le formine tenderanno a debordare ma, cosa ben peggiore, a bruciarsi ai lati.

Cuocete le madeleines per circa 10 minuti, ma non toglietele dallo stampo se non dopo averle fatte riposare fuori forno per circa cinque minuti.
Tra una infornata e l’altro, rimettete l’impasto in frigo, così le gobbette continueranno a crescere!