Biscotti vegani all’avena con frutta secca

Biscotti vegani all’avena con frutta secca

Capita anche a voi di rifare le ricette trovate su riviste e giornali, e di accorgervi a un certo punto che c’è qualcosa che non va? Può essere la quantità di liquidi, i secchi, la lievitazione. Qualsiasi cosa sia, ci si trova di fronte a qualcosa informe e ingestibile, che ci fa chiedere: ma chi ha scritto questa ricetta, l’avrà mai fatta?

La domanda è legittima, e la risposta non può essere sempre sì. Mi sento però di spezzare una lancia agli scrittori di ricette, tra cui ci mi metto (in maniera del tutto sporadica e non professionale). Una delle ragioni per cui le ricette possono non venire sta in una verità assolutamente banale: non tutte le farine sono uguali. Ci sono differenze tra marca e marca, e tra farina e farina. Non si può pensare di sostituire la farina 00 con la farina integrale pensando che la quantità di liquidi debba rimanere la medesima.
La chimica è chimica, e non ci lascia scampo.

La dimostrazione di questo banalissimo principio chimico è servito su un vassoio (o su un piatto!) da questi Biscotti vegani all’avena e frutta secca, in cui sono stata davvero in imbarazzo a indicare la quantità di bevanda vegetale. La ragione è semplicissima: dipende dalla farina di avena che viene usata. Ci sono farine di avena molto “assetate” che tendono ad assorbire molto. Ho cambiato due marche di farina di avena avendo due risultati diversi. Non comprendevo la ragione, e mi intestardivo a voler mettere sempre la stessa quantità, con risultati deludenti.
Mi sono arresa: a volta, anche in cucina, bisogna che la ricetta parli da sé.

Per questo vi darò, per i liquidi, delle quantità indicative. Lo so che i meno esperti la troveranno una follia, ma vi assicuro che è una pazzia necessaria. Impastate fino a che il tutto non diventerà compatto e non più appiccicoso, e fermatevi lì. Anche se non avrete messo tutti i liquidi. Vuol dire che la vostra farina non assorbe tanto. Magari invece sarà necessaria più bevanda vegetale. Ripeto, lasciate che le vostre farine vi parlino.
Del resto, parliamo con le piante e gli animali.. perchè non con le farine?

Biscotti vegani all’avena e frutta secca
Ingredienti:
100 g farina di avena
150 g farina 00
50 g farina di frutta secca (potete fare tutte nocciole o mandorle, o noci, o metà e metà)
50 ml olio di semi
50 ml bevanda vegetale (io latte di mandorle)
50 ml sciroppo di agave
50 g zucchero di canna chiaro
4 g lievito per dolci

per coprire (eventuale):
100 g cioccolato fondente
qualche manciata di mandorle a lamelle

Preparazione:
Mettete in una ciotola gli ingredienti secchi (farina di avena e farina 00, oltre al lievito e allo zucchero) e amalgamate.
Inserite quindi i liquidi, iniziando dall’olio, per poi continuare con lo sciroppo di agave. Iniziate ad impastare.
Solo a questo punto (mi raccomando, rispettate questo ordine!) iniziate ad introdurre nell’impasto il latte vegetale. Mettetelo a poco a poco, così potrete apprezzare l’assorbimento del latte vegetale da parte del mix di farine. Ho usato la farina di avena del Molino Rossetto e la farina 00 anti grumi, e per questo mix mi sono stati sufficienti 50 ml di latte di mandorla (potete scegliere anche quello alla soia, alle nocciole…).

Quando l’impasto non sarà più appiccicoso, lasciatelo riposare una mezz’ora a temperatura ambiente.

Riprendete il vostro impasto e stendetelo con l’aiuto di un matterello con uno spessore di circa 5 millimetri. Tagliate i vostri Biscotti vegani all’avena e frutta secca con un tagliabiscotti di vostra scelta. Io ho usato il cuore, anche perchè San Valentino si avvicina a passi veloci. Ma potete optare per un tradizionale stampino rotondo.

Ponete i Biscotti vegani all’avena e frutta secca sulla teglia coperta di carta forno e cuocete in forno già caldo a 180 gradi per circa 12 minuti. Devono essere leggermente colorati, ma non scuri.

Lasciate raffreddare su una gratella, e nel frattempo sciogliete a bagnomaria 100 g di cioccolato e quando si sarà liquefatto potete intingere i biscotti. Fate scolare il cioccolato, ponete nuovamente i Biscotti vegani all’avena e frutta secca ad asciugare sulla gratella, e se lo gradite spolverate il cioccolato con qualche lamella di mandorle.

Potete anche gustarli senza cioccolato, o con un velo di zucchero a velo.

Gallette ai semi misti e il mio Grande Nord

Gallette ai semi misti e il mio Grande Nord

La regione scandinava mi ha sempre affascinato, e non solo per l’evidente aspetto naturalistico e per la mia spasmodica ricerca di un iceberg da abbracciare quando a Milano ci sono il 70% di umidità e 35 gradi all’ombra.
Nemmeno per la mia tendenza a comprare la qualunque appena entro da Ikea, per la hygge danese, per il Polo Nord e la casa di Babbo Natale.
La Scandinavia è un sentimento, è la colazione con salmone e aringhe, il pane di segale e il fuoco caldo quando fuori gela.
La mia Scandinavia è stata (finora) l’Islanda, perchè ho deciso di andare fin su in alto, nel Grande Nord, e farmi una foto tra gli iceberg.
Ad Agosto.
Col cappellino con i paraorecchi, la giacca a vento, e gli scarponcini da montagna. Ah, la soddisfazione.
Li ho abbracciati davvero gli iceberg d’estate.

Contrariamente a gran parte degli italiani in vacanza all’estero, che passano le giornate a struggersi al ricordo dei tortellini, e nelle sale di attesa degli aeroporti si scambiano ricette di famiglia e grandi sospiri nostalgici ripensando all’ultimo piatto decente di spaghetti al pomodoro mangiato a casa propria, quando vado all’estero mi faccio il punto di mangiare solo piatti locali.
Ora, confesso che l’hàkarl, ovvero lo squalo fermentato alla fine non l’ho assaggiato. Ci avrei anche provato ma la puzza il profumo di questa prelibatezza è abbastanza forte anche per me, e per le mie scorribande avventurose nelle cucine degli altri. Cadavere dello squalo putrefatto a parte, non mi sono tirata indietro di fronte a nulla.

Una delle cose che mi hanno accompagnata durante il mio viaggio, che nascondevo nello zaino per placare i languorini improvvisi, erano delle buonissime gallette ai semi misti, che su al Nord mangiano in una quantità spropositata, nemmeno fossero tanti passerottini.
Ne ho trovata una specie di versione nel libro La Nuova Cucina del Nord, che ho un po’ mediterraneizzato perchè ci ho messo l’olio per dare un po’ di sapore de’ noantri… e perchè non mi piaceva tanto solo con l’acqua.

Le Gallette ai Semi Misti si preparano davvero in un lampo, sono vegane e quindi perfette per partecipare al Veganuary anche quest’anno, sono buonissime anche da sole, e il bello è che ci potete mettere tutti i semi che volete. Il mio supermercato vende anche delle bustine di semi misti per insalata che spesso uso per realizzare questa ricetta, e vanno benissimo. Ma potete sbizzarrirvi come più vi piace. Cip cip.

Gallette ai semi misti
Ingredienti:
100 g farina 00
50 g farina di farro
160 g di semi misti (di solito uso semi di lino, di girasole, di zucca, di sesamo, di chia)
50 ml di olio di oliva (io uso l’EVO)
1 cucchiaino di sale fino
sale grosso per la superficie (opzionale)
acqua q.b.

Preparazione:
Le Gallette ai semi misti si preparano sporcando solo una ciotola (visto che sono pigra, è un altro bel vantaggio!), in cui vanno messe le farine e i semi misti, col sale.
Date una bella mescolata e poi aggiungete l’olio, e mescolatelo agli ingredienti secchi con una forchetta.
A questo punto, iniziate ad aggiungere l’acqua poco per volta, impastando con le mani fino a che non riuscirete a formare un impasto omogeneo e non più di tanto appiccicoso.
La quantità di acqua dipende dalle farine.
Io uso una miscela di farro e farina 00 perchè mi piace il sapore nocciolato del farro, ma potete anche farli solo con la farina 00, o anche con la farina 0. L’ultima volta ne ho messi all’incirca 80 grammi di acqua, non di più.
Stendete quindi l’impasto con un matterello sopra un foglio di carta forno, arrivando a uno spessore di un paio di millimetri.
Tagliate le Gallette ai semi misti nella forma che preferite (io le faccio rettangolari come le ho viste in Islanda, ma fatele pure quadrate, romboidali.. insomma, fate voi), posatele sulla teglia coperta di carta forno e, se vi piace, spargete sopra qualche altro fiocco di sale grosso (ma non è obbligatorio, se non vi piacciono troppo saporite).

Cuocetele in forno già caldo a 180 gradi per circa 15/20 minuti. Devono essere appena biscottate in superficie.
Fatele raffreddare un poco prima di toglierle dalla teglia, e gustatele.. quando volete!
Sono buone sempre!

I temporali dopo Ferragosto e i biscotti alle arachidi

I temporali dopo Ferragosto e i biscotti alle arachidi

Mentre osservo dal balcone il primo vero temporale post Ferragostano di questa estate di fuoco, mi torna in mente una delle scene finali del celeberrimo film Sapore di Mare.
Il temporale si abbatte sulla spiaggia, settembre allunga la sua ombra sugli ombrelloni chiusi, sferzati dal vento, le nuvole grigie si abbassano e sfiorano il mare, lo inghiottono.
Se chiudo gli occhi, al ticchettio della pioggia sento aggiungersi un ritornello conosciuto, quello che dice che l’estate sta finendo.
Eh già.

In realtà l’estate è ancora lunga, ed è stata lunghissima in questo anno rovente. Però il primo temporale dopo Ferragosto ha il sapore delle cose che finiscono, delle valigie che si chiudono, delle spiagge che si svuotano. Mi assale una leggera nostalgia di casa, che si accompagna a una voglia di cambiare tutto, che mi sta inseguendo senza sosta ormai da un paio di anni.
Sono pervasa da una costante inquietudine, fatta di nuvole basse e grigie come quelle di oggi all’orizzonte.

Il profumo della pineta bagnata è dolce e acuto, e mi ricorda quando qui ancora uscivo per raccogliere i pinoli. Ora non se ne trovano quasi più. Però le fronde verdi dei pini marittimi che danzano al vento contro un cielo di latte e argento riescono a darmi un po’ di serenità.

Con il vento che spazza un po’ di caldana, è tempo di ridare fiato ai forni, e oggi avrei proprio voglia di rifare questi Biscotti alle arachidi, che avevo preparato ormai qualche mese fa per il mio compleanno. Erano nati come biscotti alle mandorle, ma avevo dovuto buttare via il pacchettino delle mandorle già aperto per la presenza di qualche ospite indesiderato…. e quindi ho risolto di usare il pacchetto di arachidi che giaceva lì da Natale.
Mai avrei pensato che il risultato sarebbe stato così delizioso! Sono entrati di diritto tra i biscotti che riproporrò in altre occasioni, anche perchè sono facilissimi da realizzare.

Io ho usato la farina di farro, ma potete usare anche la farina 00.
Essendo pensati per le mandorle, ho usato il latte di mandorla che avevo in casa. Ma se non avete problemi di intolleranze o se non siete vegani, usate pure il latte vaccino. Si conservano bene in un barattolo di vetro per tre o quattro giorni, ma secondo me.. li finite prima!

Biscotti alle arachidi (per circa 30 biscotti):
Ingredienti:
150 g farina di farro
50 g amido di mais
90 g zucchero semolato
100 g circa di arachidi già sgusciate (io ne ho pesate due manciate)
90 g olio di semi
35 g latte (di mandorla per la versione vegana)
3 g lievito per dolci
un pizzico di sale
una punta di cucchiaino di bicarbonato

Preparazione:
Tagliate al coltello le arachidi sgusciate, avendo cura di lasciarne qualcuna intera per la successiva decorazione. Io ne ho lasciate una quindicina (intere) quindi diciamo trenta metà. Le taglio al coltello perchè mi piacciono irregolari, e scrocchiano bene sotto ai denti.

In una ciotola mettete tutti gli ingredienti secchi (farina, zucchero, lievito, bicarbonato, sale e amido di mais) e mescolate.
In un altro contenitore mescolate invece tutti i liquidi (olio, latte) e mescolate bene in modo che si emulsionino.

Versate quindi i liquidi nei secchi, mescolando bene prima con un cucchiaio e poi con le mani in modo da creare un panetto di impasto compatto.
Per ultime, aggiungete le arachidi tagliate al coltello.

Impastate bene, poi, coprite l’impasto con la pellicola e fate riposare il tutto in frigorifero per circa trenta minuti.

Riprendete l’impasto, e ricavate delle piccole palline di impasto. Non le ho pesate, ma fate conto che erano un po’ più piccole di una noce e mettetele sulla teglia coperta di carta forno.

Con l’aiuto di un tagliabiscotti, appiattite al suo interno ciascuna pallina in modo che si formino dei biscottini tondi (il mio tagliabiscotti è di circa 6 cm di diametro). Lasciate un po’ di spazio tra un biscotto e l’altro, ma siccome non crescono molto non è necessario distanziarli tantissimo.
Potete decorarli in superficie con una delle mezze arachidi che avete tenuto da parte.

Cuocete i biscotti nel forno già caldo a 170 gradi per circa 15 minuti.

Lasciate raffreddare e poi.. gustate!!

I pangoccioli e una mattina di pace

I pangoccioli e una mattina di pace

Dalle finestre della mia nuova cucina la luce entra intensa, e in queste mattine di tardo inverno, senza una nuvola e con l’aria frizzante, guardo fuori mentre lascio che i raggi mi scaldino la casa e le braccia. Strizzo un po’ gli occhi nel bagliore, mentre osservo in silenzio la mia tazza.

Uno dei pangoccioli fatti la sera prima in una mano, ancora profumato e fragrante come appena tolto dal forno.  Fisso la schiuma del cappuccino e ascolto. Il silenzio.

Il silenzio che questa mattina non c’è a Kiev, dove fischiano bombe e allarmi antiaerei, dove la gente piange negli scantinati la stessa lacrima di quelli che stano lontani, col cuore straziato. Non mi interessa sentire ragioni, né le ragioni. Voglio solo sentire il silenzio. Voglio una colazione di una mattina qualunque per tutti, col sole giallo che entra dalla finestra, il cielo blu e fuori il silenzio.

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Questo mi dice tutto quello che c’è da sapere.

Questi Pangoccioli Vegani sono leggeri e buonissimi, meriterebbero una introduzione più allegra. Ma sono tempi grami, questi. Lasciamo entrare la dolcezza con questi sofficissimi panini, e speriamo che finisca presto.

Ingredienti:

250 g Farina 00
250 g farina manitoba
300 g latte di mandorla
90 g gocce di cioccolato
20 g lievito di birra fresco
80 g zucchero
30 g olio
1 cucchiaino sale
1 bustina di vanillina

Procedimento:

Anzitutto, mettete al freezer per mezz’ora le gocce di cioccolato, così si deformeranno di meno in fase di cottura.
In una ciotola (anche quella della planetaria) mettete le farine e mescolate.

In un’altra ciotola sciogliete il lievito di birra in metà quantità (presa dal totale) del latte di mandorla (va bene anche quello di avena o di riso, come preferite) appena tiepido, con un cucchiaino di zucchero, anch’esso preso dal totale.

Una volta che si sarà sciolto, aggiungete il latte con sciolto il lievito nelle farine, e poi unite lo zucchero rimasto, l’alta metà del latte (al massimo a temperatura ambiente o un po’ tiepido, non freddo di frigo), il sale, la vanillina e l’olio, e impastate.

Ci vorrà un pochino, perchè l’impasto deve essere ben liscio ed incordato. Solo per ultimo inserite anche le gocce di cioccolato e finite di impastare.

Ponete l’impasto in una ciotola, copritelo con della pellicola e lasciatelo lievitare fino al raddoppio (dipende dalla temperatura a casa vostra, il mio dopo 90 minuti era pronto).

Riprendete l’impasto, e dividetelo in panetti di circa 50 grammi cadauno. Dategli la forma di un panino tondo, e poggiateli sulla teglia già coperta con carta forno. Distanziateli un po’ perchè cresceranno leggermente.

Coprite i pangoccioli con un canovaccio e fate raddoppiare ancora di volume (tra i 90 e i 120 minuti).

Poi scaldate il forno a 200 gradi, e ponete a cuocere i pangoccioli per circa 10 minuti.

Tiramisù vegan e senza glutine

Tiramisù vegan e senza glutine

Il veganismo, prima che una scelta dietetica, è (o meglio, dovrebbe essere) una scelta etica ed esistenziale. Il rifiuto di ogni forma di sfruttamento e di crudeltà verso gli animali non ha implicazioni soltanto nel piatto, ma in tutti gli aspetti della propria vita.
Quindi, il veganismo integrale rifiuta anche quei prodotti (cosmetici, farmaci, arredi, abbigliamento, ma non solo) che derivano dallo sfruttamento del regno animale.
Anche i circhi. Soprattutto i circhi.

Io sono una vegana integralista su questo. Detesto i circhi in cui gli animali sono costretti a svolgere, per il puro divertimento umano, esercizi contro natura, ad assumere atteggiamenti umanoidi al limite del tollerabile. E gli zoo. Quegli occhioni tristi delle scimmiette nelle gabbie del vecchio parco giochi (erano gli anni Settanta) del Castello di Abbiategrasso mi rattristavano ogni volta.
Le guardavo col magone, pensando alla tremenda ingiustizia di starsene lì, a guardare quelle facce curiose che le scrutavano, così simili e diverse da loro, e quel clima umido e freddo, umido e caldo, a stagioni alterne.

Questo mese di questo anno mi sto mettendo alla prova con la mia Vegan Challenge, e sto sfornando esperimenti vegan a nastro. Da quando poi ho letto che la dieta vegan sarebbe quella più adatta ad aumentare le buone performances al lavoro, ho una ragione in più per esplorare quella che, più che una dieta, è uno stile di vita.
Gli studi più recenti, usciti proprio pochi giorni fa, pare dimostrino come la dieta vegana sia associata a bassi livelli infiammatori, che sono invece innescati dai cibi troppo raffinati, tipicamente quelli che mangiamo (ahimè troppo velocemente) durante un normale pranzo nell’ora di pausa. Meno infiammazione significa meno energie che il nostro cervello deve impiegare a processare cibi troppo raffinati, e che può usare quindi per fare altro.

Sebbene io non abbia ancora fatto esperienza di questo miracoloso aumento di energia (ma sospetto che siano le poche ore di sonno che mi annebbiano già prima di mezzogiorno), ammetto che questi esperimenti sono per me fonte di gran divertimento.

Oggi vi lascio un’idea di Tiramisù vegan e senza glutine, preparato tra l’altro velocissimamente e a sforzo quasi zero e usando, per iniziare, il procedimento della crema all’arancia che ho pubblicato su Instagram ma non qui (.. sono incorreggibile!). Insomma, poco impatto anche sull’ambiente e sui piatti da lavare. Naturalmente non immaginate di riprodurre il ricco (e grasso) sapore tondo del mascarpone, amalgamato con l’uovo, da cui emergono le note amarognole del caffè. Questo tiramisù è un’altra cosa.

Se riuscite a non avere pregiudizi, ed amate quel certo non so che che dà l’aroma della mandorla, vedrete che questo tiramisù lo apprezzerete eccome, anche perchè è superlight (qualora ne aveste bisogno).

Ingredienti (per 4 bicchieri monoporzione come quelli in foto):
450 g latte di mandorla (io ho usato questo)
35 g fecola di patate
45 g zucchero
45 g olio semi
2/3 tazzine di caffè (poco) zuccherato
cacao ed eventualmente scaglie di cioccolato per decorare
biscotti vegan e senza glutine (io ne ho messi 4 per bicchiere ma erano sottili, voi regolatevi sulla base del tipo di biscotti che userete)

Preparazione:
Sciogliete la fecola in una ciotolina usando un poco del latte totale, in modo che si sciolga bene evitando così i grumi.
Mettete in un pentolino sufficientemente capiente il resto del latte, lo zucchero, l’olio e la fecola ormai sciolta.
Accendete il fornello ed a fuoco medio basso portate il composto a sfiorare l’ebollizione, sempre mescolando con una frusta a mano.

Appena sfiorerà il bollore e la crema tenderà ad addensarsi, spegnere subito ed allontanare il pentolino dal fornello, continuando a mescolare con la frusta.
La crema deve essere densa ma non troppo compatta, deve mantenere comunque una certa morbidezza.

Prendete i bicchierini, prendete i biscotti ed intingeteli brevemente nel caffè zuccherato prima di fare un primo strato in fondo al bicchierino. Poi versatevi sopra la crema di latte di mandorla per coprirli bene, poi mettete un altro strato di biscotti intinti nel caffè, e poi completate ancora con della crema.

Riescono a venire circa tre strati non troppo alti per ogni bicchierino di tiramisù vegan senza glutine.

Lasciate raffreddare bene la crema e poi mettetela nel frigorifero a rassodare, idealmente anche tutta la notte (altrimenti un paio di ore bastano per far raggiungere un po’ di compattezza).

Estraete i bicchierini di tiramisù vegan senza glutine dal frigo un quarto d’ora prima di servirli, e spolverate la superficie con il cacao e, se vi va, con qualche scaglia o ricciolo di cioccolato fondente.

Brioches girella all’arancia e i buoni propositi

Brioches girella all’arancia e i buoni propositi

Quest’anno mi sono guardata bene dal fare liste di buoni propositi, auspici, desideri. Mi sono limitata a stare lì, pigiamata, col naso appiccicato alla finestra a guardare i fuochi di artificio la notte di Capodanno, senza un solo pensiero ad attraversare la mente.
Poi ho abbassato le tapparelle, mi sono rintanata sotto il piumone, e mi sono sentita in beatitudine col mondo. Del resto, il tempo sospeso è così. Non c’è pressione del futuro, né peso del passato.

Gli ultimi anni sono stati una grande corsa senza fiato. Ho rincorso tutto, senza avere tempo per niente. Ho rincorso quello che la famiglia, la società, si aspettava da me. Anche quello che io stessa aspettavo da me. Non sempre ha coinciso con quello che realmente volevo, ma del resto correvo all’impazzata e non ho avuto nemmeno il tempo di chiedermelo.

Sono stata in ritardo anche a scrivere le ricette. Ho pubblicato foto brutte perché avevo perso l’ispirazione, e poi mi sono arrabbiata perché lo sapevo che erano brutte, ma la ispirazione non la riuscivo più a trovare. Mi sono rimessa a scrivere, ma poi mi sono ricordata che scrivere costa fatica, e poi non sempre ho qualcosa da dire.

Eppure in questo gennaio mi si è aperta una luce, una nuova sfida. Il Veganuary 2022 per me è stato questo, un misurarmi nuovo con la pasticceria vegana. Nuove idee, nuova voglia di mettermi in gioco e di sperimentare. Ma senza fretta, perché i lievitati chiamano pazienza.

Le brioches girella all’arancia sono state il risultato (riuscito!) dell’ultimo weekend di pasticci in cucina. Sto ancora misurandomi con il nuovo forno, che si spegne improvvisamente da solo quando decide che la torta è cotta (non lo è). Quindi ho sorvegliato a vista queste splendide brioches, e le ho viste prendere il colore dorato dell’impasto con lampi di luce della marmellata di arance, gocce traslucenti nella penombra del forno.

Queste brioches sono una piccola evoluzione delle Brioches sfogliate vegane che trovate qui . Non sono difficili, anzi.
Potete naturalmente farcirle con tutte le confetture che volete, la crema di nocciole… spazio alla fantasia!
A ogni stagione il suo ripieno, ed avrete delle fragranti brioches profumatissime per la vostra colazione, in versione vegan.

Ingredienti (per circa 8/9 brioches):
150 g farina di farro
150 g farina 00
150 ml di latte di mandorla intiepidito
8 g lievito di birra
40 ml olio di semi
la scorza di un’arancia (o limone) bio
3/4 cucchiai di marmellata di arance (o altra confettura)
1 cucchiaio di sciroppo di agave

Procedimento:
Intiepidite il latte leggermente e scioglietevi il lievito di birra all’interno.
Nella ciotola della planetaria (o in una ciotola qualsiasi) versate le due farine, mescolatele tra loro, e poi versare il latte con il lievito sciolto, l’olio e la scorza dell’agrume di vostra scelta.

Iniziate ad impastare. L’impasto potrebbe risultare poco elastico, ma dovete insistere (se avete la planetaria sarà più semplice) perchè alla fine tutto verrà insieme ed avrete un impasto abbastanza liscio.

Mettete l’impasto in una ciotola pulita, copritelo con la pellicola e fatelo lievitare fino al raddoppio.
Dipende dalla temperatura di casa vostra, di solito ci vogliono un paio di ore.

Riprendete l’impasto, e stendetelo con l’aiuto di un matterello a forma rettangolare. Stendete poi la marmellata sull’impasto, tenendovi a distanza di circa un centimetro dal bordo.

Arrotolate l’impasto, sigillate l’ultimo lembo premendo leggermente e poi, con un coltello affilato o con l’aiuto di un filo interdentale (fa meraviglie!) tagliate delle rotelle di impasto dell’altezza di circ due o tre dita.

Mettete le brioches girella sulla placca del forno coperta di carta forno, e lasciate lievitare ancora per circa un’ora, ancora coperte dalla pellicola.

Fate andare il forno in temperatura a 180 gradi, e cuocete le vostre brioches girella all’arancia per una ventina di minuti.

Appena le brioches girella all’arancia sono cotte, estraetele dal forno e spennellatele ancora calde con dello sciroppo di agave. Se lo sciroppo fosse molto denso, scaldatelo per brevissimo tempo per liquefarlo.

Lasciate raffreddare e poi gustate le vostre stupende brioches girella all’arancia.

Portokalopita e quello strano desiderio di Grecia

Portokalopita e quello strano desiderio di Grecia

Dunque allora, qui stasera abbiamo Mela e Arancia. Siamo tutti diversi, ma alla fine siamo tutti frutta!”
Per chi, come me, la Grecia l’ha vista solo sui libri di scuola e nei film, portokalos è un nome conosciuto. Ricordate “Il mio grosso grasso matrimonio greco”? La famiglia della protagonista si chiama proprio così, Portokalos. “Arancio il frutto, non il colore” si affretta a spiegare Toula ai genitori del fidanzato Ian.

Amo la cucina greca, tutta. Souvlaki, gyros, Tzatziki… Tutti.
Tranne i dolci, che sono decisamente troppo dolci.
Può sembrare strano per questo blog, ma è anche la ragione per cui, fino ad oggi, non avete mai incontrato nessuna ricetta di dolci greci su queste pagine. Fino ad oggi, appunto.

Quando ho visto questa ricetta sul profilo della mia omonima amica Sara ho capito che era arrivato il momento di sfatare il mito. Ma dovevo farlo a modo mio.

Ecco allora che mi sono letta qualche ricetta di Portokalopita, e poi ho iniziato a fare i miei conti sulle sostituzioni, le quantità… ed oggi arriva a voi, direttamente da un weekend di studi semiseri, la Portokalopita Vegan. Ha un profumo eccezionale, una consistenza tutta sua (la assenza delle uova la fa diventare un po’ più crispy della versione originale), e il contrasto tra la acidità dell’arancia e lo sciroppo di zucchero smorza anche quel dolce eccessivo che, appunto, molti dolci greci hanno.

Il risultato? Sorprendente!
La torta ha un sentore meraviglioso di cannella e anice, e se in un primo momento esce prepotente l’arancio, un minuto dopo resta soltanto il sapore dolce delle spezie che fa venire voglia di assaggiarne un altro po’, per capire di quale sia quel profumo che rimane dopo l’ultimo boccone.

La Portokalopita è anche l’ennesimo mio tentativo di lanciare l’ennesimo hashtag che sarà l’ennesimo insuccesso..e ci vuole talento anche per questo! Che dirvi… più facile preparare questa torta!

Ingredienti (per una teglia quadrata 20×20 circa):
per la torta
300 g pasta fillo (una confezione)
170 g di yogurt bianco di soia
200 ml olio si demi
160 g zucchero semolato
200 ml di succo di arancia filtrato
8 g fecola di patate
8 g lievito per dolci
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
zeste di un arancia non trattata

per lo sciroppo
260 g acqua
130 g zucchero semolato
zeste di un’arancia
1 cucchiaino di semi di anice
1 bastoncino di cannella

Procedimento:
Preparare la Portokalopita vegan è semplicissimo. Anzitutto dovete prendere la pasta fillo e metterla in forno a farla asciugare. Io l’ho lasciata un po’ troppo perchè mi sono messa a caricare la lavatrice (ahimè! quando ero giovane il multitasking mi faceva un baffo!) ma bastano una decina di minuti a circa 120 gradi.

Nel frattempo potete preparare lo sciroppo. In un pentolino versare l’acqua, le zeste dell’arancia e lo zucchero, oltre ai semi di anice e alla cannella. Fate bollire, poi lasciate sobbollire a fuoco basso per circa dieci minuti, in modo che lo zucchero si possa sciogliere.
Togliete dal fuoco e fate raffreddare (se nel frattempo farete il resto della ricetta e aspetterete la cottura, si sarà raffreddato da sé), e poi filtrate così le spezie resteranno in infusione ma non rimarranno nello sciroppo quando dovrà essere usato.

In una ciotola capiente mettete l’olio e lo zucchero e mescolate con una frusta a mano, per far sciogliere lo zucchero. Unite poi lo yogurt di soia, le zeste dell’arancia, la fecola e l’estratto di vaniglia. Mescolate ancora con la frusta, in modo che si formi un impasto piuttosto liquido ma comunque consistente.

Riprendete la pasta fillo, che nel frattempo si sarà seccata. Ci sono due scuole di pensiero: c’è chi la lascia intera, la infila nella teglia per dolci e sopra ci versa l’impasto, e chi – come ho fatto io – la spezzetta mettendola in parte nell’impasto e in parte sul fondo della teglia.
Fate come preferite, ci sono mille modi tante quante sono le famiglie in Grecia, quindi non è che ci sia proprio il modo giusto!
In ogni caso, la teglia che userete deve essere coperta dalla carta forno (mi ringrazierete, fidatevi!).
Se volete, potete decorare la superficie con delle fettine di arancia.

Scaldate il forno a 180 gradi e quando è arrivato a temperatura inserite la portokalopita vegan in forno a cuocere per circa mezz’ora (dipende dal forno, il mio nuovo cuoce molto più velocemente, magari a voi ci vorranno 5 minuti in più).

Estraete a fine cottura la torta e, quando la portokalopita è ancora calda, versatevi sopra lo sciroppo filtrato, aiutandovi con un cucchiaio, in modo che impregni tutta la torta.

Lasciatela intiepidire e poi servitela.
Credetemi, è speciale.

…mica pizza e fichi! Solo focaccine veloci in padella

…mica pizza e fichi! Solo focaccine veloci in padella

In principio era il fico… sarebbe potuto iniziare così il racconto retroattivo di questo mese di settembre. Come nella vita, così in quella sorta di Second Life un po’ sporcata dalla realtà che sono i social si vive di mode del momento, e quando arriva settembre è tutta una profusione di fichi.
Fichi ovunque.
C’è da dire che sono dei frutti fotogenici. Il loro interno vermiglio e granuloso regala lampi di colore e contrasti a sorpresa, e se usiamo i settembrini con buccia verde, abbiamo la nostra bandiera servita direttamente dall’albero!
Aggiungiamoci che il rosso è un fashion statement, abbiamo trovato il protagonista perfetto del mese!

Se questa moda la giustifico e comprendo, un po’ meno le altre. All’improvviso, e qui parlo del food ma è un fenomeno trasversale, una cosa che nessuno si filava prima, diventa virale. Fu così con la namelaka. Un paio di anni fa, se non facevi un dolce con la namelaka, non ti si filava nessuno. Ora è finita nel repertorio, come la canzone dell’adolescenza, che quando risentiamo alla radio sorridiamo beati, con un po’ di nostalgia.
C’è stata la moda delle chiffon cake (che qualcuno ha ribattezzato fluffose con un’idea marketing efficace – dare un altro nome a qualcosa di vecchio è come farlo vivere due vite), quella delle cream tarts, della naked cakes… e via di questo passo.

Quest’anno, i fichi. Questa moda settembrina, devo dire, mi entusiasma, anche perchè è il frutto più antico che si conosca, e perchè con la sua sola presenza riesce ad illuminare qualsiasi ricetta. L’ho proposto in varie versioni dolci, tra confetture, biscotti e quant’altro. Ma alla fine del mese arriva il salato, e la versione più tradizionale, ma anche più semplice: la pizza e fichi in versione mini e veloce, con le focaccine in padella, a lievitazione zero ore.

Ingredienti:
250 g farina 00
mezza bustina di lievito istantaneo per pizza
2 cucchiai di olio EVO (quello buono!)
75 ml latte di riso (se non vi interessa la versione vegan, il latte normale)
60 ml acqua
sale
olio per spennellare la superficie

Preparazione:
In una ciotola mescolate la farina con l’olio e il lievito (però fate attenzione alle istruzioni della confezione, alcune versioni i lievito istantaneo devono essere attivate prima, quindi leggete bene come usarlo!).

Aggiungete a questo punto prima il latte a filo, poi l’acqua, e impastate.

Al termine dell’impasto, unite anche il sale. Io ne metto molto poco, ma fino a un cucchiaino penso sia accettabile.
Finito! Semplice, no?

Ora prendete il matterello e stendere l’impasto che si sarà creato in un rettangolo di altezza di circa un centimetro e, con un coppapasta o un bicchiere, ricavate dall’impasto tanti medaglioni.

Scaldate sul fuoco medio una padella antiaderente, e cuocete le focaccine in padella per un pai odi minuti per lato, rigirandole quando si cuoce un lato.

Quando sono ancora calde, spennellatele con un po’ di olio e sale.

Focaccia dolce alle albicocche

Focaccia dolce alle albicocche

Ci sono giornate d’estate che lo dici solo dalla luce che è estate. Non il caldo, l’afa di prima mattina, il tic tac dei sandaletti sul pavé. E’ la luce, diretta, schietta.
Quella luce è la luce delle mattine al mare, del rumore degli ombrelloni che si aprono, dei pattini che scivolano a lambire le onde.

Ma, a volte, la ritrovo anche in città. Attraversa le porte dei bar, si appoggia sui tavolini dei caffè, accarezza i monumenti e i muri dei palazzi.

E’ quella luce che illumina questa piccola meraviglia, una Focaccia dolce alle albicocche che è così semplice, veloce, e buona. Tutto quello che si chiede a un dolce soffice.

Questa Focaccia dolce alle albicocche è l’evoluzione di un’altra ricetta fatta quasi due anni fa, il Pane dolce con pesche e more di rovo, che avevo preparato per salutare le vacanze. Ho pensato di riproporla quasi all’inizio delle vacanze di quest’anno in modalità veloce. Cercavo una ricetta da preparare anche in vacanza, quando non ho né planetaria né altri aggeggi da cucina e, partendo proprio dal Pan dolce, ho fatto qualche tentativo per tagliare i passaggi.

Questa è anche una ricetta vegana, perchè ho tagliato non solo i tempi, ma anche le uova e – se interessa a qualcuno – anche lo zucchero. Il risultato è una focaccia morbidissima, appena dolce, succosa di frutta, non esageratamente unta.
Potete conservarla in frigorifero, e scaldarla al mattino per avere una fetta di soffice golosità.

Ingredienti (teglia da 24/26 cm circa):
300 g farina 00
30 ml olio extravergine + 2 cucchiai per il fondo
30 g zucchero (io di canna) + 2 cucchiai per la copertura
3 albicocche
8 g lievito di birra
200 ml acqua tiepida
1 pizzico di sale

Preparazione:
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida (non calda!) e lasciatelo qualche minuto ad attivarsi.
Nel frattempo, mettete in una ciotola la farina con lo zucchero e mescolate.
Aggiungete l’acqua con il lievito sciolto e mescolate (basta un cucchiaio), poi aggiungete anche l’olio. Per ultimo aggiungete un pizzico di sale.

Impastate brevemente. L’impasto deve rimanere morbido e appiccicoso, ma va benissimo così.

Copritelo con della pellicola e lasciate lievitare fino al raddoppio.
Il tempo dipende dalla temperatura esterna, mediamente ci vogliono due ore e mezza, tre ore.

Riprendete poi l’impasto, sgonfiatelo leggermente eponetelo in una talia foderata con carta forno. Ma prima abbiate cura di ungere il fondo della carta con un paio di cucchiai di olio.

Stendete l’impasto con le dita, allargandolo per coprire tutta la teglia.
Poi coprite con un canovaccio e fate lievitare un’altra mezz’ora, quaranta minuti.

Accendete il forno a 200 gradi di temperatura.

Mondate le albicocche, denocciolatele e tagliatele in quattro spicchi. Mettetele sulla focaccia dolce, affondandoli leggermente nell’impasto. Spargete sulla superficie due cucchiai di zucchero.

Infornate e cuocete per circa 25/30 minuti, fino a che la superficie non risulterà leggermente dorata (ma non bruciata).

Brioches sfogliate vegane

Brioches sfogliate vegane

Per tantissimo tempo la tradizione al mare era la colazione al bar. Quella lenta, senza fretta, con il giornale sul tavolino, una brioche calda e un cappuccino, a guardare gli altri vacanzieri che a loro volta strusciavano le ciabatte trascinando chili di sdraio ed ombrelloni. Direzione spiaggia.

Il cornetto caldo, il più delle volte, mi si piazzava sullo stomaco, e passavo le canoniche due ore di attesa prima di fare il bagno a cercare di combattere acidità e pesantezza, fino a che non ho abolito il croissant, e mi sono concentrata sul cappuccino. Effetti dell’età e della gastrite. Grazie stress.

Oltre alle burrose e pesanti brioches, possiamo però trovare un’alternativa gustosa e più leggera (decisamente più leggera). Certo, non sono uguali al 100%, ma queste Brioches sfogliate vegane sono buonissime, per niente pesanti, e profumatissime con l’aggiunta delle zeste del limone che danno una freschezza unica.

Magari non da mangiare al bar, anche se sono così facili che possono essere fatte pressoché ovunque ci sia un forno semplice da cucina! Qui sotto vi lascio la ricetta per 8 croissant leggerissimi, che si possono preparare in una manciata di ore.
Se avete tempo, vi do anche una alternativa a lunghissima lievitazione, con solo un grammo di lievito di birra fresco. Comunque le farete, verranno buonissime e la colazione sarà ancora più leggera e gustosa.

Se sono venute bene a me… verranno benissimo anche a voi! Pronti a preparare insieme le Brioches sfogliate vegane?

Ingredienti (per 8 croissant):

265 g farina manitoba
8 g lievito di birra fresco (1 g per la lievitazione lunghissima)
50 g zucchero semolato
135 g acqua leggermente tiepida
25 g olio semi + q.b. per la sfogliatura
Scorza grattugiata fine di 1 limone bio
Mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
Zucchero a velo per decorare

Preparazione:

In una ciotola capiente, o nella ciotola della planetaria, mettete la farina, lo zucchero, l’acqua in cui avrete sciolto il lievito e la scorza del limone, oltre alla vaniglia. Lavorate impastando (o con il gancio) fino a che l’impasto non sarà diventato omogeneo, quindi aggiungete l’olio a poco a poco.
Questo perché le farine assorbono in maniera diversa, non escludo che ce ne possa volere meno rispetto a quello che io ho pesato in questa ricetta.
Quando l’impasto sarà diventa liscio ed omogeneo (appiccicherà un po’) mettetelo in una ciotola pulita coperta dalla pellicola trasparente e fatelo lievitare per circa 4 ore.

Riprendete quindi l’impasto e dividetelo in 5 piccole palline di peso più o meno uguale (io sono andata ad occhio). Copritele con un canovaccio e fatele lievitare per circa mezz’ora/un’ora al massimo.

Riprendete le palline, e stendetele col mattarello ad una ad una, in modo che diventino dei cerchi (anche se sono irregolari non importa) .

Prendetene uno, spennellatelo con un po’ di olio, e appoggiatevi sopra un altro cerchio di impasto. E così via, fino a terminarli. L’ultimo non va spennellato.
Adesso prendete il mattarello e allargate e schiacciate i cerchi di impasto impilati, in modo che diventino un cerchio più largo e gli strati di attacchino tra loro.

Prendete poi un coltello affilato, o anche il taglia pizza, e dividete l’impasto in otto triangoli.

Partendo dalla base, fate una piccola incisione e poi arrotolate l’impasto triangolare fino alla punta.

Appoggiate le brioches sfogliate vegane sulla placca del forno coperta di carta forno e fatele lievitare, lasciandole ben distanziate.

Qui la ricetta si diversifica a seconda che facciate il metodo più veloce o quello più lento. Se avete messo un grammo di lievito potete lasciarle nel forno (spento) a lievitare per circa 12 ore.
Se invece ne avete messi 8 grammi di lievito, allora basteranno ancora un paio di ore.

Dopo che sarà trascorsa anche questa seconda lievitazione, spennellate di acqua la superficie delle brioches sfogliate vegane, distribuite sopra dello zucchero a velo setacciato e cuocete in forno già caldo a 180 gradi per 15 minuti.

Potete anche farcirle, se volete, io lo faccio a colazione, a seconda dell’umore!

Se volete un’altra versione di brioches vegane, provate queste!