Portokalopita e quello strano desiderio di Grecia

Portokalopita e quello strano desiderio di Grecia

Dunque allora, qui stasera abbiamo Mela e Arancia. Siamo tutti diversi, ma alla fine siamo tutti frutta!”
Per chi, come me, la Grecia l’ha vista solo sui libri di scuola e nei film, portokalos è un nome conosciuto. Ricordate “Il mio grosso grasso matrimonio greco”? La famiglia della protagonista si chiama proprio così, Portokalos. “Arancio il frutto, non il colore” si affretta a spiegare Toula ai genitori del fidanzato Ian.

Amo la cucina greca, tutta. Souvlaki, gyros, Tzatziki… Tutti.
Tranne i dolci, che sono decisamente troppo dolci.
Può sembrare strano per questo blog, ma è anche la ragione per cui, fino ad oggi, non avete mai incontrato nessuna ricetta di dolci greci su queste pagine. Fino ad oggi, appunto.

Quando ho visto questa ricetta sul profilo della mia omonima amica Sara ho capito che era arrivato il momento di sfatare il mito. Ma dovevo farlo a modo mio.

Ecco allora che mi sono letta qualche ricetta di Portokalopita, e poi ho iniziato a fare i miei conti sulle sostituzioni, le quantità… ed oggi arriva a voi, direttamente da un weekend di studi semiseri, la Portokalopita Vegan. Ha un profumo eccezionale, una consistenza tutta sua (la assenza delle uova la fa diventare un po’ più crispy della versione originale), e il contrasto tra la acidità dell’arancia e lo sciroppo di zucchero smorza anche quel dolce eccessivo che, appunto, molti dolci greci hanno.

Il risultato? Sorprendente!
La torta ha un sentore meraviglioso di cannella e anice, e se in un primo momento esce prepotente l’arancio, un minuto dopo resta soltanto il sapore dolce delle spezie che fa venire voglia di assaggiarne un altro po’, per capire di quale sia quel profumo che rimane dopo l’ultimo boccone.

La Portokalopita è anche l’ennesimo mio tentativo di lanciare l’ennesimo hashtag che sarà l’ennesimo insuccesso..e ci vuole talento anche per questo! Che dirvi… più facile preparare questa torta!

Ingredienti (per una teglia quadrata 20×20 circa):
per la torta
300 g pasta fillo (una confezione)
170 g di yogurt bianco di soia
200 ml olio si demi
160 g zucchero semolato
200 ml di succo di arancia filtrato
8 g fecola di patate
8 g lievito per dolci
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
zeste di un arancia non trattata

per lo sciroppo
260 g acqua
130 g zucchero semolato
zeste di un’arancia
1 cucchiaino di semi di anice
1 bastoncino di cannella

Procedimento:
Preparare la Portokalopita vegan è semplicissimo. Anzitutto dovete prendere la pasta fillo e metterla in forno a farla asciugare. Io l’ho lasciata un po’ troppo perchè mi sono messa a caricare la lavatrice (ahimè! quando ero giovane il multitasking mi faceva un baffo!) ma bastano una decina di minuti a circa 120 gradi.

Nel frattempo potete preparare lo sciroppo. In un pentolino versare l’acqua, le zeste dell’arancia e lo zucchero, oltre ai semi di anice e alla cannella. Fate bollire, poi lasciate sobbollire a fuoco basso per circa dieci minuti, in modo che lo zucchero si possa sciogliere.
Togliete dal fuoco e fate raffreddare (se nel frattempo farete il resto della ricetta e aspetterete la cottura, si sarà raffreddato da sé), e poi filtrate così le spezie resteranno in infusione ma non rimarranno nello sciroppo quando dovrà essere usato.

In una ciotola capiente mettete l’olio e lo zucchero e mescolate con una frusta a mano, per far sciogliere lo zucchero. Unite poi lo yogurt di soia, le zeste dell’arancia, la fecola e l’estratto di vaniglia. Mescolate ancora con la frusta, in modo che si formi un impasto piuttosto liquido ma comunque consistente.

Riprendete la pasta fillo, che nel frattempo si sarà seccata. Ci sono due scuole di pensiero: c’è chi la lascia intera, la infila nella teglia per dolci e sopra ci versa l’impasto, e chi – come ho fatto io – la spezzetta mettendola in parte nell’impasto e in parte sul fondo della teglia.
Fate come preferite, ci sono mille modi tante quante sono le famiglie in Grecia, quindi non è che ci sia proprio il modo giusto!
In ogni caso, la teglia che userete deve essere coperta dalla carta forno (mi ringrazierete, fidatevi!).
Se volete, potete decorare la superficie con delle fettine di arancia.

Scaldate il forno a 180 gradi e quando è arrivato a temperatura inserite la portokalopita vegan in forno a cuocere per circa mezz’ora (dipende dal forno, il mio nuovo cuoce molto più velocemente, magari a voi ci vorranno 5 minuti in più).

Estraete a fine cottura la torta e, quando la portokalopita è ancora calda, versatevi sopra lo sciroppo filtrato, aiutandovi con un cucchiaio, in modo che impregni tutta la torta.

Lasciatela intiepidire e poi servitela.
Credetemi, è speciale.

Ciambelline dolci al vino rosso

Ciambelline dolci al vino rosso

Le ciambelline dolci al vino rosso sono così leggere che si finisce che se ne mangiano una decina senza nemmeno rendersene conto! In alcune regioni d’Italia si chiamano anche ‘mbriachelle, e forse appartengono più alla tradizione dell’Italia centrale. Si possono preparare con tutte le spezie (dalla cannella ai chiodi di garofano), ma io le preferisco con l’anice, che insieme al vino ci sta proprio bene!

Sono semplicissime da preparare e sono un dolce involontariamente vegano, nel senso che già di tradizione non venivano usate nè uova nè burro nell’impasto – essendo un piatto povero, c’era solo l’essenziale!
Potete usare il vino bianco, come ho fatto qui. Ma stavolta ho usato il vino rosso, così ne ho approfittato per vuotare una bottiglia. Sono dolcetti della tradizione contadina, quando non si buttava proprio niente!

Ingredienti:
300 gr farina 00
100 ml vino rosso
100 gr zucchero + altro per spolverare la superificie
100 ml olio vegetale (o di oliva ma non forte)
1/2 cucchiaini di anice (secondo gusti)
un pizzico di bicarbonato

Procedimento:
In una ciotola versate il vino con l’olio ed emulsionateli bene. Unite poi lo zucchero, l’anice, un pizzico di sale e il bicarbonato.

Mescolate ancora, e poi versate a più riprese la farina nella ciotola, amalgamando il tutto con le mani, fino a formare un panetto liscio di impasto. Se fosse troppo morbido, aggiungete altra farina.

Togliete dall’impasto un paio di pizzicotti di pasta alla volta, e lavorateli per firmare due cilindretti lunghi circa 10 cm, e spessi mezzo centimetro o poco più.
A me non vengono mai questi lavori così di fino, quindi sono un po’ tozzette, ma voi siete certamente più bravi di me!!

Intrecciate le due stringhe e poi unite le due estremità in modo da formare una ciambellina, che metterete sulla placca del forno coperta di carta forno.
Continuate così fino a che non sarà terminato l’impasto.

Spolverate la superficie delle ciambelline dolci al vino rosso con lo zucchero semolato, poi cuocete in forno a 180 gradi per 10/15 minuti, fino a che non saranno dorate in superficie.

Ciambelline al vino

Ciambelline al vino

La ricetta delle ciambelline al vino bianco e’ semplicissima, come solo le ricette della tradizione sanno essere, quando con pochi ingredienti uscivano delle piccole meraviglie di gusto e leggerezza.

Non so dirvi se questa versione sia o meno quella tradizionale vera, che dovrebbe venire dai Castelli Romani, o più in generale dalla Tuscia, ma so che e’ quella che più mi piace, perché unisce l’anice, che adoro, con la fragranza del vino bianco. Ed è perfino vegana, ma che volete di più?
La mia versione è simile a quella che potete più facilmente trovare in Ciociaria, perché ho usato il vino bianco (che nei dolci è quello che mi piace di più) e i semini di anice, che sono utilizzati più di frequente in questa zona. Trovate queste ciambelline al vino preparate anche col vino rosso (cambierà solo il colore finale, che sarà ovviamente un pelo più scuro), e se non vi piace l’anice andranno bene anche la cannella oppure della vaniglia.

Sono dolcetti semplicissimi da realizzare, di solito si va a occhio (io uso un bicchierino di yoghurt come dosatore). Però questa volta ho cercato di pesare gli ingredienti, così tutti potete realizzarle.

Quindi, bando alle ciance, e vediamo cosa ci serve per le nostre ciambelline al vino bianco:
– 80 gr vino bianco, se mosso meglio
– 250 gr farina 00
– 80 gr zucchero + quello per la copertura
– 6 gr lievito
– 2 cucchiaini di semi di anice leggermente pressati (aiutatevi col mortaio o anche il fondo di un bicchiere)
– 65 gr olio di riso (o olio di semi dal sapore dolce)
– 1 pizzico di sale

In una ciotola mettete tutti gli ingredienti secchi, e mescolateli bene. Aggiungete poi a poco a poco prima l’olio, e poi il vino, impastando con le mani per amalgamare gli ingredienti. Continuate per qualche minuto, fino a che l’impasto non sarà elastico e liscio.

Su una teglia da forno (va bene anche la leccarda) stendete un foglio di carta forno; poi prendete delle piccole quantità di impasto, e ricavatene dei cilindretti, da acciambellare, cioè unite le due estremità formando un cerchietto.

Passate le ciambelline al vino nello zucchero solo su un lato, poi adagiatele sulla teglia, avendo cura di tenerle leggermente distanziate tra loro (cresceranno un pochino in cottura).

Cuocete le ciambelline al vino nel forno statico già caldo a 190 gradi per 15/20 minuti. Quando le toglierete dal forno saranno ancora leggermente morbide, ma si rassoderanno raffreddandosi, non vi preoccupate.

Lasciate raffreddare e poi gustate le vostre ciambelline al vino bianco con un buon bicchiere di vino, o anche durante l’ora del tè.

Se volete provare un’latra ricetta della zona di Roma, guardate qui.