L’enigmistica sotto l’ombrellone e i grissini integrali all’olio di Maremma e olive

L’enigmistica sotto l’ombrellone e i grissini integrali all’olio di Maremma e olive

Quando vado al mare, spesso mi metto nella spiaggia libera e cerco, anche a scapito della lontananza dal bagnasciuga, di tenermi a debita distanza dal resto dell’umanità villeggiante. Questa mia specie di misantropia da spiaggia è peggiorata con la pandemia.
Eppure, per quanto io cerchi di scappare, l’umanità mi viene sempre appresso.
E in un attimo di distrazione, intenta a fare il bagno, mi ritrovo l’ombrellone circondato di teli mare altrui, radioline, palloni e racchettoni, metri di focaccia grondante olio, borse frigo dei miracoli, e l’immancabile fenicottero gonfiabile.
Ad agosto è impossibile scappare.

Questa forzata vicinanza regala però qualche simpatico siparietto comico. Questa volta gli involontari protagonisti sono stati un gruppetto di cinque ragazzi, tra i diciotto e i vent’anni, non di più. Tutti intenti a fare insieme un cruciverba. I cruciverba sono uno dei passatempi da ombrellone più diffusi, che snocciolano perle di involontaria comicità. Magari qualcuno di voi ricorderà Abatantuono nel film “Vacanze di Natale ’90“. Ecco, così.
Il gioco collettivo è che uno di loro diceva a voce alta le definizioni, con le lettere che apparivano nello schema, e gli altri avrebbero dovuto aiutarlo a completare il cruciverba.
Il dramma si è abbattuto sulla definizione “il sito megalitico più famoso della Francia“. E finiva con una C! Il silenzio è calato sul gruppo.
Sguardi vuoti. Ancora più silenzio. “Ma non hai un’altra lettera?” Ah, sì, c’è una A come seconda. Altro silenzio. Qualcuno grida “Pasternak!”, ma no, non c’entra. Nel senso che non entra proprio, troppo lungo. Altrimenti ci avrebbero anche provato!

Mi viene da girarmi. Glielo dico o non glielo dico?
Ma come fanno a non conoscere i menhir di Carnac? Sono anche più antichi di Stonehenge, e ho avuto tempo fa pure il privilegio di vederli da vicino. Mentre vanno a tentoni sparando cose a caso che non finiscono per C, mi viene la tentazione di dirglielo, ma mi blocco.
Niente, l’ultimo megalite di Carnac li sfianca e li travolge. Chiudono la Settimana Enigmistica e vanno a tirare quattro calci al pallone.

Non proprio menhir, ma se li tenete in piedi magari fanno anche loro da strumenti astronomici… tutto sta nel provare!! Intanto però potete provare a fare qualche esperimento di chimica con la lievitazione di questi deliziosi Grissini all’olio e olive, tutto rigorosamente di Maremma.
Ovviamente fateli con olio e olive che più vi piacciono, saranno comunque buoni.
La ricetta è quella dei grissini semplici all’olio col farro che ho pubblicato qui, con qualche piccolissima modifica. Vi avviso, creano dipendenza.

Grissini all’olio d’oliva e olive
Ingredienti (per tre teglie di grissini):
250 g di farina integrale
250 g di farina manitoba (o 00, se non l’avete)
250 g di acqua tiepida
8 g lievito di birra
50 g olio EVO
8 g sale
70 g di olive già snocciolate e tagliate a pezzettini
olio e sale da mettere in superficie

Preparazione:
In una ciotola mettete la farina di farro (se non l’avete potete fare metà e metà di farina 00 e manitoba).
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida, e poi versatene una metà nella farina, e iniziate ad impastare.
Potete impastare a mano o con la planetaria.
Una volta che l’acqua si sarà assorbita, inserite anche il sale, e impastate di nuovo.
Poi aggiungete anche il resto dell’acqua con il lievito, e impastate nuovamente.
Aggiungete le olive tagliate a pezzettini (io le taglio al coltello, così ho dei pezzetti irregolari che danno un tocco di rustico che mi piace molto!).
Infine, aggiungete anche l’olio e impastate ancora, fino a che non raggiungerete una consistenza liscia e compatta.

Prendete il vostro impasto, ponetelo in una ciotola e copritelo con la pellicola.
Lasciatelo lievitare fino al raddoppio. La tempistica dipende dalla temperatura che avete in cucina, in generale tra 90 e 120 minuti.

Riprendete l’impasto, spolverate il piano di lavoro con un po’ di farina, e stendete l’impasto in forma rettangolare, a un’altezza intorno al mezzo centimetro.
Copritelo con la pellicola, o con un canovaccio, e fate riposare ancora una mezz’oretta.

Prendete un coltello (io mi trovo bene con la rotella tagliapizza, faccio più veloce!) e tagliate l’impasto in tanti bastoncini, e metteteli sulla teglia coperta di carta forno, leggermente distanziati. Ne riempirete circa tre teglie.
Potete lasciarli diritti o arrotolarli su se stessi. Io in questo caso li ho lasciati diritti.
Prendete un po’ di olio, e spennellate i grissini all’olio e olive sulla superficie, e poi spargete un po’ di sale fino sulla superficie dei grissini.

Cuocete i grissini in forno già caldo a 180 gradi per circa 20 minuti, poi lasciateli raffreddare in modo che si possano indurire.

Finito qui.
Ma quanto è semplice preparare in casa delle cose buone e che fanno anche bene?

Buoni come il pane… anzi, come i grissini!

Buoni come il pane… anzi, come i grissini!

Quanti proverbi conoscete che contengono la parola “pane”? Almeno una ventina vi verranno in mente senza nessuno sforzo. “Dire pane al pane“, “non è pane per i miei denti“, “guadagnarsi il pane“.. fino al più evangelico “non di solo pane…“.
Non hanno avuto la stessa sorte i grissini, che però hanno una nobilissima storia, e non potrebbe essere altrimenti visto che sono originari di Torino. La parola “grissino” deriva da ghërsa, un termine torinese che indica il pane di forma allungata, tipico della città. La storia ci racconta che i grissini nacquero alla fine del 1600, per far mangiare il piccolo Vittorio Amedeo II, futuro re inappetente (pare che fosse allergico al lievito).

Il successo fu immediato, e non solo a corte, tanto che da allora i grissini si diffusero pressoché ovunque in Italia. Si mangiano a colazione, a pranzo, cena… in ogni momento della giornata, insomma.
Stirati, robatà, all’olio, al sesamo, al finocchio… le varianti dei grissini sono innumerevoli, così come le forme, arrotolate, nodose, larghe, strette.

Ingredienti e forme a parte, i grissini sono amatissimi da chiunque. Vi sfido a trovare un solo italiano che al tavolo di un ristorante non abbia voracemente attaccato il misero pacchettino di grissini che viene offerto in attesa dell’arrivo del menù.

In questa lunghissima e nobile storia dei grissini mi inserisco umilmente anche io con la mia versione dei Grissini al farro all’olio, che si realizzano con una certa facilità, e che sto preparando ormai a nastro da qualche settimana. Ho fatto diverse prove prima di arrivare a una ricetta che tutti possano realizzare, con prodotti che si possono facilmente trovare in ogni casa (o comunque in ogni supermercato, per quanto piccolo possa essere).
L’importante è che l’olio che utilizzate sia un extravergine di oliva buono. Io ho approfittato per finire il mio amatissimo olio maremmano, l’ultima lattina acquistata la scorsa estate, che ha dato ai miei grissini un profumo e un gusto straordinari.

Provateli, ne vale davvero la pena.

Grissini di farro all’olio d’oliva
Ingredienti (per tre teglie di grissini):
500 gr di farina di farro
250 g di acqua tiepida
8 g lievito di birra
50 g olio EVO
8 g sale
olio e sale da mettere in superficie

Preparazione:
In una ciotola mettete la farina di farro (se non l’avete potete fare metà e metà di farina 00 e manitoba).
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida (mi raccomando, non calda altrimenti “ucciderà” il lievito), e poi versatene una metà nella farina, e iniziate ad impastare.
Se avete la planetaria sarà facilissimo e non vi sporcherete nemmeno le mani, ma si può fare benissimo anche a mano.
Una volta che l’acqua si sarà assorbita, inserite anche il sale, e impastate di nuovo.
Poi aggiungete anche il resto dell’acqua con il lievito, e impastate nuovamente.
Infine, aggiungete anche l’olio e impastate ancora, fino a che non raggiungerete una consistenza liscia e compatta.

Prendete il vostro impasto, ponetelo in una ciotola e copritelo con della pellicola.
Lasciatelo lievitare fino al raddoppio della massa. La tempistica dipende dalla temperatura che avete in cucina. In estate potrebbe volerci un’oretta e mezza circa, magari d’inverno una mezz’oretta in più.

Riprendete l’impasto, spolverate il piano di lavoro con un po’ di farina, e stendete l’impasto in forma rettangolare, a un’altezza intorno al mezzo centimetro.
Copritelo con la pellicola, o con un canovaccio, e fate riposare ancora una mezz’oretta.

Prendete un coltello (io mi trovo bene con la rotella tagliapizza) e tagliate l’impasto in tanti bastoncini, e metteteli sulla teglia coperta di carta forno, leggermente distanziati. Con queste quantità, di solito ne escono tre teglie.
Potete lasciarli diritti o arrotolarli su se stessi. Nella foto ho usato un paio di forme diverse, ma vi assicuro che sono buoni in ogni forma.

Prendete un po’ di olio, e spennellate i grissini di farro all’olio sulla superficie, e poi spargete un po’ di sale fino sulla superficie dei grissini.

Cuocete i grissini in forno già caldo a 180 gradi per circa 20 minuti, poi lasciateli raffreddare in modo che si possano indurire.
Si conservano per diversi giorni, ma non vi so dire quanti perchè… sono finiti sempre in due giorni!

Grissini cacio e pepe

Grissini cacio e pepe

Durante le ultime vacanze mi sono dilettata a provare tantissime preparazioni salate, con e senza glutine. Oltre che al dessert, infatti, mi sono incaricata di preparare qualche antipasto gustoso, e credo di esserci riuscita, in qualche misura!
Oltre a questo, abbiamo avuto il solito problema di trovare qualcosa di salutare ma senza glutine per il mio papà, che è celiaco, e credo che stavolta abbiamo fatto centro!

I grissini cacio e pepe sono un po’ la sintesi della mia famiglia – la parte romana acquisita e la celiachia del mio papà. Quindi, non potevano che piacere a tutti!

Sono grissini croccanti, grazie anche alla farina di mais nell’impasto – vi ricordo che se tra i commensali c’è un celiaco, la farina di mais deve essere certificata senza glutine (la spiga sbarrata sulla confezione è il simbolo dell’AIC per contrassegnare i prodotti sicuri e idonei alle specifiche esigenze di un’alimentazione senza glutine.

Pronti a preparare questi facilissimi grissini cacio e pepe?

Ingredienti:
150 gr mix di farine senza glutine (io ho usato quello di Nutrifree)
50 gr farina di mais (potete usare la bramata per polente, o anche il fioretto)
40 gr di pecorino grattugiato fresco
50 ml di olio EVO
100 ml di acqua a temperatura ambiente
1 cucchiaino scarso di pepe nero (meglio se appena grattugiato)

Preparazione:
In una ciotola mettete le due farine.
Mescolatele tra loro, e poi aggiungete il pecorino, il pepe e poi l’olio.
Mescolate ancora, e da ultimo aggiungete anche l’acqua, a filo, continuando a mescolare.

Dovrebbe risultare un impasto morbido ed omogeneo.

Lasciatelo riposare per una decina di minuti, poi stendete il vostro impasto su un foglio di carta forno con l’aiuto di un mattarello. Tenete un’altezza di circa 4/5 mm, come per i frollini.

A questo punto, tagliate i vostri grissini – potete usare una rondella dentata, quella che si usa per tagliare la pasta dei ravioli. Oppure usate un semplice coltello.
Se preferite, potete anche usare uno stampo da biscotti per creare dei cracker.

A me piaceva l’idea dei grissini, che ho tagliato a strisce di circa un centimetro, con una lunghezza di circa 15 cm (non li ho misurati con il metro, ho fatto a occhio).

Stendete sulla leccarda del forno della carta forno dove posizionerete i vostri grissini, e cuoceteli nel forno già caldo a 180 per circa 8/10 minuti. Devono solo dorare, senza scurirsi eccessivamente.