Granola vegana alle mele, ovvero perdere la testa per una ricetta facilissima

Granola vegana alle mele, ovvero perdere la testa per una ricetta facilissima

Ditemi, quante volte avete comprato la granola al supermercato? Sapete quella dentro quelle belle buste colorate di una nota marca di cereali, ce ne sono di gusti diversi – cioccolato, frutta secca, nocciole… una più golosa dell’altra?
Ve lo dico io: centinaia. E, se siete come me, anche migliaia.
Mi piace la granola. La sgranocchio in ogni momento della giornata, non solo a colazione. Quando sento un buchino, quando ho voglia di qualcosa di dolce ma di poco impegnativo, quando… niente, quando ho fame.

Per quanta ne abbia acquistata e mangiata, non l’avevo mai fatta a casa. E non sapete che errore!
Tempo fa sui social era tutto un tripudio di granola, tant’è che mi era sparita perfino la voglia di provarla, da quanta ne avevo vista in giro. Però, come spesso mi accade, appena una ricetta esce dal radar de “lo fanno tutti“, ecco che mi viene la curiosità e la provo.

Questa ricetta l’ho fatta e rifatta un sacco di volte negli ultimi due mesi. Ho provato le temperature, i mix di frutta secca e disidratata, i tempi di cottura. A parte un breve passaggio bruciacchiato, questa ricetta non mi ha mai tradito, e quindi oggi vi lascio le quantità e i passaggi che ho usato l’ultima volta.
Questa versione è quella della Granola vegana alle mele, con cui saluto la stagione autunnale e mi preparo a tirare fuori dagli armadi alberelli di Natale, tagliabiscotti, corone di abeti e nastri a profusione.

Nel mio supermercato ci sono diverse buste pre-pesate con mix di frutta secca e disidratata, e quindi se sono di fretta prendo quelle. Ma potete usare anche i rimasugli dei pacchettini di frutta secca che avete in casa, e anzi è un ottimo modo per realizzare un riciclo magari non tanto creativo, ma sicuramente buonissimo.

Ovviamente potete acquistare la frutta disidratata a parte. Io le mele le ho cotte nella friggitrice ad aria (la mia nuova ossessione): sono diventate delle chips dolcissime e deliziose, che hanno arricchito la mia granola autunnale. Ma basta cambiare stagione perchè facciano capolino fragole disidratate, cocco o ananas.. insomma, una granola per tutte le stagioni, e soprattutto vegana.

Granola Vegana alle Mele
Ingredienti:

Per lo sciroppo:
60 g acqua
60 g sciroppo di agave (potete usare anche lo sciroppo di acacia)
30 g olio di riso (o comunque un olio di gusto non forte)
3 cucchiai colmi di zucchero di canna (ma anche semolato, se non avete l’altro)

Per la granola:
150 g fiocchi di avena
200 g di frutta secca a scelta (nocciole, noci, mandorle, noci pecan, pistacchi… quel che avete va bene)
80 g di frutta disidratata (in questa versione metà quantità sono di uvetta, e l’altra metà chips di mele)

Preparazione:

La Granola Vegana alle Mele è facilissima. Prima di tutto, se usate l’uvetta mettetela a bagno a rinvenire qualche minuto.
Se non usate le chips di mela del supermercato le potete preparare tagliandole a fettine sottilissime (una volta private del torsolo) e cuocendole alla friggitrice ad aria. Le tempistiche variano a seconda della vostra tipologia di fornetto, io le ho cotte a 180 gradi per 5 minuti e a 160 per altri 5. Copritele quando cuociono con qualcosa (io ho usato la grata del microonde) perchè nella friggitrice ad aria… l’aria le fa volare e bruciare!

Mentre l’uvetta di riprende e le mele si raffreddano, tagliate la frutta secca al coltello. Io la faccio di diverse dimensioni, mi piace che in parte sia piccolissima e in parte sia grande abbastanza da scrocchiare sotto i denti. Mettete da parte.

Preparate lo sciroppo, mettendo in una padella abbastanza capiente (dovrà poi contenere l’avena e la frutta secca!) l’acqua, lo sciroppo di agave, lo zucchero e l’olio. Portate a sfiorare il bollore e cuocete per qualche minuto, fino a che non sarà sciolto tutto lo zucchero al suo interno.

A questo punto, versate nello sciroppo caldo i fiocchi d’avena e la frutta secca, e mescolate bene con un cucchiaio per amalgamare il tutto.

Stendete il composto su una teglia coperta di carta forno, cercando di spandere la granola sulla teglia il più possibile e mettete a cuocere in forno già caldo a 175 gradi per circa 25/30 minuti.

Io ogni 5 minuti tolgo la teglia dal forno e rimescolo la granola, per essere sicura che si dori alla perfezione.

Circa 5 minuti prima del termine della cottura, inserisco nella granola anche la frutta disidratata (mela e uvetta ben scolata e strizzata).

Ricotta di mandorle. Ma esiste il formaggio vegano?

Ricotta di mandorle. Ma esiste il formaggio vegano?

Sono ormai cinque anni che, per me, gennaio è sinonimo di Veganuary. Vi avevo già brevemente raccontato quando e come è nato Veganuary, e soprattutto perchè. Trovate l’articolo del blog in cui ne parlo proprio qui.

Arrivato anche questo gennaio 2023, dopo cinque anni di ricette, esperimenti e tentativi vari, avevo bisogno di una sfida nuova, e l’ho buttata sul caseario. Così, per partire col botto, insomma.

Sono anni che vorrei fare la ricotta vaccina fatta in casa. E’ un latticino (non formaggio!) abbastanza semplice da fare anche a casa. Il processo di coagulazione si può benissimo fare a casa, basta un termometro da cucina, e un acido, di solito il limone. La ricotta che compriamo al supermercato è poi anche (per l’appunto) ri-cotta, ma la cagliata che si ottiene è abbastanza simile al prodotto originale.

Ma poi mi sono imbattuta in un articolo di La Cucina Italiana, che parlava della Ricotta di mandorle, e di come fosse un prodotto semplice da fare a casa, e mi sono detta: perché no?
Sono stata in dubbio se chiamarla o meno Ricotta di mandorle, e il motivo è presto detto. I sostituti dei prodotti caseari con prodotti plantbased non sarebbero da chiamare formaggi. Quindi, per la proprietà transitoria, se la ricotta è latticino, una cagliata simile ma ricavata dalle mandorle la dovrei chiamare… boh. Non mi veniva in mente niente. Prodotto vegano simile a ricotta ma fatto con le mandorle? Un titolo SEO lungo come un romanzo.
In più, come mi ha raccontato la mia amica Letizia del blog Senza è Buono, ci sono là fuori orde di difensori dei latticini dall’offesa facile in quanto all’uso del termine formaggio. Epperò… niente, non mi viene in mente niente. Lasciatemela chiamare Ricotta di mandorle, e abbiate pietà.

Se la doveste provare, sono sicura che mi perdonereste. La Ricotta di mandorle si fa semplicemente, partendo da tre ingredienti: mandorle (pelate), acqua e limone. Se volete potete aggiungere il sale, specie se intendete usarla come se fosse formaggio (spero vada bene così!). Io l’ho adorata spalmata sul pane a colazione, con un filo di sciroppo di agave (se non siete vegani va benissimo anche il miele) e qualche mandorla per il crunch che dà sempre tanta soddisfazione. Non dovete per forza essere vegani per amarla.

Queste quantità sono per due fuscelle da circa 200/250 grammi. Si trovano online, oppure potete usare anche quelle di riciclo delle ricotte acquistate in salumeria. L’importante è che abbiano i fori per lasciare scolare il siero.

Ricotta di mandorle
Ingredienti:

200 g di mandorle pelate
900 g acqua
40 g succo di limone
(eventualmente il sale)

Preparazione:
La sera precedente dovete mettere a bagno le mandorle nell’acqua. Non ne serve tanta, basta che siano coperte per bene e ci sia un dito di acqua sopra di esse.
Devono stare a mollo almeno otto ore, quindi vi consiglio di metterle a mollo, spegnere la luce e andarvi a fare un bel sonno ristoratore. Tanto non scappano!

Prendete quindi un frullatore, dopo che vi sarete svegliati e ben riposati, mettete nel bicchiere le mandorle senza l’acqua (so che alcuni lasciano l’acqua di governo, ma io ogni tanto ci trovo della schiumetta che non mi piace, quindi butto), e aggiungete 500 g di acqua.
Frullate alla massima potenza per qualche minuto, fino a che non si sarà formato il latte di mandorle. Le mandorle ben bagnate si sfalderanno con facilità.
Aggiungete quindi altri 400 g di acqua, e azionate ancora il frullatore per un minuto, giusto il tempo di amalgamare il tutto.

Prendete quindi un piccolo tegame, sufficientemente ampio da contenere il latte di mandorle che avete appena fatto, e portatelo al bollore.
Appena inizia a bollire, spegnete subito, e versate nel latte di mandorla il succo del limone.

Mescolate molto bene, in modo che il succo possa far cagliare il latte di mandorla.

Prendete quindi una bacinella, appoggiatevi sopra un colino (io ho usato uno scolapasta con la trama abbastanza fitta), copritelo con un telo di cotone (o una garza, ce ne sono alcune in commercio. Io ho usato uno strofinaccio di cotone), e facendo attenzione versate il contenuto del tegame piano, in modo che la parte acquosa (se fosse un latticino avrei detto il siero) inizi a colare, lasciando affiorare (ma l’avrete, a questo punto, già vista da voi!) la cagliata.
Se gradite, aggiungete il sale.

Fate sgocciolare qualche ora. A mano a mano che passa il tempo vedrete che nel telo si inizierà a formare una sostanza della consistenza della ricotta. Dopo circa tre o quattro ore prendete le vostre formine da ricotta, riempitele di Ricotta di mandorle, fatele sgocciolare ancora un’oretta e poi mettetele in frigorifero.

Si conservano tre o quattro giorni in frigorifero.
Le potete usare in purezza, o magari nei dolci, in sostituzione dello yogurt o del burro.

Gallette ai semi misti e il mio Grande Nord

Gallette ai semi misti e il mio Grande Nord

La regione scandinava mi ha sempre affascinato, e non solo per l’evidente aspetto naturalistico e per la mia spasmodica ricerca di un iceberg da abbracciare quando a Milano ci sono il 70% di umidità e 35 gradi all’ombra.
Nemmeno per la mia tendenza a comprare la qualunque appena entro da Ikea, per la hygge danese, per il Polo Nord e la casa di Babbo Natale.
La Scandinavia è un sentimento, è la colazione con salmone e aringhe, il pane di segale e il fuoco caldo quando fuori gela.
La mia Scandinavia è stata (finora) l’Islanda, perchè ho deciso di andare fin su in alto, nel Grande Nord, e farmi una foto tra gli iceberg.
Ad Agosto.
Col cappellino con i paraorecchi, la giacca a vento, e gli scarponcini da montagna. Ah, la soddisfazione.
Li ho abbracciati davvero gli iceberg d’estate.

Contrariamente a gran parte degli italiani in vacanza all’estero, che passano le giornate a struggersi al ricordo dei tortellini, e nelle sale di attesa degli aeroporti si scambiano ricette di famiglia e grandi sospiri nostalgici ripensando all’ultimo piatto decente di spaghetti al pomodoro mangiato a casa propria, quando vado all’estero mi faccio il punto di mangiare solo piatti locali.
Ora, confesso che l’hàkarl, ovvero lo squalo fermentato alla fine non l’ho assaggiato. Ci avrei anche provato ma la puzza il profumo di questa prelibatezza è abbastanza forte anche per me, e per le mie scorribande avventurose nelle cucine degli altri. Cadavere dello squalo putrefatto a parte, non mi sono tirata indietro di fronte a nulla.

Una delle cose che mi hanno accompagnata durante il mio viaggio, che nascondevo nello zaino per placare i languorini improvvisi, erano delle buonissime gallette ai semi misti, che su al Nord mangiano in una quantità spropositata, nemmeno fossero tanti passerottini.
Ne ho trovata una specie di versione nel libro La Nuova Cucina del Nord, che ho un po’ mediterraneizzato perchè ci ho messo l’olio per dare un po’ di sapore de’ noantri… e perchè non mi piaceva tanto solo con l’acqua.

Le Gallette ai Semi Misti si preparano davvero in un lampo, sono vegane e quindi perfette per partecipare al Veganuary anche quest’anno, sono buonissime anche da sole, e il bello è che ci potete mettere tutti i semi che volete. Il mio supermercato vende anche delle bustine di semi misti per insalata che spesso uso per realizzare questa ricetta, e vanno benissimo. Ma potete sbizzarrirvi come più vi piace. Cip cip.

Gallette ai semi misti
Ingredienti:
100 g farina 00
50 g farina di farro
160 g di semi misti (di solito uso semi di lino, di girasole, di zucca, di sesamo, di chia)
50 ml di olio di oliva (io uso l’EVO)
1 cucchiaino di sale fino
sale grosso per la superficie (opzionale)
acqua q.b.

Preparazione:
Le Gallette ai semi misti si preparano sporcando solo una ciotola (visto che sono pigra, è un altro bel vantaggio!), in cui vanno messe le farine e i semi misti, col sale.
Date una bella mescolata e poi aggiungete l’olio, e mescolatelo agli ingredienti secchi con una forchetta.
A questo punto, iniziate ad aggiungere l’acqua poco per volta, impastando con le mani fino a che non riuscirete a formare un impasto omogeneo e non più di tanto appiccicoso.
La quantità di acqua dipende dalle farine.
Io uso una miscela di farro e farina 00 perchè mi piace il sapore nocciolato del farro, ma potete anche farli solo con la farina 00, o anche con la farina 0. L’ultima volta ne ho messi all’incirca 80 grammi di acqua, non di più.
Stendete quindi l’impasto con un matterello sopra un foglio di carta forno, arrivando a uno spessore di un paio di millimetri.
Tagliate le Gallette ai semi misti nella forma che preferite (io le faccio rettangolari come le ho viste in Islanda, ma fatele pure quadrate, romboidali.. insomma, fate voi), posatele sulla teglia coperta di carta forno e, se vi piace, spargete sopra qualche altro fiocco di sale grosso (ma non è obbligatorio, se non vi piacciono troppo saporite).

Cuocetele in forno già caldo a 180 gradi per circa 15/20 minuti. Devono essere appena biscottate in superficie.
Fatele raffreddare un poco prima di toglierle dalla teglia, e gustatele.. quando volete!
Sono buone sempre!

L’enigmistica sotto l’ombrellone e i grissini integrali all’olio di Maremma e olive

L’enigmistica sotto l’ombrellone e i grissini integrali all’olio di Maremma e olive

Quando vado al mare, spesso mi metto nella spiaggia libera e cerco, anche a scapito della lontananza dal bagnasciuga, di tenermi a debita distanza dal resto dell’umanità villeggiante. Questa mia specie di misantropia da spiaggia è peggiorata con la pandemia.
Eppure, per quanto io cerchi di scappare, l’umanità mi viene sempre appresso.
E in un attimo di distrazione, intenta a fare il bagno, mi ritrovo l’ombrellone circondato di teli mare altrui, radioline, palloni e racchettoni, metri di focaccia grondante olio, borse frigo dei miracoli, e l’immancabile fenicottero gonfiabile.
Ad agosto è impossibile scappare.

Questa forzata vicinanza regala però qualche simpatico siparietto comico. Questa volta gli involontari protagonisti sono stati un gruppetto di cinque ragazzi, tra i diciotto e i vent’anni, non di più. Tutti intenti a fare insieme un cruciverba. I cruciverba sono uno dei passatempi da ombrellone più diffusi, che snocciolano perle di involontaria comicità. Magari qualcuno di voi ricorderà Abatantuono nel film “Vacanze di Natale ’90“. Ecco, così.
Il gioco collettivo è che uno di loro diceva a voce alta le definizioni, con le lettere che apparivano nello schema, e gli altri avrebbero dovuto aiutarlo a completare il cruciverba.
Il dramma si è abbattuto sulla definizione “il sito megalitico più famoso della Francia“. E finiva con una C! Il silenzio è calato sul gruppo.
Sguardi vuoti. Ancora più silenzio. “Ma non hai un’altra lettera?” Ah, sì, c’è una A come seconda. Altro silenzio. Qualcuno grida “Pasternak!”, ma no, non c’entra. Nel senso che non entra proprio, troppo lungo. Altrimenti ci avrebbero anche provato!

Mi viene da girarmi. Glielo dico o non glielo dico?
Ma come fanno a non conoscere i menhir di Carnac? Sono anche più antichi di Stonehenge, e ho avuto tempo fa pure il privilegio di vederli da vicino. Mentre vanno a tentoni sparando cose a caso che non finiscono per C, mi viene la tentazione di dirglielo, ma mi blocco.
Niente, l’ultimo megalite di Carnac li sfianca e li travolge. Chiudono la Settimana Enigmistica e vanno a tirare quattro calci al pallone.

Non proprio menhir, ma se li tenete in piedi magari fanno anche loro da strumenti astronomici… tutto sta nel provare!! Intanto però potete provare a fare qualche esperimento di chimica con la lievitazione di questi deliziosi Grissini all’olio e olive, tutto rigorosamente di Maremma.
Ovviamente fateli con olio e olive che più vi piacciono, saranno comunque buoni.
La ricetta è quella dei grissini semplici all’olio col farro che ho pubblicato qui, con qualche piccolissima modifica. Vi avviso, creano dipendenza.

Grissini all’olio d’oliva e olive
Ingredienti (per tre teglie di grissini):
250 g di farina integrale
250 g di farina manitoba (o 00, se non l’avete)
250 g di acqua tiepida
8 g lievito di birra
50 g olio EVO
8 g sale
70 g di olive già snocciolate e tagliate a pezzettini
olio e sale da mettere in superficie

Preparazione:
In una ciotola mettete la farina di farro (se non l’avete potete fare metà e metà di farina 00 e manitoba).
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida, e poi versatene una metà nella farina, e iniziate ad impastare.
Potete impastare a mano o con la planetaria.
Una volta che l’acqua si sarà assorbita, inserite anche il sale, e impastate di nuovo.
Poi aggiungete anche il resto dell’acqua con il lievito, e impastate nuovamente.
Aggiungete le olive tagliate a pezzettini (io le taglio al coltello, così ho dei pezzetti irregolari che danno un tocco di rustico che mi piace molto!).
Infine, aggiungete anche l’olio e impastate ancora, fino a che non raggiungerete una consistenza liscia e compatta.

Prendete il vostro impasto, ponetelo in una ciotola e copritelo con la pellicola.
Lasciatelo lievitare fino al raddoppio. La tempistica dipende dalla temperatura che avete in cucina, in generale tra 90 e 120 minuti.

Riprendete l’impasto, spolverate il piano di lavoro con un po’ di farina, e stendete l’impasto in forma rettangolare, a un’altezza intorno al mezzo centimetro.
Copritelo con la pellicola, o con un canovaccio, e fate riposare ancora una mezz’oretta.

Prendete un coltello (io mi trovo bene con la rotella tagliapizza, faccio più veloce!) e tagliate l’impasto in tanti bastoncini, e metteteli sulla teglia coperta di carta forno, leggermente distanziati. Ne riempirete circa tre teglie.
Potete lasciarli diritti o arrotolarli su se stessi. Io in questo caso li ho lasciati diritti.
Prendete un po’ di olio, e spennellate i grissini all’olio e olive sulla superficie, e poi spargete un po’ di sale fino sulla superficie dei grissini.

Cuocete i grissini in forno già caldo a 180 gradi per circa 20 minuti, poi lasciateli raffreddare in modo che si possano indurire.

Finito qui.
Ma quanto è semplice preparare in casa delle cose buone e che fanno anche bene?

Buoni come il pane… anzi, come i grissini!

Buoni come il pane… anzi, come i grissini!

Quanti proverbi conoscete che contengono la parola “pane”? Almeno una ventina vi verranno in mente senza nessuno sforzo. “Dire pane al pane“, “non è pane per i miei denti“, “guadagnarsi il pane“.. fino al più evangelico “non di solo pane…“.
Non hanno avuto la stessa sorte i grissini, che però hanno una nobilissima storia, e non potrebbe essere altrimenti visto che sono originari di Torino. La parola “grissino” deriva da ghërsa, un termine torinese che indica il pane di forma allungata, tipico della città. La storia ci racconta che i grissini nacquero alla fine del 1600, per far mangiare il piccolo Vittorio Amedeo II, futuro re inappetente (pare che fosse allergico al lievito).

Il successo fu immediato, e non solo a corte, tanto che da allora i grissini si diffusero pressoché ovunque in Italia. Si mangiano a colazione, a pranzo, cena… in ogni momento della giornata, insomma.
Stirati, robatà, all’olio, al sesamo, al finocchio… le varianti dei grissini sono innumerevoli, così come le forme, arrotolate, nodose, larghe, strette.

Ingredienti e forme a parte, i grissini sono amatissimi da chiunque. Vi sfido a trovare un solo italiano che al tavolo di un ristorante non abbia voracemente attaccato il misero pacchettino di grissini che viene offerto in attesa dell’arrivo del menù.

In questa lunghissima e nobile storia dei grissini mi inserisco umilmente anche io con la mia versione dei Grissini al farro all’olio, che si realizzano con una certa facilità, e che sto preparando ormai a nastro da qualche settimana. Ho fatto diverse prove prima di arrivare a una ricetta che tutti possano realizzare, con prodotti che si possono facilmente trovare in ogni casa (o comunque in ogni supermercato, per quanto piccolo possa essere).
L’importante è che l’olio che utilizzate sia un extravergine di oliva buono. Io ho approfittato per finire il mio amatissimo olio maremmano, l’ultima lattina acquistata la scorsa estate, che ha dato ai miei grissini un profumo e un gusto straordinari.

Provateli, ne vale davvero la pena.

Grissini di farro all’olio d’oliva
Ingredienti (per tre teglie di grissini):
500 gr di farina di farro
250 g di acqua tiepida
8 g lievito di birra
50 g olio EVO
8 g sale
olio e sale da mettere in superficie

Preparazione:
In una ciotola mettete la farina di farro (se non l’avete potete fare metà e metà di farina 00 e manitoba).
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida (mi raccomando, non calda altrimenti “ucciderà” il lievito), e poi versatene una metà nella farina, e iniziate ad impastare.
Se avete la planetaria sarà facilissimo e non vi sporcherete nemmeno le mani, ma si può fare benissimo anche a mano.
Una volta che l’acqua si sarà assorbita, inserite anche il sale, e impastate di nuovo.
Poi aggiungete anche il resto dell’acqua con il lievito, e impastate nuovamente.
Infine, aggiungete anche l’olio e impastate ancora, fino a che non raggiungerete una consistenza liscia e compatta.

Prendete il vostro impasto, ponetelo in una ciotola e copritelo con della pellicola.
Lasciatelo lievitare fino al raddoppio della massa. La tempistica dipende dalla temperatura che avete in cucina. In estate potrebbe volerci un’oretta e mezza circa, magari d’inverno una mezz’oretta in più.

Riprendete l’impasto, spolverate il piano di lavoro con un po’ di farina, e stendete l’impasto in forma rettangolare, a un’altezza intorno al mezzo centimetro.
Copritelo con la pellicola, o con un canovaccio, e fate riposare ancora una mezz’oretta.

Prendete un coltello (io mi trovo bene con la rotella tagliapizza) e tagliate l’impasto in tanti bastoncini, e metteteli sulla teglia coperta di carta forno, leggermente distanziati. Con queste quantità, di solito ne escono tre teglie.
Potete lasciarli diritti o arrotolarli su se stessi. Nella foto ho usato un paio di forme diverse, ma vi assicuro che sono buoni in ogni forma.

Prendete un po’ di olio, e spennellate i grissini di farro all’olio sulla superficie, e poi spargete un po’ di sale fino sulla superficie dei grissini.

Cuocete i grissini in forno già caldo a 180 gradi per circa 20 minuti, poi lasciateli raffreddare in modo che si possano indurire.
Si conservano per diversi giorni, ma non vi so dire quanti perchè… sono finiti sempre in due giorni!

Ode al bicarbonato e i Pancakes vegani

Ode al bicarbonato e i Pancakes vegani

Il vocabolario ci dice che la definizione più corretta di scoperta è “Acquisizione alla conoscenza e all’esperienza umana di luoghi, fenomeni, nozioni, oggetti prima sconosciuti”.
Avevo notato, leggendo tante ricette specie americane, che c’è sempre un pizzico di baking soda, cioè bicarbonato, anche quando veniva già utilizzato il lievito chimico, e mi chiedevo come mai.
La composizione del lievito chimico già include il bicarbonato. Per quanti non lo sapessero, il lievito che usiamo comunemente nei dolci è formato da una base alcalina, rappresentata proprio nella maggior parte dei casi dal bicarbonato, unita a una base acida e a un deumidificante per la conservazione (di solito un amido).
Quindi mi sono sempre chiesta perchè dare un boost di bicarbonato a un impasto che già ne ha.

La cucina è una scienza, non solo un’arte. Magari non una scienza esatta al grammo, ma vediamo tutti le trasformazioni del cibo quando viene cotto, e non possiamo non riconoscere dietro lo zampino della scienza. Fisica, chimica, biologia e sapore.
Quindi ho voluto dare una chance agli amici americani e al loro bicarbonato, e per farlo ho scelto una ricetta vegan che, per la mancanza di uova montate, ha la tendenza a non crescere un gran chè in cottura.

I Pancakes Vergani sono preparati con una banana matura come legante, che dà anche un buon sapore al prodotto finale, e molta dolcezza.
Purtroppo dà anche molta umidità, che non facilita il volume in cottura. Mi sembrava la occasione giusta per fare un esperimento chimico-fisico senza arrischiare una torta intera.
Che dire? Eureka!

I Pancakes Vegani sono venuti belli soffici, più alti del normale, e hanno mantenuto la morbidezza a lungo e non sono diventati quelle suole di scarpa che di solito diventano dopo qualche ora dalla cottura. Il bicarbonato aggiunge un po’ di sofficità all’impasto, e aiuta a intrappolare le bolle di gas che rendono l’impasto soffice.
Il segreto è in realtà un semplice processo biochimico. La base alcalina del bicarbonato reagisce a contatto con l’acido del limone (o dell’aceto) e oltre ad essere ipnotico vedere un esperimento di chimica nella nostra cucina, ha come risultato di aiutare le nostre preparazioni ad acquisire morbidità che dura nel tempo.

L’ho provato anche in un’altra preparazione (una ciambella normalissima) che si è mantenuta morbida anche se l’abbiamo lasciata (meglio: dimenticata) non coperta per due giorni.

Naturalmente il bicarbonato va usato con moderazione, perchè tende a dare un po’ di acidità. Troppo bicarbonato ha come effetto quello di gonfiare e poi sgonfiare subito il vostro dolce , rovinandolo. In questa ricetta ce n’è solo qualche grammo, e anche nei dolci da credenza ne metto anche meno. Ma la reazione è sufficiente per dare un aiutino al lievito chimico a mantenere l’impasto cotto come una nuvola.
Provatelo. Ne vale la pena.

Pancakes Vegani.

Ingredienti:

mezza banana matura
125 g farina 00 (o di farro)
130 ml latte di mandorla (o altro latte veg)
25 g zucchero
1 cucchiaino estratto di vaniglia
15 g olio dolce
6 g lievito per dolci
2 g bicarbonato
mezzo cucchiaino di aceto di mele o di succo di limone

Preparazione:
Schiacciate la banana a formare una poltiglia e mettetela da parte.

In una ciotole setacciate i secchi (farina, lievito, bicarbonato e zucchero).
versate sui secchi il mezzo cucchiaino di limone o aceto, e attendete qualche secondo che reagisca facendo tante bolle.

Aggiungete la banana schiacciata, l’olio, il latte vegetale e mescolate con una frusta a mano.

Ungete una padella con poco olio, e quando è ben calda versate un po’ di impasto, e cuocete a fuoco medio.
Girate il Pancake Vegano quando inizieranno a comparire le prime bollicine in superficie.

Un’altra versione dei pancakes vegani? guardate qui!

I pangoccioli e una mattina di pace

I pangoccioli e una mattina di pace

Dalle finestre della mia nuova cucina la luce entra intensa, e in queste mattine di tardo inverno, senza una nuvola e con l’aria frizzante, guardo fuori mentre lascio che i raggi mi scaldino la casa e le braccia. Strizzo un po’ gli occhi nel bagliore, mentre osservo in silenzio la mia tazza.

Uno dei pangoccioli fatti la sera prima in una mano, ancora profumato e fragrante come appena tolto dal forno.  Fisso la schiuma del cappuccino e ascolto. Il silenzio.

Il silenzio che questa mattina non c’è a Kiev, dove fischiano bombe e allarmi antiaerei, dove la gente piange negli scantinati la stessa lacrima di quelli che stano lontani, col cuore straziato. Non mi interessa sentire ragioni, né le ragioni. Voglio solo sentire il silenzio. Voglio una colazione di una mattina qualunque per tutti, col sole giallo che entra dalla finestra, il cielo blu e fuori il silenzio.

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Questo mi dice tutto quello che c’è da sapere.

Questi Pangoccioli Vegani sono leggeri e buonissimi, meriterebbero una introduzione più allegra. Ma sono tempi grami, questi. Lasciamo entrare la dolcezza con questi sofficissimi panini, e speriamo che finisca presto.

Ingredienti:

250 g Farina 00
250 g farina manitoba
300 g latte di mandorla
90 g gocce di cioccolato
20 g lievito di birra fresco
80 g zucchero
30 g olio
1 cucchiaino sale
1 bustina di vanillina

Procedimento:

Anzitutto, mettete al freezer per mezz’ora le gocce di cioccolato, così si deformeranno di meno in fase di cottura.
In una ciotola (anche quella della planetaria) mettete le farine e mescolate.

In un’altra ciotola sciogliete il lievito di birra in metà quantità (presa dal totale) del latte di mandorla (va bene anche quello di avena o di riso, come preferite) appena tiepido, con un cucchiaino di zucchero, anch’esso preso dal totale.

Una volta che si sarà sciolto, aggiungete il latte con sciolto il lievito nelle farine, e poi unite lo zucchero rimasto, l’alta metà del latte (al massimo a temperatura ambiente o un po’ tiepido, non freddo di frigo), il sale, la vanillina e l’olio, e impastate.

Ci vorrà un pochino, perchè l’impasto deve essere ben liscio ed incordato. Solo per ultimo inserite anche le gocce di cioccolato e finite di impastare.

Ponete l’impasto in una ciotola, copritelo con della pellicola e lasciatelo lievitare fino al raddoppio (dipende dalla temperatura a casa vostra, il mio dopo 90 minuti era pronto).

Riprendete l’impasto, e dividetelo in panetti di circa 50 grammi cadauno. Dategli la forma di un panino tondo, e poggiateli sulla teglia già coperta con carta forno. Distanziateli un po’ perchè cresceranno leggermente.

Coprite i pangoccioli con un canovaccio e fate raddoppiare ancora di volume (tra i 90 e i 120 minuti).

Poi scaldate il forno a 200 gradi, e ponete a cuocere i pangoccioli per circa 10 minuti.

Brioches girella all’arancia e i buoni propositi

Brioches girella all’arancia e i buoni propositi

Quest’anno mi sono guardata bene dal fare liste di buoni propositi, auspici, desideri. Mi sono limitata a stare lì, pigiamata, col naso appiccicato alla finestra a guardare i fuochi di artificio la notte di Capodanno, senza un solo pensiero ad attraversare la mente.
Poi ho abbassato le tapparelle, mi sono rintanata sotto il piumone, e mi sono sentita in beatitudine col mondo. Del resto, il tempo sospeso è così. Non c’è pressione del futuro, né peso del passato.

Gli ultimi anni sono stati una grande corsa senza fiato. Ho rincorso tutto, senza avere tempo per niente. Ho rincorso quello che la famiglia, la società, si aspettava da me. Anche quello che io stessa aspettavo da me. Non sempre ha coinciso con quello che realmente volevo, ma del resto correvo all’impazzata e non ho avuto nemmeno il tempo di chiedermelo.

Sono stata in ritardo anche a scrivere le ricette. Ho pubblicato foto brutte perché avevo perso l’ispirazione, e poi mi sono arrabbiata perché lo sapevo che erano brutte, ma la ispirazione non la riuscivo più a trovare. Mi sono rimessa a scrivere, ma poi mi sono ricordata che scrivere costa fatica, e poi non sempre ho qualcosa da dire.

Eppure in questo gennaio mi si è aperta una luce, una nuova sfida. Il Veganuary 2022 per me è stato questo, un misurarmi nuovo con la pasticceria vegana. Nuove idee, nuova voglia di mettermi in gioco e di sperimentare. Ma senza fretta, perché i lievitati chiamano pazienza.

Le brioches girella all’arancia sono state il risultato (riuscito!) dell’ultimo weekend di pasticci in cucina. Sto ancora misurandomi con il nuovo forno, che si spegne improvvisamente da solo quando decide che la torta è cotta (non lo è). Quindi ho sorvegliato a vista queste splendide brioches, e le ho viste prendere il colore dorato dell’impasto con lampi di luce della marmellata di arance, gocce traslucenti nella penombra del forno.

Queste brioches sono una piccola evoluzione delle Brioches sfogliate vegane che trovate qui . Non sono difficili, anzi.
Potete naturalmente farcirle con tutte le confetture che volete, la crema di nocciole… spazio alla fantasia!
A ogni stagione il suo ripieno, ed avrete delle fragranti brioches profumatissime per la vostra colazione, in versione vegan.

Ingredienti (per circa 8/9 brioches):
150 g farina di farro
150 g farina 00
150 ml di latte di mandorla intiepidito
8 g lievito di birra
40 ml olio di semi
la scorza di un’arancia (o limone) bio
3/4 cucchiai di marmellata di arance (o altra confettura)
1 cucchiaio di sciroppo di agave

Procedimento:
Intiepidite il latte leggermente e scioglietevi il lievito di birra all’interno.
Nella ciotola della planetaria (o in una ciotola qualsiasi) versate le due farine, mescolatele tra loro, e poi versare il latte con il lievito sciolto, l’olio e la scorza dell’agrume di vostra scelta.

Iniziate ad impastare. L’impasto potrebbe risultare poco elastico, ma dovete insistere (se avete la planetaria sarà più semplice) perchè alla fine tutto verrà insieme ed avrete un impasto abbastanza liscio.

Mettete l’impasto in una ciotola pulita, copritelo con la pellicola e fatelo lievitare fino al raddoppio.
Dipende dalla temperatura di casa vostra, di solito ci vogliono un paio di ore.

Riprendete l’impasto, e stendetelo con l’aiuto di un matterello a forma rettangolare. Stendete poi la marmellata sull’impasto, tenendovi a distanza di circa un centimetro dal bordo.

Arrotolate l’impasto, sigillate l’ultimo lembo premendo leggermente e poi, con un coltello affilato o con l’aiuto di un filo interdentale (fa meraviglie!) tagliate delle rotelle di impasto dell’altezza di circ due o tre dita.

Mettete le brioches girella sulla placca del forno coperta di carta forno, e lasciate lievitare ancora per circa un’ora, ancora coperte dalla pellicola.

Fate andare il forno in temperatura a 180 gradi, e cuocete le vostre brioches girella all’arancia per una ventina di minuti.

Appena le brioches girella all’arancia sono cotte, estraetele dal forno e spennellatele ancora calde con dello sciroppo di agave. Se lo sciroppo fosse molto denso, scaldatelo per brevissimo tempo per liquefarlo.

Lasciate raffreddare e poi gustate le vostre stupende brioches girella all’arancia.

Brioches sfogliate vegane

Brioches sfogliate vegane

Per tantissimo tempo la tradizione al mare era la colazione al bar. Quella lenta, senza fretta, con il giornale sul tavolino, una brioche calda e un cappuccino, a guardare gli altri vacanzieri che a loro volta strusciavano le ciabatte trascinando chili di sdraio ed ombrelloni. Direzione spiaggia.

Il cornetto caldo, il più delle volte, mi si piazzava sullo stomaco, e passavo le canoniche due ore di attesa prima di fare il bagno a cercare di combattere acidità e pesantezza, fino a che non ho abolito il croissant, e mi sono concentrata sul cappuccino. Effetti dell’età e della gastrite. Grazie stress.

Oltre alle burrose e pesanti brioches, possiamo però trovare un’alternativa gustosa e più leggera (decisamente più leggera). Certo, non sono uguali al 100%, ma queste Brioches sfogliate vegane sono buonissime, per niente pesanti, e profumatissime con l’aggiunta delle zeste del limone che danno una freschezza unica.

Magari non da mangiare al bar, anche se sono così facili che possono essere fatte pressoché ovunque ci sia un forno semplice da cucina! Qui sotto vi lascio la ricetta per 8 croissant leggerissimi, che si possono preparare in una manciata di ore.
Se avete tempo, vi do anche una alternativa a lunghissima lievitazione, con solo un grammo di lievito di birra fresco. Comunque le farete, verranno buonissime e la colazione sarà ancora più leggera e gustosa.

Se sono venute bene a me… verranno benissimo anche a voi! Pronti a preparare insieme le Brioches sfogliate vegane?

Ingredienti (per 8 croissant):

265 g farina manitoba
8 g lievito di birra fresco (1 g per la lievitazione lunghissima)
50 g zucchero semolato
135 g acqua leggermente tiepida
25 g olio semi + q.b. per la sfogliatura
Scorza grattugiata fine di 1 limone bio
Mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
Zucchero a velo per decorare

Preparazione:

In una ciotola capiente, o nella ciotola della planetaria, mettete la farina, lo zucchero, l’acqua in cui avrete sciolto il lievito e la scorza del limone, oltre alla vaniglia. Lavorate impastando (o con il gancio) fino a che l’impasto non sarà diventato omogeneo, quindi aggiungete l’olio a poco a poco.
Questo perché le farine assorbono in maniera diversa, non escludo che ce ne possa volere meno rispetto a quello che io ho pesato in questa ricetta.
Quando l’impasto sarà diventa liscio ed omogeneo (appiccicherà un po’) mettetelo in una ciotola pulita coperta dalla pellicola trasparente e fatelo lievitare per circa 4 ore.

Riprendete quindi l’impasto e dividetelo in 5 piccole palline di peso più o meno uguale (io sono andata ad occhio). Copritele con un canovaccio e fatele lievitare per circa mezz’ora/un’ora al massimo.

Riprendete le palline, e stendetele col mattarello ad una ad una, in modo che diventino dei cerchi (anche se sono irregolari non importa) .

Prendetene uno, spennellatelo con un po’ di olio, e appoggiatevi sopra un altro cerchio di impasto. E così via, fino a terminarli. L’ultimo non va spennellato.
Adesso prendete il mattarello e allargate e schiacciate i cerchi di impasto impilati, in modo che diventino un cerchio più largo e gli strati di attacchino tra loro.

Prendete poi un coltello affilato, o anche il taglia pizza, e dividete l’impasto in otto triangoli.

Partendo dalla base, fate una piccola incisione e poi arrotolate l’impasto triangolare fino alla punta.

Appoggiate le brioches sfogliate vegane sulla placca del forno coperta di carta forno e fatele lievitare, lasciandole ben distanziate.

Qui la ricetta si diversifica a seconda che facciate il metodo più veloce o quello più lento. Se avete messo un grammo di lievito potete lasciarle nel forno (spento) a lievitare per circa 12 ore.
Se invece ne avete messi 8 grammi di lievito, allora basteranno ancora un paio di ore.

Dopo che sarà trascorsa anche questa seconda lievitazione, spennellate di acqua la superficie delle brioches sfogliate vegane, distribuite sopra dello zucchero a velo setacciato e cuocete in forno già caldo a 180 gradi per 15 minuti.

Potete anche farcirle, se volete, io lo faccio a colazione, a seconda dell’umore!

Se volete un’altra versione di brioches vegane, provate queste!

Lattaiolo di mandorla con frutti rossi

Lattaiolo di mandorla con frutti rossi

La ricetta del Lattaiolo toscano di qualche tempo fa mi ha fatto venire voglia di provare a fare una versione vegana, visto che senza glutine lo è già.

Il tentativo è stato molto soddisfacente di gusto, e visto l’entusiasmo ho pensato di lasciarvi qualche idea per preparare il Lattaiolo di mandorla con frutti rossi, versione estiva e vegana (e forse è estiva perchè vegana?). Non pensate di realizzare la stessa consistenza del lattaiolo toscano, perchè naturalmente la mancanza di uova rende il composto più simile a un budino che ad una crema.

Per renderlo più consistente ho usato anche delle mandorle tritate finemente, ma credo che la farina di mandorle possa funzionare altrettanto bene (non ho provato, ma a senso ci sta).

Si prepara velocemente, basta un mixer casalingo e un po’ di voglia di sperimentare. La consistenza è molto particolare, ma il dolce delle mandorle con l’aspro dei frutti rossi (che ho zuccherato appena) crea un connubio perfetto.

Se avete dieci minuti liberi, il dessert è pronto.. e il frigorifero farà il resto!

Ingredienti (4 porzioni):
300 ml latte di mandorle non zuccherato
90 gr zucchero smeolato
100 g di mandorle (o farina di mandorle)
3 g agar agar
2 cucchiai succo di limone
buccia grattugiata di un limone bio
150 gr di frutti di bosco a scelta (io lamponi e fragole)

Procedimento:
Iniziate a preparare il Lattaiolo di mandorla con frutti rossi frullando nel mixer lo zucchero con le zeste. Lasciate poi riposare qualche minuto per far infondere degli oli profumati del limone.

Aggiungete poi nel mixer le mandorle e riducetele a farina (se avete la farina basterà dare un piccolo colpo di mixer per insaporire il tutto).

Unite il latte di mandorle tenendone da parte due cucchiai (serviranno per sciogliere l’agar agar). Frullate tutto per qualche minuto, per amalgamare il latte con il resto.

Sciogliete l’agar agar nei due cucchiai di latte di mandorla e mettete da parte.

In una piccola casseruola antiaderente scaldate il composto col latte di mandorla, unite anche l’agar agar sciolto e portate a sfiorare il bollore in modo da attivare l’agar agar.

Mescolate sempre con una piccola frusta a mano.

Quando avrà iniziato a bollire, spegnete il Lattaiolo di mandorla e frutti rossi, lasciare intiepidire a temperatura ambiente, e poi mettetelo nei vostri Bicchierini.
Lasciate rapprendere in frigo, io li ho lasciati tutta notte e sono venuti benissimo.

Preparare la salsa ai frutti rossi frullando i frutti lavati e mondati con un cucchiaio di zucchero (io l’hgo lasciata asprigna apposta, se non vi piace aggiungetene uno o due di più) e il succo di limone. Frullate con un mixer a immersione, e lasciate riposare in frigo.

Il giorno seguente, versate la salsa ai frutti rossi sul Lattaiolo di mandorla, e se volete aggiungete qualche frutto rosso, e delle piccole meringhe o quel che volete, e servite.