Arrivare a Montegrino Valtravaglia su una Fiat 128 non era uno scherzo. Pochi chilometri di tornanti a gomito facevano resuscitare anche l’ostia della prima comunione, e mentre stavo aggrappata alla maniglia della paura (ovvero quella interna dell’auto, lato passeggero) pregavo che il consueto rally estivo finisse presto.
I viaggi a Montegrino, dove i nonni passavano l’estate al fresco (non sempre) sfuggendo l’afa milanese, erano un’abitudine. La strada si inerpicava impervia, e dopo l’ultima curva si veniva catapultati negli Anni Cinquanta. Alla sinistra c’era il piccolo market che faceva da edicola, tabaccheria, frutteria, salumeria e tutto quanto poteva essere strettamente necessario. Perchè il superfluo, a Montegrino, ancora non era arrivato.
Nel centro del paesino, poco più su, c’era la piazzetta con la Chiesa centrale, e la mitica cabina del telefono. Il mio nonnino arrivava ai primi di luglio carico di valige e borse piene di gettoni per chiamare a casa, perchè il cellulare, a fine anni Settanta, ce lo potevamo solo immaginare. Nelle estati in cui mi fermavo anch’io a fare qualche settimana di villeggiatura, passavamo i pomeriggi a contare i gettoni e a fare “le pignette” per andare a fare la coda alla cabina, dopo cena, per chiamare casa.
Sulla sinistra si apriva una vietta buia, che qualcuno si ostinava a fare a doppio senso, ma in cui ci passava una macchina e mezza, e se incrociavi qualcuno era solo una sfilza di rosari sperando di passare senza strisciare contro le case di pietra, che costeggiavano la strada. I nonni prendevano in affitto uno stanzone lì, nella prima casa a sinistra.
Una vecchissima casa di ringhiera, con il bagno comune sul terrazzo. E quando dico il bagno, dico quello dei bisogni, perchè non c’era né doccia né vasca. C’era una bella baccinella che si riempiva di acqua scaldata sul fornelletto a gas.
Il terrazzino della ringhiera era coperto, così anche se pioveva (e pioveva spesso!) si poteva stare fuori a far passare gli interminabili pomeriggi di brutto tempo. Un anno mi sono perfino ingegnata e ho imparato a fare la maglia e mi sono fatta da sola un cardigan che era il mio personale orgoglio.
Però non pioveva sempre, e quando smetteva di piovere il nonno ed io andavamo verso la pineta a cercare le lumache e i funghi. Dei funghi prendevamo solo quelli che conosceva lui, ovviamente. Per le lumache, non ci sognavamo nemmeno di toccarle. Andavamo solo a cercarle e, quando si ritraevano nel guscio, cantavamo la canzoncina “o lùmaga lùmaghin, cascia foeura i tò curnin” e aspettavamo che la lumachina uscisse fuori dal guscio, e poi continuavamo la passeggiata.
Eravamo molto green, prima ancora che green significasse qualcosa!
Sono tanti anni che non vado più a Montegrino, ma una gita in Google Maps mi ha ricordato ancora quegli anni così semplici, fatti di gente che si trovava ai crocicchi della strade a chiacchierare, delle giornate che si prendeva la corriera per andare al mercato di Luino, e a vedere il Lago Maggiore, e tutte quelle cose genuine che da troppo tempo non faccio più.
A proposito di pinete, vi lascio una bella ideuzza da segnarvi per le prossime feste, cioè le Pigne Dolci. Sono di una semplicità disarmante, ma fanno una scena incredibile, e potete usarle come dolce ma pure come segnaposto di una bella tavolata allegra. Per simulare le brattee della pigna (cioè le scaglie) ho usato dei comuni cereali (io ho usato questi ma ce ne sono di tantissime altre marche), mentre l’interno è null’altro che l’impasto per realizzare il fondo delle cheesecake.
In giro sull’internet ne trovate in centinaia di versioni, qui sotto vi lascio le quantità e il procedimento che ho usato io per realizzare quattro pigne dolci di media grandezza.
Ingredienti:
100 g biscotti Digestive
15 g cacao amaro
5 g zucchero
50 g caffè (se le mangino anche i bimbi usate pure il latte, è uguale per la consistenza)
10 g burro
q.b. cereali al cacao
Preparazione:
Realizzare le pigne dolci è divertente e facilissimo! Mettete in un mixer i biscotti e riduceteli in polvere.
Aggiungete quindi anche gli altri due ingredienti secchi (zucchero e cacao) e azionate il mixer. Si creerà una corta di polvere dolce al cacao.
A questo punto, unite anche il burro sciolto col caffè (o il latte) e azionate un’ultima volta il mixer.
Si formerà in breve un impasto abbastanza compatto, lavorabile con le mani.
Prendetelo e dategli la forma di quattro coni (io ho fatto una pigna di 50 gr, una da 45gr e due più piccole dividendo l’impasto rimanente, ma nulla vieta che le facciate tutte uguali, come preferite).
A questo punto, completate le pigne dolci inserendo i cereali al cacao, partendo dall’alto. Coprite la punta del cono con un cereale capovolto, e poi scendete verso il basso, alternando i cereali. Una volta che avrete completato, mettetele in frigorifero per qualche ora in modo da lasciare all’impasto il tempo di consolidarsi.
Per un look più scenografico, potete anche spolverizzarle di zucchero a velo, oppure di cocco rapè.