Il tempo delle mele e la torta di mele, mandorle e arancia

Il tempo delle mele e la torta di mele, mandorle e arancia

Da cosa si capisce che è arrivato l’autunno?
Potrei dirvi le foglie che cadono, o il freschetto alla mattina.
Le giornate che si accorciano, i pantaloni che si allungano. Le finestre che si chiudono, e le coperte che si stendono.

Nulla per me parla più di autunno che il profumo di una buona torta di mele che cuoce nel forno.
Quell’aria calda di spezie, zucchero e frutta racconta di coccole, abbracci che scaldano, e gocce di pioggia che rigano i vetri delle finestre.
Mi è sembrato giusto inaugurare la nuova stagione proprio con lei, una torta di mele. Ma non una torta qualunque. Una Torta di mele budinosa.

L’ho soprannominata così perchè ha una consistenza molto particolare, quasi cremosa. Piena di frutta, con un leggero sentore di arancia e mandorle, questa torta è stata una bella (e fortunata) scoperta.
Pensavo in realtà di averla sbagliata, perchè volevo usare anche con le mele il tipo di lavorazione della mia prima Torta di carote e mandorle, quella in cui avevo montato a parte gli albumi per dare un po’ di consistenza al dolce. Solo che questo impasto mi era venuto davvero molto liquido, ed ero preoccupata che in forno non sarebbe mai lievitato, cotto… insomma, che sarebbe stato un disastro.

Invece la torta alle mele, arance e mandorle non solo è venuta bene, ma ha anche una consistenza molto da dessert, e in bocca esplode per intero il sapore e la fragranza delle mele. Ho usato il latte di mandorla per intensificare anche il profumo di mandorle, ed è così diventata anche una torta senza lattosio.
Soprattutto, è una torta buona e facilissima, per dare il benvenuto alla stagione, ops… al tempo delle mele!

Ingredienti (per una taglia da 20 cm):
3 mele (sono circa 650 g di peso, più o meno)
90 g zucchero semolato
100 g farina 00
1 cucchiaio di amido di mais
1 cucchiaio di marmellata di arance
succo di un’arancia
2 uova
8 g lievito per dolci
100 ml latte di mandorla
mandorle a lamelle per la decorazione
zucchero a velo per la decorazione

Preparazione:
Questa Torta di mele, mandorle e arancia è molto facile, e il passaggio più difficile (o quello più lungo) è di sbucciare e tagliare a pezzettini tutte le mele.
Mettetele poi in una ciotola e irroratele con il succo dell’arancia.
Se aveste a disposizione un’arancia bio, provate ad aggiungere anche la buccia grattugiata (io non l’avevo, ma dal profumo secondo me non starebbe male!).

In un’altra ciotola mettete le polveri (lo zucchero, la farina setacciata col lievito e l’amido di mais), e poi aggiungete mescolando i tuorli, il latte e il cucchiaio di marmellata.

Per ultime, aggiungete le mele con il succo, e mescolate con un cucchiaio di legno.

Montate a neve molto ferma gli albumi, e incorporateli nell’impasto con le mele, facendo attenzione a non smontarli.

L’impasto potrebbe essere abbastanza liquido, ma deve esserlo.

Prendete la vostra teglia, foderatela con la carta forno, e versate l’impasto, cercando di distribuire le mele su tutta la superficie.

Infornate la vostra Torta alle mele, arance e mandorle in forno già caldo a 170 gradi, e cuocetela per almeno 50 minuti. Io l’ho messa sul ripiano più basso del forno.
A metà cottura, se vedete che la superficie si sta scurendo, vi consiglio di coprire la superficie con un foglio di alluminio, così non si brucerà.

La torta è pronta quando lo stecchino uscirà solo leggermente umido.

Fate raffreddare bene prima di estrarla dalla teglia e servitela spolverata di zucchero a velo, se vi piace.

Cosa fare da grandi? I plumcake allo yogurt

Cosa fare da grandi? I plumcake allo yogurt

Provate a chiudere gli occhi e ad immaginarvi nel 1992. Molti di voi che leggete potreste non ricordarvelo affatto, semplicemente perché non eravate ancora nati, o forse eravate troppo piccoli per avere ricordi. Per molti di noi che c’eravamo, e magari eravamo più giovani di oggi ma già un po’ grandicelli, il 1992 è stato un anno pieno di eventi.

Tangentopoli che inizia, così come la guerra in Bosnia; Clinton è eletto Presidente degli Stati Uniti; visto che in questi giorni l’Inghilterra è al centro dell’attenzione mondiale, nel 1992 Carlo (sì, l’attuale Re) e Diana Spencer si separano, e il Castello di Windsor è colpito da un disastroso incendio. Le stragi di Capaci e Palermo. E’ anche l’ultimo anno che le Olimpiadi invernali ed estive si tengono nello stesso anno.

Nel 1992 studiavo ancora, l’unica cosa che – diciamocelo – mi viene discretamente bene. Avevo davanti tutto un futuro da inventare, e ogni giorno il mio futuro cambiava. Già avevo archiviato l’idea di fare la prof di inglese, la cantante/musicista, la cestista, la tennista, l’astronauta e la matematica. Ero nella fase della diplomatica, la funzionaria della Comunità Europea, la prima Segretaria donna dell’ONU.
Ovviamente non ho fatto nulla di ciò. Ma nel 1992 potevo ancora sognare – e ogni tanto mi permetto di farlo ancora oggi.

Il 1992 è anche notoriamente conosciuto come l’anno nel quale sono stati messi sul mercato la prima volta questi Plumcake allo yogurt che vedete nella foto, da parte di una notissima marca, che fa i dolcetti sotto il marchio che ha un celeberrimo mulino… va bene, basta così con i suggerimenti!
Sono ben trent’anni che questi Plumcake allo yogurt ci accompagnano, e finalmente mi sono presa un attimo di tempo per realizzarli anche io, partendo dalla ricetta di LuCake, che certamente conoscete. Mi sono venuti un po’.. diciamo vitaminizzati, con questa bella gobbettona, ma forse ho riempito un po’ troppo i pirottini. Il gusto però è ottimo, e per questo oggi ve li propongo con una mia piccola variazione, per una colazione sana, gustosa, facilissima e fatta in casa. Ma hanno pure qualche difetto, eh… tipo che finiscono troppo in fretta!

Ingredienti (per circa 8 mini plumcake):
200 g farina 00 (io ho usato il farro)
50 g amido di mais
2 uova
150 g zucchero semolato
100 g yogurt (potete usare quello vanigliato o naturale)
zeste di 1 limone bio
10 g lievito per dolci
60 g olio di semi
60 g latte
un pizzico di sale
zucchero a velo per decorare (opzionale)

Preparazione:
Realizzare i Plumcake allo yogurt è semplicissimo, nemmeno venti minuti e siete pronti ad infornarli. Non ci credete? Iniziamo!
In una ciotola montate bene (devono diventare chiarissime) le uova con lo zucchero.
Aggiungete quindi lo yogurt poco per volta, e continuate ad amalgamare con le fruste.
Unite poi le polveri (farina e lievito) setacciate, amalgamando all’impasto con le fruste a bassa veocità.
Infine, aggiungete l’olio, il latte e le zeste del limone, e amalgamate ancora. Per ultimo, un pizzico di sale.

Imburrate ed infarinate i pirottini, e versate al loro interno l’impasto, ma non riempiteli per più di due terzi, altrimenti uscirà tutto l’impasto.
Cuocete nel forno già caldo a 180 gradi per circa 20 minuti.
Controllate bene il vostro forno – il mio cuoce molto velocemente, già a 15 minuti stavano completando la cottura, ma potrebbe volerci anche qualche minuto in più.

Finito qui. Non vi avevo detto che era semplice?

Le cucine degli altri e i pancakes giapponesi

Le cucine degli altri e i pancakes giapponesi

Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene.
Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po’ meglio che pensare che sono rimasta proprio sola
.

Queste parole sono di Banana Yoshimoto, dal suo celeberrimo libro Kitchen. E’ stato un successo mondiale, eppure questo titolo non è stata la mia introduzione alla letteratura giapponese.
Che, come spesso accade, è avvenuta per caso.
Un supermercato, un libro in edizione economica in superofferta. Un nome buffo.
Chi mai avrà scelto come nome artistico “Banana”?

Quel libro si chiamava Sonno Profondo, una cosa che, di questi tempi desidero ardentemente ogni volta che tocco il cuscino, e che ogni notte finisce per sfuggirmi. Quella scrittura leggera che sprofondava l’inchiostro nelle solitudini umane, nel silenzio e nel mistero delle anime di ogni latitudine.
Dopo il letto, la cucina. Fu Kitchen, e da allora tutti i libri di Banana Yoshimoto. Ogni uscita per me è una festa. E poi Murakami, Kawaguchi, Ishiguro, e Sukegawa, e le sue Ricette della Signora Tokue, con cui torno in cucina, anzi nella pasticceria Doraharu.

La ricetta centrale del libro è la confettura an fatta con gli azuki che non ho trovato. Quindi niente dorayaki, ma un’altra dolcissima colazione in stile giapponese, i celeberrimi Pancakes Giapponesi. Avevano avuto il loro bel successo due o tre anni fa sull’Instagram, ma poi sono caduti nel dimenticatoio, a favore delle altre mode del momento.

Ve li ripropongo oggi, per una lenta ma dolcissima colazione della domenica e per l’appuntamento con le #colazioniraccontate. Si preparano davvero in pochissimo tempo, e con un po’ di frutta fresca, dello sciroppo di acero o di agave, ma anche un po’ di miele e della italianissima Nutella sono la fine del mondo. Quelli bravi li cuociono nei coppapasta, in modo da dar loro una scenografica altezza.
Io vi propongo il procedimento della corsa, per noi che amiamo più che la forma la sostanza .
Chi viene a colazione da me?

Ingredienti (per tre pancakes grandi):
2 uova
25 g zucchero semolato
20 ml latte (per la versione delattosata va bene anche quello di mandorla)
40 g farina manitoba
3 g lievito per dolci
un po’ di burro o di olio per ungere la padella

Preparazione:

I pancakes giapponesi sono semplicissimi da fare. Anzitutto occorre separare tuorli e albumi, e montare questi ultimi a neve ben ferma.
Mentre li montate, aggiungete lo zucchero in un paio di riprese (iniziate appena gli albumi iniziano a diventare bianchi).
Quando gli albumi sono ben montati, unite anche i tuorli, uno per volta. Dovete incorporarli con una spatola evitando di smontare il composto.

Dopo i tuorli unite il latte, e infine la farina manitoba e il lievito, che dovete setacciare bene e incorporare anche qui poco per volta. Non abbiate fretta!

Ora prendete una padella abbastanza capiente, e ungete il fondo con un po’ di burro o di olio.

Scaldatela, e poi ponete sul fondo la pastella – per ogni pancake mettete circa tre cucchiai di impasto. Per aiutarvi può essere utile usare il porzionatore del gelato, ma se non lo avete va bene il cucchiaio. Mettete prima una cucchiaiata di impasto per ciascun pancake, e poi sopra un’altra, e poi un’altra, così il pancake resterà ben soffice e alto.

Versate un paio di cucchiai di acqua ai lati della padella, e coprite il tutto con un coperchio (così si formerà il vapore per cuocere i pancakes).
Fate cuocere a fuoco medio-basso circa quattro o cinque minuti per lato.

Serviteli caldi o tiepidi con.. quello che volete!
Sono buoni anche con solo un po’ di zucchero a velo.

Torta cocco e albicocche. Preludio d’estate

Torta cocco e albicocche. Preludio d’estate

L’estate arriva piano piano, ma una volta presa la rincorsa fa un balzo e ci si sede accanto, con i suoi temporali repentini, il sole a picco a mezzogiorno, l’aria cristallina del mattino, e i colori di frutta e verdura.
Se l’autunno è arancione, l’estate è rossa, gialla, arancione, blu delle more nuove. Verde delle olive. Rossa dei pomodori e delle angurie. Arancione di pesche, meloni e albicocche.
All’angolo della mia via, in un anonimo giardinetto condominiale, troneggia un albicocco e una pianta di prugne che sono ancora un po’ indietro di maturazione.
Le prime albicocche della stagione però sono già arrivate sugli scaffali dei supermercati, anche se spesso sono ancora un po’ asprigne. Sode e altere, sono comparse di soppiatto tra asparagi e cetrioli, fragole e zucchine.
Mi sono lasciata tentare, ma invece che mangiarle “crude” in macedonia, ho pensato di addolcirle all’interno di un dolce perfetto per le colazioni di inizio estate.

La Torta cocco e albicocche è leggerissima, facile da preparare, e ha il gusto dell’estate. Cocco e albicocche sono una combinazione perfetta, e se non l’avete mai provata… bè, dovreste. Lo yogurt al posto del burro dona alla torta una sofficità unica, e la freschezza delle albicocche è perfetta con la dolcezza del cocco.

Come sempre non ci sono segreti, ma un sapiente “montaggio” delle uova, e la immancabile farina setacciata, che da’ ariosità all’impasto e lo aiuta a lievitare bene.

Questa ricetta viene dritta dritta dal blog di Mary , che a sua volta l’ha rubata a Martina di Raspberries & tulips. Questo è quello che mi piace della community delle foodbloggers: una ricetta diventa presto di tutti, un patrimonio condiviso che diventa più prezioso a mano a mano che esce dalle cucine di una persona per prendere la strada delle cucine del mondo.
Come sempre l’ho un po’ personalizzata, ma vi assicuro che è eccezionale in ogni versione.

Torta cocco e albicocche
Ingredienti (per una teglia da 20×20):
70 g farina 00 (io ho usato quella di farro)
45 g farina di cocco (io ho usato il cocco rapè)
90 g zucchero semolato
4 g lievito vanigliato
70 g yogurt (io alla vaniglia, se lo avete all’albicocca meglio)
1 uovo
50 ml olio (dal gusto delicato)
4 albicocche
zucchero a velo per decorare

Preparazione:
La Torta cocco e albicocche è semplicissima da preparare, la parte più complicata sarà lavare le albicocche asciugarle e tagliarle a spicchi (io ne ho ricavati circa tre da ciascuna metà).

In una ciotola montate le uova con lo zucchero, fino a che non diventano chiare e spumose.
Quindi aggiungete l’olio a filo e poi lo yogurt, sempre utilizzando la frusta per amalgamarli.
Setacciate quindi i secchi (cioè farina e lievito) ed incorporateli al mix delle uova.
Infine, unite la farina di cocco e mescolate con una leccapentole.

Prendete una teglia (io ne ho usata una quadrata, ma potete anche usarne una tonda da circa 20/22 cm), ricopritela con la carta forno (o imburratela e infarinatela per bene) e versate l’impasto, avendo cura di cercare di stenderlo su tutta la superficie in maniera uniforme.
Per ultimo, aggiungete gli spicchi di albicocca sulla superficie.

Infornate la vostra Torta al cocco e albicocche per 20/25 minuti a 170 gradi.
Mi raccomando, il forno deve essere già ben caldo!

Attendete che sia intiepidita prima di toglierla dalla teglia.

Plumcake fragole e cocco e benvenuto maggio

Plumcake fragole e cocco e benvenuto maggio

Le settimane che precedono il mio compleanno sono sempre dedicate ai bilanci dell’anno appena trascorso. Un attimo che rubo a me stessa per guardarmi indietro e guardarmi intorno, a dove sono e dove sono stata, prima di capire dove voglio andare.
Gli anni cominciano ad essere importanti, e ad ogni rintocco del compleanno che aggiunge una unità alle già tante decine mi rendo conto della strana curva che ha preso la mia vita, tra fotografie e teglie da forno.

E’ universalmente noto che non ho mai cucinato in vita mia fino al matrimonio, avvenuto un bel po’ avanti rispetto alla media (ma a noi piace essere originali!). E pure i primi anni non è che mi sia mai prodigata di più della apertura di qualche busta surgelata.
Difficile dire da dove sia venuta la mia illuminazione.
Escludendo Damasco, dove non sono mai stata, rimane la mia piccola cucina rossa, dove un pomeriggio di una domenica in cui mi annoiavo un po’ mi sono cimentata in una Torta alle carote. Da lì la strada è stata tutta in discesa.

Carota dopo carota, sono qui.
Le cose cambiano, e spesso in modi che non ci eravamo nemmeno prefigurati. Infatti… com’è che ultimamente ho iniziato a sognare una casa in campagna con un bel giardino e un orto io, che non ho mai contemplato di vivere altrove che non fosse una città?

Mentre mi crogiolo nel pensiero della mia bella casa di campagna, magari una campagna vicino al mare, spizzicando qualche fragola, ne uso qualcuna per fare un delizioso Plumcake alle Fragole e Cocco.
E’ semplicissimo realizzarlo. Basta una bella ciotola, e via.

Il Plumcake alle Fragole e Cocco è senza burro, che ho sostituito con del buon yogurt al cocco, che insieme a qualche cucchiaio di farina di cocco dà un profumo speciale… proprio quello dell’estate che si avvicina.
Con questo Plumcake alle Fragole e Cocco sarà bellissimo fare colazione nelle prime mattine di maggio.

Ingredienti:
250 g farina 00
50 g amido di mais (o di riso)
50 g farina di cocco
250 g yogurt al cocco
16 g lievito per dolci
succo di mezzo limone
zeste del limone
3 uova

Preparazione:
Sgusciate le uova e montatele bene con lo zucchero, in modo che si gonfino e diventino belle chiare.
Aggiungete poi lo yogurt, la scorza e il succo di limone e la farina di cocco.
Mescolate ancora con le fruste, ma a bassa velocità.

Ora potete unite gli ingredienti secchi, setacciati: farina, amido di mais e lievito.

Infine, prendete le fragole: lavatele bene, mondatele e asciugatele con un canovaccio.
Tagliatele a pezzetti non troppo piccoli.
Spolveratele con della farina e unitele all’impasto, amalgamando dolcemente con una spatola (o una leccapentole).

Prendete uno stampo per plumcake, foderatelo con della carta forno e versate l’impasto nello stampo.
Se volete potete coprire la superficie con della granella di zucchero.

Cuocete il Plumcake alle Fragole e Cocco nel forno già caldo a 180 gradi per circa 55 minuti, o un’ora.
Controllate a 50 minuti, perchè ogni forno ha il suo modo di cuocere.
Se notate che il Plumcake alle Fragole e Cocco inizia a scurirsi, potete coprirlo con un foglio di alluminio così non scurirà troppo.

Salvate il brutto anatroccolo! I biscotti ripieni di fragole

Salvate il brutto anatroccolo! I biscotti ripieni di fragole

Per quanto mi impegni a imparare a fare bene la spesa, purtroppo ci casco sempre. Avete voglia a girare col carrello e il foglietto in mano, a spuntare diligentemente la lista. Quando arriva lei, potete scommetterci che novantanovevolte su cento ci casco.
Arriva mascherata da qualsiasi cosa. L’offerta speciale, l’idea che balena all’improvviso, il “ne compro un altro perchè non si sa mai”, e .. tac. Il carrello si riempie di cose talvolta superflue, talvolta inutili, che poi hanno la tendenza ad andare a male molto più velocemente di quanto avrei mai voluto.

Sprecare il cibo è inqualificabile, ma sembra che questo non ci fermi dal buttarlo. Si stima che ogni anno un terzo del cibo prodotto nel mondo venga buttato o sprecato. Sono miliardi di tonnellate, per dire. Trenta chili pro capite. Una enormità.

Prendo spunto proprio dal Giorno della Terra, che ormai dal 1970 celebra il 22 aprile di ogni anno la giornata del nostro piccolo pianeta blu, come preservarlo e proteggerlo (purtroppo da noi), per ricordarci che il cambiamento nasce dalle piccole cose. Tipo dal carrello della spesa.

La ricetta che vi propongo oggi è non solo facile, ma utilissima per evitare di buttare la frutta un po’ troppo matura, magari ammaccatuccia. La frutta di oggi (rigorosamente di stagione!) sono le fragole che stavano tirando gli ultimi in frigorifero, ma la ricetta è talmente versatile che la potete rifare durante tutto l’anno, con quel che offre la natura. Pesche bianche e rosmarino, albicocche, frutti rossi e limone, prugne e vaniglia…

Ultimo particolare, non da poco per i fanatici della dieta: non c’è burro. Malgrado questo, i biscotti ripieni di fragole sono irresistibili. Vi lascio la ricetta con dosi per circa 26 biscotti del diametro di circa.. direi 6 millimetri. Potete usare un tagliabiscotti, ma anche una tazzina de caffè. Tondi, cuoricini… libero spazio alla fantasia.
C’è solo un mantra, obbligatorio.
Non si butta la frutta brutta.
Si fanno i biscotti più buoni del mondo.

Ingredienti:
400 g farina 00
2 uova medie
140 g zucchero semolato
120 g olio (delicato, io uso quello di riso)

per il ripieno:
200 g fragole
2 cucchiai zucchero
1 cucchiaino di maizena
un cucchiaino estratto di vaniglia (opzionale)

Preparazione:

Iniziamo a preparare i biscotti ripieni di fragole mettendo le fragole lavate e tagliate a pezzettini (e prive del picciolo) in un pentolino, con lo zucchero e l’estratto di vaniglia (se lo volete). Lasciate qualche minuto sul fuoco dolce mescolando di tanto in tanto, fino a che lo zucchero non si sia sciolto.
A questo punto, sciogliete la maizena in un cucchiaio di acqua in modo che non faccia grumi, e poi versatela sulle fragole, mescolando. Lasciate cuocere la frutta altri dieci minuti, mescolando spesso per evitare che si attacchi o bruci. La frutta sarà pronta quando avrà iniziato a sfaldarsi un po’ e il succo rilasciato dalla frutta avrà iniziato a condensarsi.
Togliete quindi dal fuoco e fate intiepidire.

Nel frattempo, potete preparare la frolla all’olio.
In una ciotola rompete le uova, aggiungete l’olio e lo zucchero ed emulsionate con una frusta a mano o una forchetta, in modo che lo zucchero inizi a sciogliersi.
Poi aggiungete la farina in tre riprese, aggiungendo quella successiva appena la precedente si sarà assorbita.

Poichè l’assorbimento della farina dipende dalla grandezza delle uova, se queste sono medio grandi potreste aver bisogno di qualche cucchiaio di farina in più. La frolla è pronta quando avrà smesso di essere appiccicosa.

Il bello della frolla all’olio è che non necessita di riposo.
Quindi, potete stenderla subito su un foglio di carta forno leggermente infarinato, tenendo uno spessore di circa tre/quattro millimetri (io vado a occhio, quindi non avete bisogno del goniometro!!!). Con il vostro tagliabiscotti (o coppapasta, o quel che avete) tagliate i dischi in numero pari, visto che poi li dovete accoppiare.

Ponete sulla teglia (coperta da un foglio di carta forno) metà dei dischetti, punzecchiateli leggermente con i rebbi della forchetta, e poi ponete al centro un po’ di fragole cotte (un cucchiaino, direi). L’importante è che lasciate un bordino intorno per sigillare il biscotto.

Ponete sopra alle fragole il dischetto di frolla di chiusura, premete leggermente sui bordi con le dita e poi chiudete bene con i rebbi della forchetta. Continuate fino ad esaurimento della pasta frolla.

Mettete la teglia con i vostri biscotti ripieni di fragole nel forno già caldo a 180° per circa venti minuti. Dovete toglierli quando iniziano a colorarsi leggermente.

Prima di staccarli dalla teglia attendete che si siano leggermente intiepiditi.

Potete servirli spolverati di zucchero a velo, ma anche senza. Sono buoni comunque. Se uscirà un po’ di liquido dalla calotta del biscotto, non vi preoccupate… è il succo più buono del mondo!

Matti per le fragole? Un’altra idea di biscotti alle fragole la trovate qui.

I pangoccioli e una mattina di pace

I pangoccioli e una mattina di pace

Dalle finestre della mia nuova cucina la luce entra intensa, e in queste mattine di tardo inverno, senza una nuvola e con l’aria frizzante, guardo fuori mentre lascio che i raggi mi scaldino la casa e le braccia. Strizzo un po’ gli occhi nel bagliore, mentre osservo in silenzio la mia tazza.

Uno dei pangoccioli fatti la sera prima in una mano, ancora profumato e fragrante come appena tolto dal forno.  Fisso la schiuma del cappuccino e ascolto. Il silenzio.

Il silenzio che questa mattina non c’è a Kiev, dove fischiano bombe e allarmi antiaerei, dove la gente piange negli scantinati la stessa lacrima di quelli che stano lontani, col cuore straziato. Non mi interessa sentire ragioni, né le ragioni. Voglio solo sentire il silenzio. Voglio una colazione di una mattina qualunque per tutti, col sole giallo che entra dalla finestra, il cielo blu e fuori il silenzio.

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Questo mi dice tutto quello che c’è da sapere.

Questi Pangoccioli Vegani sono leggeri e buonissimi, meriterebbero una introduzione più allegra. Ma sono tempi grami, questi. Lasciamo entrare la dolcezza con questi sofficissimi panini, e speriamo che finisca presto.

Ingredienti:

250 g Farina 00
250 g farina manitoba
300 g latte di mandorla
90 g gocce di cioccolato
20 g lievito di birra fresco
80 g zucchero
30 g olio
1 cucchiaino sale
1 bustina di vanillina

Procedimento:

Anzitutto, mettete al freezer per mezz’ora le gocce di cioccolato, così si deformeranno di meno in fase di cottura.
In una ciotola (anche quella della planetaria) mettete le farine e mescolate.

In un’altra ciotola sciogliete il lievito di birra in metà quantità (presa dal totale) del latte di mandorla (va bene anche quello di avena o di riso, come preferite) appena tiepido, con un cucchiaino di zucchero, anch’esso preso dal totale.

Una volta che si sarà sciolto, aggiungete il latte con sciolto il lievito nelle farine, e poi unite lo zucchero rimasto, l’alta metà del latte (al massimo a temperatura ambiente o un po’ tiepido, non freddo di frigo), il sale, la vanillina e l’olio, e impastate.

Ci vorrà un pochino, perchè l’impasto deve essere ben liscio ed incordato. Solo per ultimo inserite anche le gocce di cioccolato e finite di impastare.

Ponete l’impasto in una ciotola, copritelo con della pellicola e lasciatelo lievitare fino al raddoppio (dipende dalla temperatura a casa vostra, il mio dopo 90 minuti era pronto).

Riprendete l’impasto, e dividetelo in panetti di circa 50 grammi cadauno. Dategli la forma di un panino tondo, e poggiateli sulla teglia già coperta con carta forno. Distanziateli un po’ perchè cresceranno leggermente.

Coprite i pangoccioli con un canovaccio e fate raddoppiare ancora di volume (tra i 90 e i 120 minuti).

Poi scaldate il forno a 200 gradi, e ponete a cuocere i pangoccioli per circa 10 minuti.

Torta di farro all’olio di oliva e limone e la grande paura

Torta di farro all’olio di oliva e limone e la grande paura

Scrivere questo post mi pare un miracolo. Ho aperto questo piccolo spazio nella rete qualche anno fa ormai, la seconda esperienza dopo una prima volta finita un po’ male, per condividere una piccola passione con chi, come me, ha voglia di rilassarsi standosene con le mani in pasta.
Prima di schiacciare il bottone “pubblica” avevo mille aspettative, paure e paranoie. Ogni foto, ogni ricetta, provata e riprovata, l’emozione dei primi commenti (“allora c’è qualcuno là fuori!”), il dubbio di cosa e come scrivere, la voglia di scrivere e raccontare, attraverso le ricette, la vita.
Talvolta con tanta fatica, perchè la vita là fuori incalza, e non sempre avevo voglia o avevo, semplicemente, qualcosa da dire.

All’improvviso, tutto questo era scomparso. Una pagina bianca al posto delle tante foto e parole che ben conoscevo mi ha fatto temere per il peggio. Possibile che avessi perso tutto? Quattro e oltre anni di lavoro potevano essere spariti così?
Alla notte mi chiedevo se avessi schiacciato un testo, il classico bottone rosso dell’autodistruzione. Ma non saprei nemmeno dove si trova. Allora ho iniziato a pensare che, forse, era il destino che cercava di dirmi qualcosa – lascia stare, che tanto non è roba per te, questa.

Probabilmente non lo è roba per me, questa.
Talvolta però mi soffermo a pensare a come sia bello cucinare insieme. Io pubblico una ricetta così, una domenica sera qualunque; magari qualcuno ci inciampa dentro, magari ci arriva tramite IG. Diciamo dieci persone, per essere ottimisti. Di queste dieci, due pensano che sì, la possono anche fare quella ricetta. Si mettono a prepararla insieme a me, che parlo loro attraverso queste parole, e siamo in tre a cucinare questa stessa cosa, e chiacchieriamo di farine, uova e zucchero.
E poi quel qualcosa esce dal forno, e che so, quattro o cinque persone assaggiano, e gli piace.
Così questo breve testo, scritto una domenica sera, mi ha messo in contatto con dieci persone che non conoscerò mai, ma che sono state con me in qualche modo.
E non potete sapere quanto questo mi faccia stare bene.

Un’altra cosa che conforta è questa Torta di farro all’olio di oliva e limone. La ricetta base l’avevo tirata giù da un sito americano che purtroppo non ho segnato subito, e quindi chiedo venia all’autrice. C’era una quantità di olio che mi pareva perfino un po’ imbarazzante, e quindi l’ho in parte sostituita con del latte di mandorla, che col limone sta davvero bene. Il risultato è stata una torta alta e morbida, con un profumo delicato e una leggerezza meravigliosa. La farina di farro completa l’opera (ma potete anche usare la farina 00).
La Torta di farro all’olio di oliva e limone è anche semplicissima da fare, quindi non avete scuse per non prepararvi una deliziosa torta per la prima colazione. La quantità di ingredienti è per una teglia da 20/max 22 cm.

Ingredienti:
250 g farina di farro
220 g zucchero semolato
100 ml olio di oliva extravergine (meglio se di gusto fruttato)
100 g latte di mandorla
succo e zeste di 1 limone (naturalmente bio e con buccia edibile!)
16 g lievito
3 uova

Preparazione:
La Torta di farro all’olio di oliva e limone è il paradigma della semplicità. Vi serve solo lo sbattitore e un po’ di buona volontà. Se avete questi due strumenti, avete già metà torta preparata!

Mettete le uova e lo zucchero in una ciotola e con lo sbattitore elettrico montatele per bene, fino a duplicarle di volume. Ci vorranno circa cinque minuti, ma credetemi, ne vale la pena per la sofficità della torta (sofficità…. si dice, vero?).
A questo punto, incorporate l’olio (sempre con lo sbattitore in azione), il latte di mandorla, il succo e le zeste del limone grattugiate finemente.
Per ultimo, unite le polveri, cioè la farina di farro e il lievito.
Per aumentare la lievitazione e renderla bella alta bisogna incorporare aria, e questo si può fare non solo sbattendo bene le uova, ma anche setacciando la farina col lievito.

Foderate di carta forno una tortiera di 20/22 cm di diametro, versate l’impasto così ottenuto, livellatelo e cuocete nel forno già caldo a 160 gradi per i primi 35 minuti; coprite lo stampo con un foglio di carta di alluminio (così la torta non si scurirà troppo) e alzate a 180° la temperatura del forno, e cuocete ancora almeno mezz’ora.
Questi tempi li ho testati per lo stampo da 20 cm, per quello da 22 cm abbassate di 10 minuti i tempi di cottura con le due temperature.
Non ho provato, ve lo dico subito, ma a occhio dovrebbe funzionare. In ogni caso, fate sempre la prova con lo stecchino.

Una volta cotta, capovolgete la Torta di farro all’olio di oliva e limone sulla gratella e fatela raffreddare per bene prima di toglierla dalla teglia.
Servitela con la glassa al limone oppure, se siete di corsa come me, basta una spolverata di zucchero a velo.

Crostata vegana con crema al caffè e cosa ho imparato da Veganuary

Crostata vegana con crema al caffè e cosa ho imparato da Veganuary

Gennaio, mese dei nuovi inizi, dei (buoni) propositi. Mese che saluta la pausa natalizia, stressante come ogni anno, ma quest’anno più di ogni anno, tra tamponi, quarantene, conta dei positivi e i negativi che si sentono accerchiati come l’ultimo rinoceronte bianco in mezzo a un gruppo di bracconieri armati.

Gennaio è anche il mese di Veganuary, scelto non a caso perchè, tra i buoni propositi, spesso c’è anche quello di cambiare totalmente vita. E come non catalogare la scelta vegana tra quelle che la vita non solo te la cambiano, ma te la stravolgono?
Quindi un mese, uno soltanto, si puo’ provare a mettersi alla prova, a cambiare davvero, prima di tutto, prospettiva sulle cose di ogni giorno, come mangiare. Attività primordiale e principale. Il motore dei nostri muscoli, del nostro cervello, del nostro tutto.

E adesso a noi. Perchè ho deciso per un mese intero di proporre solo (visto che questo blog è nato proprio così) dolci vegani?
(Per inciso, non solo li ho fatti, li ho anche mangiati, e con viva e vibrante soddisfazione, come diceva Crozza imitando il Presidente Napolitano!)

Perchè amo le sfide, prima di tutto. Ripensare all’ordinario facendolo diventare stra-ordinario, e non senza qualche insuccesso e disastro (che fa parte del processo di apprendimento).
Perchè probabilmente il veganesimo imperfetto diventerà sempre più preponderante, perchè il sistema alimentare attuale non so se reggerà ancora a lungo.
Perchè, comunque, i dolci vegani che mi sono riusciti (e pure quelli usciti inguardabili) sono buoni.

Difficoltà? Moltissime. Addensare un impasto senza uova spesso è una traggedia (con due g), sostituire lo zucchero con altri dolcificanti non mi è sempre riuscito, e – che sia chiaro a tutti – da solo lo yogurt di soia non lo mangerei mai perchè sa obiettivamente di cartone.

Però. L’ho fatto. Mi sono messa alla prova.
Questa è la mia ultima creazione, la Crostata vegana con crema al caffè (vegana pure lei, naturalmente). La ricetta della frolla vegan più buona, dopo una serie di tentativi, è quella del Maestro Montersino. Per la crema al caffè, ho modificato leggermente la crema pasticcera all’arancia che ho postato su Instagram ma non qui (aveva suscitato così poco interesse che non mi era perso il caso riproporla).
Fatela, vi assicuro che non ve ne pentirete. A parte che è obiettivamente buona, ma è facile, più di quanto non pensiate. La potete realizzare con del caffè amaro della moka, ma anche con il Nescafé , che segue anche pratiche di raccolta sostenibili.

Ingredienti (per una tortiera da 20 cm):
250 g farina (potete usare la 0 o anch eil farro, la 00 se non ne avete altre va bene comunque)
80 g zucchero di canna (o semolato)
60 g acqua
60 g olio di semi
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
mezzo cucchiaino di lievito
1 pizzico sale

per la crema
500 g latte di mandorla
40 g maizena
3 cucchiaini caffè solubile (per la ricetta col caffè della moka leggete la preparazione sotto)
90 g zucchero semolato o di canna
1 cucchiaino di estratto di vaniglia

Preparazione:
Iniziamo a preparare la Crostata vegana con crema al caffè dalla crema.
In un pentolino mettete la maizena con un pochino di latte di mandorla. Non ne serve tanto, solo per sciogliere l’amido di mais ed evitare i grumi. Aggiungete anche l’estratto di vaniglia (o i semi di mezzo baccello) e mescolate.
Unite poi il restante latte, i tre cucchiaini di caffè solubile e lo zucchero e mescolate molto bene.

Se avete il caffè, mettete 100 ml di caffè della moka e togliete 100 ml dalla quantità di latte di mandorla.

Mettete sul fuoco il pentolino e portate il tutto a bollore a fiamma medio bassa. Quando raggiunge il bollore fate cuocere per un paio di minuti al massimo, abbassando la fiamma al minimo. Divrebbe rimanere una crema densa ma non troppo.
A questo punto, togliete il pentolino dal fuoco, coprite la crema con un po’ di pellicola per evitare che si formi la crosticina sulla superficie e fate raffreddare.

Nel frattempo preparate la frolla vegana, mettendo in una ciotola lo zucchero e l’acqua. Mescolate con una forchetta per fare sciogliere lo zucchero, poi unite l’olio e miscelate nuovamente. Infine, unite a poco a poco la farina setacciata con il lievito, e quando si sarà formato un panetto che non appiccica più, copritelo con la pellicola e mettetelo a riposare in frigo per mezz’ora.

Trascorso questo periodo, riprendete la frolla dal frigorifero, dividetela in due parti e con l’aiuto del matterello stendetela a formare un cerchio delle dimensioni della teglia (di solito metto più impasto per il sotto, così posso ben coprire anche i lati.
Ungete e infarinate la teglia (potete usare anche gli spray non stick, ce ne sono alcuni in commercio che sono vegani, come questo che uso io di Fratelli Rebecchi. Preciso che è #noadv, li compro tutti!).

Prendete la frolla stesa più grande, e mettetela sul fondo della teglia. Bucherellate il fondo con i rebbi della forchetta.
Riprendete la vostra crema al caffè, e disponetela all’interno della frolla stesa uniformandola.
Coprite poi il tutto con il secondo disco di frolla, e abbiate cura di sigillare i bordi.
Per essere sicura, con i ritagli di pasta frolla rimasti, ho ricavato tante striscioline con l’aiuto della rotella taglia ravioli, e li ho posti tutti intorno al bordo della crostata.

Fate un forellino al centro della torta, se volete mettete della granella di nocciole sulla superficie (io l’ho fatto per decorazione e perchè sono buone, ma sono opzionali, potete usare anche le mandorle o niente). Mettete quindi la Crostata vegana con crema al caffè in forno già caldo a 180 gradi e cuocete per circa 35/40 minuti.

Il mio nuovo forno è Speedy Gonzales e l’ho dovuta tirare fuori alla mezz’ora perchè si stava bruciacchiando ai lati, voi ovviamente regolatevi e estraete la torta dal forno quando inizia a dorare in superficie. In generale 35/40 minuti è la cottura che copre tutti i tipi di forno.

Quando si sarà raffreddata toglietela dalla vostra teglia e spolverate la superficie di zucchero a velo.

Se bon vi piace il caffè, che ne dite di questa Crostata vegana alle mele?

Brioches sfogliate vegane

Brioches sfogliate vegane

Per tantissimo tempo la tradizione al mare era la colazione al bar. Quella lenta, senza fretta, con il giornale sul tavolino, una brioche calda e un cappuccino, a guardare gli altri vacanzieri che a loro volta strusciavano le ciabatte trascinando chili di sdraio ed ombrelloni. Direzione spiaggia.

Il cornetto caldo, il più delle volte, mi si piazzava sullo stomaco, e passavo le canoniche due ore di attesa prima di fare il bagno a cercare di combattere acidità e pesantezza, fino a che non ho abolito il croissant, e mi sono concentrata sul cappuccino. Effetti dell’età e della gastrite. Grazie stress.

Oltre alle burrose e pesanti brioches, possiamo però trovare un’alternativa gustosa e più leggera (decisamente più leggera). Certo, non sono uguali al 100%, ma queste Brioches sfogliate vegane sono buonissime, per niente pesanti, e profumatissime con l’aggiunta delle zeste del limone che danno una freschezza unica.

Magari non da mangiare al bar, anche se sono così facili che possono essere fatte pressoché ovunque ci sia un forno semplice da cucina! Qui sotto vi lascio la ricetta per 8 croissant leggerissimi, che si possono preparare in una manciata di ore.
Se avete tempo, vi do anche una alternativa a lunghissima lievitazione, con solo un grammo di lievito di birra fresco. Comunque le farete, verranno buonissime e la colazione sarà ancora più leggera e gustosa.

Se sono venute bene a me… verranno benissimo anche a voi! Pronti a preparare insieme le Brioches sfogliate vegane?

Ingredienti (per 8 croissant):

265 g farina manitoba
8 g lievito di birra fresco (1 g per la lievitazione lunghissima)
50 g zucchero semolato
135 g acqua leggermente tiepida
25 g olio semi + q.b. per la sfogliatura
Scorza grattugiata fine di 1 limone bio
Mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
Zucchero a velo per decorare

Preparazione:

In una ciotola capiente, o nella ciotola della planetaria, mettete la farina, lo zucchero, l’acqua in cui avrete sciolto il lievito e la scorza del limone, oltre alla vaniglia. Lavorate impastando (o con il gancio) fino a che l’impasto non sarà diventato omogeneo, quindi aggiungete l’olio a poco a poco.
Questo perché le farine assorbono in maniera diversa, non escludo che ce ne possa volere meno rispetto a quello che io ho pesato in questa ricetta.
Quando l’impasto sarà diventa liscio ed omogeneo (appiccicherà un po’) mettetelo in una ciotola pulita coperta dalla pellicola trasparente e fatelo lievitare per circa 4 ore.

Riprendete quindi l’impasto e dividetelo in 5 piccole palline di peso più o meno uguale (io sono andata ad occhio). Copritele con un canovaccio e fatele lievitare per circa mezz’ora/un’ora al massimo.

Riprendete le palline, e stendetele col mattarello ad una ad una, in modo che diventino dei cerchi (anche se sono irregolari non importa) .

Prendetene uno, spennellatelo con un po’ di olio, e appoggiatevi sopra un altro cerchio di impasto. E così via, fino a terminarli. L’ultimo non va spennellato.
Adesso prendete il mattarello e allargate e schiacciate i cerchi di impasto impilati, in modo che diventino un cerchio più largo e gli strati di attacchino tra loro.

Prendete poi un coltello affilato, o anche il taglia pizza, e dividete l’impasto in otto triangoli.

Partendo dalla base, fate una piccola incisione e poi arrotolate l’impasto triangolare fino alla punta.

Appoggiate le brioches sfogliate vegane sulla placca del forno coperta di carta forno e fatele lievitare, lasciandole ben distanziate.

Qui la ricetta si diversifica a seconda che facciate il metodo più veloce o quello più lento. Se avete messo un grammo di lievito potete lasciarle nel forno (spento) a lievitare per circa 12 ore.
Se invece ne avete messi 8 grammi di lievito, allora basteranno ancora un paio di ore.

Dopo che sarà trascorsa anche questa seconda lievitazione, spennellate di acqua la superficie delle brioches sfogliate vegane, distribuite sopra dello zucchero a velo setacciato e cuocete in forno già caldo a 180 gradi per 15 minuti.

Potete anche farcirle, se volete, io lo faccio a colazione, a seconda dell’umore!

Se volete un’altra versione di brioches vegane, provate queste!