Le cucine degli altri e i pancakes giapponesi

Le cucine degli altri e i pancakes giapponesi

Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene.
Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po’ meglio che pensare che sono rimasta proprio sola
.

Queste parole sono di Banana Yoshimoto, dal suo celeberrimo libro Kitchen. E’ stato un successo mondiale, eppure questo titolo non è stata la mia introduzione alla letteratura giapponese.
Che, come spesso accade, è avvenuta per caso.
Un supermercato, un libro in edizione economica in superofferta. Un nome buffo.
Chi mai avrà scelto come nome artistico “Banana”?

Quel libro si chiamava Sonno Profondo, una cosa che, di questi tempi desidero ardentemente ogni volta che tocco il cuscino, e che ogni notte finisce per sfuggirmi. Quella scrittura leggera che sprofondava l’inchiostro nelle solitudini umane, nel silenzio e nel mistero delle anime di ogni latitudine.
Dopo il letto, la cucina. Fu Kitchen, e da allora tutti i libri di Banana Yoshimoto. Ogni uscita per me è una festa. E poi Murakami, Kawaguchi, Ishiguro, e Sukegawa, e le sue Ricette della Signora Tokue, con cui torno in cucina, anzi nella pasticceria Doraharu.

La ricetta centrale del libro è la confettura an fatta con gli azuki che non ho trovato. Quindi niente dorayaki, ma un’altra dolcissima colazione in stile giapponese, i celeberrimi Pancakes Giapponesi. Avevano avuto il loro bel successo due o tre anni fa sull’Instagram, ma poi sono caduti nel dimenticatoio, a favore delle altre mode del momento.

Ve li ripropongo oggi, per una lenta ma dolcissima colazione della domenica e per l’appuntamento con le #colazioniraccontate. Si preparano davvero in pochissimo tempo, e con un po’ di frutta fresca, dello sciroppo di acero o di agave, ma anche un po’ di miele e della italianissima Nutella sono la fine del mondo. Quelli bravi li cuociono nei coppapasta, in modo da dar loro una scenografica altezza.
Io vi propongo il procedimento della corsa, per noi che amiamo più che la forma la sostanza .
Chi viene a colazione da me?

Ingredienti (per tre pancakes grandi):
2 uova
25 g zucchero semolato
20 ml latte (per la versione delattosata va bene anche quello di mandorla)
40 g farina manitoba
3 g lievito per dolci
un po’ di burro o di olio per ungere la padella

Preparazione:

I pancakes giapponesi sono semplicissimi da fare. Anzitutto occorre separare tuorli e albumi, e montare questi ultimi a neve ben ferma.
Mentre li montate, aggiungete lo zucchero in un paio di riprese (iniziate appena gli albumi iniziano a diventare bianchi).
Quando gli albumi sono ben montati, unite anche i tuorli, uno per volta. Dovete incorporarli con una spatola evitando di smontare il composto.

Dopo i tuorli unite il latte, e infine la farina manitoba e il lievito, che dovete setacciare bene e incorporare anche qui poco per volta. Non abbiate fretta!

Ora prendete una padella abbastanza capiente, e ungete il fondo con un po’ di burro o di olio.

Scaldatela, e poi ponete sul fondo la pastella – per ogni pancake mettete circa tre cucchiai di impasto. Per aiutarvi può essere utile usare il porzionatore del gelato, ma se non lo avete va bene il cucchiaio. Mettete prima una cucchiaiata di impasto per ciascun pancake, e poi sopra un’altra, e poi un’altra, così il pancake resterà ben soffice e alto.

Versate un paio di cucchiai di acqua ai lati della padella, e coprite il tutto con un coperchio (così si formerà il vapore per cuocere i pancakes).
Fate cuocere a fuoco medio-basso circa quattro o cinque minuti per lato.

Serviteli caldi o tiepidi con.. quello che volete!
Sono buoni anche con solo un po’ di zucchero a velo.

Il lunedì più lunedì. Biscottoni da inzuppo

Il lunedì più lunedì. Biscottoni da inzuppo

Agosto sta placidamente scivolando via, insieme alle inesorabili gocce di calore di questa interminabile estate bollente. Settembre è già pronto in attesa sulla banchina, scuotendo indietro la testa e i suoi ricci terra di Siena, un biglietto in mano, gli occhi pieni di aspettative e tanti nuovi sogni e progetti nella valigia.
Settembre è un gennaio più dolce e caldo, profumato di vendemmia e mele nuove, e di mille nuovi inizi.

La fine dell’estate si avvicina sempre più, e mi mancherà molto la frutta zuccherina e succosa di questa stagione, con i suoi colori vivi e squillanti. Quest’anno mi sono sbizzarrita nel preparare dolci a base di frutta, e ho anche preparato qualche conserva, che magari apparirà su questi schermi. Mi mancheranno anche i pomeriggi rilassati ad ascoltare le cicale e il vento tra i pini, le letture al tramonto cullate dalla risacca del mare, le colazioni lente, l’odore del cocco delle creme solari, la schiaccia calda del forno, raccogliere le more di rovo, camminare senza fretta, la frutta del contadino, le colline sinuose e i campi di girasoli.

E il profumo del basilico.

Il basilico di Maremma

Quest’anno il basilico è stato uno degli odori che più ha beneficiato del sole infinito degli ultimi mesi, e non ricordo di aver mai assaggiato un basilico così pieno di sapore e di profumo. Ne ho portato un po’ a casa, l’ho lavato e congelato, e incredibilmente anche appena scongelato conserva un meraviglioso odore. Ho cercato di salvare qualche semino che ho messo a essiccare per la semina.

Per scacciare la inevitabile nostalgia, oggi mi concedo una colazione lenta con dei biscotti che sono una vera coccola. I Biscottoni da inzuppo sono fatti con ingredienti semplici che tutti hanno in casa, si preparano con facilità e, per quel che mi riguarda, mi hanno aiutato a sbarazzarmi di un panetto di burro che avevo in scadenza.
La ricetta base è di Benedetta Rossi, cui ho apportato qualche modifica per andare incontro a quel che avevo in dispensa.
Con queste quantità ho realizzato circa una ventina di biscottoni, ovviamente dipende dalle dimensioni che darete ai vostri dolci.

Ingredienti:
380 g di farina 00 (io ho fatto un misto di farina 00 e farina di farro)
125 g burro a temperatura ambiente
100 g zucchero semolato
6 g lievito per dolci
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
un pizzico di sale

Preparazione:
In una ciotola abbastanza capiente rompete le uova e mescolatele leggermente con l’aiuto di una forchetta.
Quando sono amalgamate, unite anche il burro a temperatura ambiente, e continuate ad amalgamare.
Fate ora sciogliere lo zucchero mescolandolo con uova e burro, poi aggiungete l’estratto di vaniglia e infine, unite le farine e il lievito.
Io ho aggiunto la farina a poco a poco, setacciandola a mano a mano che la inserivo.
Potete anche omettere il setaccio, anche se io personalmente lo preferisco perchè in questo modo i biscotti lievitano meglio.

Quando l’impasto non sarà più appiccicoso, potete lasciarlo riposare in frigo una mezz’oretta coperto dalla pellicola.

Riprendete quindi l’impasto e stendetelo con l’aiuto del matterello e di un po’ di farina su un foglio di carta forno, a una altezza di 3/4 mm.
Potete tagliare i biscotti come preferite, e se non avete il tagliabiscotti nessun problema, potete tagliarli della forma che volete usando la rotella taglia ravioli.
Volevo farli romboidali ma purtroppo non sono mai stata brava in disegno tecnico, e ho dovuto reimpastare e ripiegare su anonimi rettangoloni.

Cuocete i vostri Biscottoni da inzuppo nel forno già caldo a 180 gradi per 20 minuti. Devono leggermente colorarsi ma non biscottare.
Fateli raffreddare prima di staccarli dalla teglia.

Questi Biscottoni da inzuppo si conservano per una settimana in un contenitore di vetro oppure in un sacchetto per la conservazione degli alimenti.

I temporali dopo Ferragosto e i biscotti alle arachidi

I temporali dopo Ferragosto e i biscotti alle arachidi

Mentre osservo dal balcone il primo vero temporale post Ferragostano di questa estate di fuoco, mi torna in mente una delle scene finali del celeberrimo film Sapore di Mare.
Il temporale si abbatte sulla spiaggia, settembre allunga la sua ombra sugli ombrelloni chiusi, sferzati dal vento, le nuvole grigie si abbassano e sfiorano il mare, lo inghiottono.
Se chiudo gli occhi, al ticchettio della pioggia sento aggiungersi un ritornello conosciuto, quello che dice che l’estate sta finendo.
Eh già.

In realtà l’estate è ancora lunga, ed è stata lunghissima in questo anno rovente. Però il primo temporale dopo Ferragosto ha il sapore delle cose che finiscono, delle valigie che si chiudono, delle spiagge che si svuotano. Mi assale una leggera nostalgia di casa, che si accompagna a una voglia di cambiare tutto, che mi sta inseguendo senza sosta ormai da un paio di anni.
Sono pervasa da una costante inquietudine, fatta di nuvole basse e grigie come quelle di oggi all’orizzonte.

Il profumo della pineta bagnata è dolce e acuto, e mi ricorda quando qui ancora uscivo per raccogliere i pinoli. Ora non se ne trovano quasi più. Però le fronde verdi dei pini marittimi che danzano al vento contro un cielo di latte e argento riescono a darmi un po’ di serenità.

Con il vento che spazza un po’ di caldana, è tempo di ridare fiato ai forni, e oggi avrei proprio voglia di rifare questi Biscotti alle arachidi, che avevo preparato ormai qualche mese fa per il mio compleanno. Erano nati come biscotti alle mandorle, ma avevo dovuto buttare via il pacchettino delle mandorle già aperto per la presenza di qualche ospite indesiderato…. e quindi ho risolto di usare il pacchetto di arachidi che giaceva lì da Natale.
Mai avrei pensato che il risultato sarebbe stato così delizioso! Sono entrati di diritto tra i biscotti che riproporrò in altre occasioni, anche perchè sono facilissimi da realizzare.

Io ho usato la farina di farro, ma potete usare anche la farina 00.
Essendo pensati per le mandorle, ho usato il latte di mandorla che avevo in casa. Ma se non avete problemi di intolleranze o se non siete vegani, usate pure il latte vaccino. Si conservano bene in un barattolo di vetro per tre o quattro giorni, ma secondo me.. li finite prima!

Biscotti alle arachidi (per circa 30 biscotti):
Ingredienti:
150 g farina di farro
50 g amido di mais
90 g zucchero semolato
100 g circa di arachidi già sgusciate (io ne ho pesate due manciate)
90 g olio di semi
35 g latte (di mandorla per la versione vegana)
3 g lievito per dolci
un pizzico di sale
una punta di cucchiaino di bicarbonato

Preparazione:
Tagliate al coltello le arachidi sgusciate, avendo cura di lasciarne qualcuna intera per la successiva decorazione. Io ne ho lasciate una quindicina (intere) quindi diciamo trenta metà. Le taglio al coltello perchè mi piacciono irregolari, e scrocchiano bene sotto ai denti.

In una ciotola mettete tutti gli ingredienti secchi (farina, zucchero, lievito, bicarbonato, sale e amido di mais) e mescolate.
In un altro contenitore mescolate invece tutti i liquidi (olio, latte) e mescolate bene in modo che si emulsionino.

Versate quindi i liquidi nei secchi, mescolando bene prima con un cucchiaio e poi con le mani in modo da creare un panetto di impasto compatto.
Per ultime, aggiungete le arachidi tagliate al coltello.

Impastate bene, poi, coprite l’impasto con la pellicola e fate riposare il tutto in frigorifero per circa trenta minuti.

Riprendete l’impasto, e ricavate delle piccole palline di impasto. Non le ho pesate, ma fate conto che erano un po’ più piccole di una noce e mettetele sulla teglia coperta di carta forno.

Con l’aiuto di un tagliabiscotti, appiattite al suo interno ciascuna pallina in modo che si formino dei biscottini tondi (il mio tagliabiscotti è di circa 6 cm di diametro). Lasciate un po’ di spazio tra un biscotto e l’altro, ma siccome non crescono molto non è necessario distanziarli tantissimo.
Potete decorarli in superficie con una delle mezze arachidi che avete tenuto da parte.

Cuocete i biscotti nel forno già caldo a 170 gradi per circa 15 minuti.

Lasciate raffreddare e poi.. gustate!!

L’enigmistica sotto l’ombrellone e i grissini integrali all’olio di Maremma e olive

L’enigmistica sotto l’ombrellone e i grissini integrali all’olio di Maremma e olive

Quando vado al mare, spesso mi metto nella spiaggia libera e cerco, anche a scapito della lontananza dal bagnasciuga, di tenermi a debita distanza dal resto dell’umanità villeggiante. Questa mia specie di misantropia da spiaggia è peggiorata con la pandemia.
Eppure, per quanto io cerchi di scappare, l’umanità mi viene sempre appresso.
E in un attimo di distrazione, intenta a fare il bagno, mi ritrovo l’ombrellone circondato di teli mare altrui, radioline, palloni e racchettoni, metri di focaccia grondante olio, borse frigo dei miracoli, e l’immancabile fenicottero gonfiabile.
Ad agosto è impossibile scappare.

Questa forzata vicinanza regala però qualche simpatico siparietto comico. Questa volta gli involontari protagonisti sono stati un gruppetto di cinque ragazzi, tra i diciotto e i vent’anni, non di più. Tutti intenti a fare insieme un cruciverba. I cruciverba sono uno dei passatempi da ombrellone più diffusi, che snocciolano perle di involontaria comicità. Magari qualcuno di voi ricorderà Abatantuono nel film “Vacanze di Natale ’90“. Ecco, così.
Il gioco collettivo è che uno di loro diceva a voce alta le definizioni, con le lettere che apparivano nello schema, e gli altri avrebbero dovuto aiutarlo a completare il cruciverba.
Il dramma si è abbattuto sulla definizione “il sito megalitico più famoso della Francia“. E finiva con una C! Il silenzio è calato sul gruppo.
Sguardi vuoti. Ancora più silenzio. “Ma non hai un’altra lettera?” Ah, sì, c’è una A come seconda. Altro silenzio. Qualcuno grida “Pasternak!”, ma no, non c’entra. Nel senso che non entra proprio, troppo lungo. Altrimenti ci avrebbero anche provato!

Mi viene da girarmi. Glielo dico o non glielo dico?
Ma come fanno a non conoscere i menhir di Carnac? Sono anche più antichi di Stonehenge, e ho avuto tempo fa pure il privilegio di vederli da vicino. Mentre vanno a tentoni sparando cose a caso che non finiscono per C, mi viene la tentazione di dirglielo, ma mi blocco.
Niente, l’ultimo megalite di Carnac li sfianca e li travolge. Chiudono la Settimana Enigmistica e vanno a tirare quattro calci al pallone.

Non proprio menhir, ma se li tenete in piedi magari fanno anche loro da strumenti astronomici… tutto sta nel provare!! Intanto però potete provare a fare qualche esperimento di chimica con la lievitazione di questi deliziosi Grissini all’olio e olive, tutto rigorosamente di Maremma.
Ovviamente fateli con olio e olive che più vi piacciono, saranno comunque buoni.
La ricetta è quella dei grissini semplici all’olio col farro che ho pubblicato qui, con qualche piccolissima modifica. Vi avviso, creano dipendenza.

Grissini all’olio d’oliva e olive
Ingredienti (per tre teglie di grissini):
250 g di farina integrale
250 g di farina manitoba (o 00, se non l’avete)
250 g di acqua tiepida
8 g lievito di birra
50 g olio EVO
8 g sale
70 g di olive già snocciolate e tagliate a pezzettini
olio e sale da mettere in superficie

Preparazione:
In una ciotola mettete la farina di farro (se non l’avete potete fare metà e metà di farina 00 e manitoba).
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida, e poi versatene una metà nella farina, e iniziate ad impastare.
Potete impastare a mano o con la planetaria.
Una volta che l’acqua si sarà assorbita, inserite anche il sale, e impastate di nuovo.
Poi aggiungete anche il resto dell’acqua con il lievito, e impastate nuovamente.
Aggiungete le olive tagliate a pezzettini (io le taglio al coltello, così ho dei pezzetti irregolari che danno un tocco di rustico che mi piace molto!).
Infine, aggiungete anche l’olio e impastate ancora, fino a che non raggiungerete una consistenza liscia e compatta.

Prendete il vostro impasto, ponetelo in una ciotola e copritelo con la pellicola.
Lasciatelo lievitare fino al raddoppio. La tempistica dipende dalla temperatura che avete in cucina, in generale tra 90 e 120 minuti.

Riprendete l’impasto, spolverate il piano di lavoro con un po’ di farina, e stendete l’impasto in forma rettangolare, a un’altezza intorno al mezzo centimetro.
Copritelo con la pellicola, o con un canovaccio, e fate riposare ancora una mezz’oretta.

Prendete un coltello (io mi trovo bene con la rotella tagliapizza, faccio più veloce!) e tagliate l’impasto in tanti bastoncini, e metteteli sulla teglia coperta di carta forno, leggermente distanziati. Ne riempirete circa tre teglie.
Potete lasciarli diritti o arrotolarli su se stessi. Io in questo caso li ho lasciati diritti.
Prendete un po’ di olio, e spennellate i grissini all’olio e olive sulla superficie, e poi spargete un po’ di sale fino sulla superficie dei grissini.

Cuocete i grissini in forno già caldo a 180 gradi per circa 20 minuti, poi lasciateli raffreddare in modo che si possano indurire.

Finito qui.
Ma quanto è semplice preparare in casa delle cose buone e che fanno anche bene?

Se la vita ti dà limoni… fai una Torta al Limone!

Se la vita ti dà limoni… fai una Torta al Limone!

Se la vita ti dà limoni, fatti una limonata” è un proverbio americano, reso famoso qualche anno fa da una canzone di Beyoncé, che si chiama, guarda caso, Lemonade.
Il significato è abbastanza intuitivo, fai il meglio con quello che hai.

Questo è uno dei proverbi che si dovrebbero avere sempre davanti, tatuati sulla fronte… fate voi qual è il vostro metodo migliore per non dimenticarlo.
Le avversità della vita sono sempre tante, i rovesci di fortuna più frequenti dei colpi della dea bendata, e trarre il meglio da situazioni oltremodo complicate non è mai facile. Però prendersi i limoni e farsi una limonata può salvare la vita veramente, quindi meglio farseli amici – i limoni.

I limoni sono grandissimi protagonisti in cucina, ma non solo. Ci sono tradizioni, simbolismi, e tantissime canzoni che celebrano questo frutto che, almeno per quel che mi riguarda, è tra i miei preferiti nella stagione estiva ma non solo.

I limoni pare provengano dall’Asia, ma erano già in Europa nella Grecia Antica: i pomi d’oro rubati da Ercole erano proprio loro, i limoni, che sono anche raffigurati in un sacco di affreschi e mosaici che risalgono ai romani. Gli egizi lo usavano addirittura per imbalsamare le mummie!

Il limone è anche stato utilizzato come simbolo di Maria, la madre di Gesù, visto che il limone era conosciuto per le sue proprietà antisettiche, che gli avevano fatto guadagnare la fama di salvavita, proprio come la Madonna (non la cantante).

E poi le canzoni, tante. Da Il Tempo dei Limoni di Luigi Tenco, a Un Gelato al Limon di Paolo Conte, fino a Lemon Tree, un tormentone di metà degli Anni Novanta.

Anche su questo piccolo blog trovate decine di dolci che hanno come protagonista il limone. Ve l’ho detto, mi piace! Un po’ di zeste bastano per dare quel non so ché alla più banale delle creme pasticcere, al budino, all’impasto della crostata.
Ma il limone da’ il meglio di sé quando è protagonista, come in questa facilissima e velocissima Torta al Limone. E’ la torta che piace a me, quella che si fa di corsa quando a casa c’è poco o niente, e rimane fragrante per diversi giorni e profuma tantissimo di limone. Si può fare anche in una teglia da 22 cm di diametro, ma io l’ho fatta in una teglia di quelle di alluminio usa e getta da 27 x 17 cm.
Così non ho nemmeno dovuto lavarla!

Ingredienti:
200 g farina 00
150 g zucchero semolato
8 g lievito per dolci
2 uova a temperatura ambiente
50 ml olio di semi o di mais (gusto delicato)
150 ml acqua
succo di un limone (il mio era all’incirca 120 ml perchè era grosso)
buccia grattugiata del suddetto limone (quindi prendetelo bio!)
1 cucchiaino estratto di vaniglia (se non la avete usate la vanillina)

Preparazione:

Questa Torta al Limone è davvero facilissima da fare, adattissima anche ai meno esperti.
In un contenitore rompete le uova, e aggiungete olio, acqua, succo di limone, zeste del limone e l’estratto di vaniglia, e mescolate con una frusta fino a che gli ingredienti si siano amalgamati.

In un’altra ciotola mettete le polveri, ossia la farina 00, lo zucchero, il lievito (e la vanillina, se non avete l’estratto) e mescolate con una forchetta.

Versate il liquido con le uova nella ciotola con le polveri, e amalgamate bene (io ho usato una frusta a mano per evitare i grumi, lo consiglio).

Prendete una teglia (come vi dicevo, io ho usato quella di alluminio), foderatela di carta forno e versatevi l’impasto.

Mettete la teglia a cuocere nel forno già scaldato a 180 gradi per circa trenta minuti.

Attendete che si sia freddata prima di toglierla dalla teglia, e spolveratela se vi va con lo zucchero a velo, e poi tagliatela a cubotti.

Se volete un’altra idea col limone, provate la Torta all’olio di oliva e limone.

Torta cocco e albicocche. Preludio d’estate

Torta cocco e albicocche. Preludio d’estate

L’estate arriva piano piano, ma una volta presa la rincorsa fa un balzo e ci si sede accanto, con i suoi temporali repentini, il sole a picco a mezzogiorno, l’aria cristallina del mattino, e i colori di frutta e verdura.
Se l’autunno è arancione, l’estate è rossa, gialla, arancione, blu delle more nuove. Verde delle olive. Rossa dei pomodori e delle angurie. Arancione di pesche, meloni e albicocche.
All’angolo della mia via, in un anonimo giardinetto condominiale, troneggia un albicocco e una pianta di prugne che sono ancora un po’ indietro di maturazione.
Le prime albicocche della stagione però sono già arrivate sugli scaffali dei supermercati, anche se spesso sono ancora un po’ asprigne. Sode e altere, sono comparse di soppiatto tra asparagi e cetrioli, fragole e zucchine.
Mi sono lasciata tentare, ma invece che mangiarle “crude” in macedonia, ho pensato di addolcirle all’interno di un dolce perfetto per le colazioni di inizio estate.

La Torta cocco e albicocche è leggerissima, facile da preparare, e ha il gusto dell’estate. Cocco e albicocche sono una combinazione perfetta, e se non l’avete mai provata… bè, dovreste. Lo yogurt al posto del burro dona alla torta una sofficità unica, e la freschezza delle albicocche è perfetta con la dolcezza del cocco.

Come sempre non ci sono segreti, ma un sapiente “montaggio” delle uova, e la immancabile farina setacciata, che da’ ariosità all’impasto e lo aiuta a lievitare bene.

Questa ricetta viene dritta dritta dal blog di Mary , che a sua volta l’ha rubata a Martina di Raspberries & tulips. Questo è quello che mi piace della community delle foodbloggers: una ricetta diventa presto di tutti, un patrimonio condiviso che diventa più prezioso a mano a mano che esce dalle cucine di una persona per prendere la strada delle cucine del mondo.
Come sempre l’ho un po’ personalizzata, ma vi assicuro che è eccezionale in ogni versione.

Torta cocco e albicocche
Ingredienti (per una teglia da 20×20):
70 g farina 00 (io ho usato quella di farro)
45 g farina di cocco (io ho usato il cocco rapè)
90 g zucchero semolato
4 g lievito vanigliato
70 g yogurt (io alla vaniglia, se lo avete all’albicocca meglio)
1 uovo
50 ml olio (dal gusto delicato)
4 albicocche
zucchero a velo per decorare

Preparazione:
La Torta cocco e albicocche è semplicissima da preparare, la parte più complicata sarà lavare le albicocche asciugarle e tagliarle a spicchi (io ne ho ricavati circa tre da ciascuna metà).

In una ciotola montate le uova con lo zucchero, fino a che non diventano chiare e spumose.
Quindi aggiungete l’olio a filo e poi lo yogurt, sempre utilizzando la frusta per amalgamarli.
Setacciate quindi i secchi (cioè farina e lievito) ed incorporateli al mix delle uova.
Infine, unite la farina di cocco e mescolate con una leccapentole.

Prendete una teglia (io ne ho usata una quadrata, ma potete anche usarne una tonda da circa 20/22 cm), ricopritela con la carta forno (o imburratela e infarinatela per bene) e versate l’impasto, avendo cura di cercare di stenderlo su tutta la superficie in maniera uniforme.
Per ultimo, aggiungete gli spicchi di albicocca sulla superficie.

Infornate la vostra Torta al cocco e albicocche per 20/25 minuti a 170 gradi.
Mi raccomando, il forno deve essere già ben caldo!

Attendete che sia intiepidita prima di toglierla dalla teglia.

Buoni come il pane… anzi, come i grissini!

Buoni come il pane… anzi, come i grissini!

Quanti proverbi conoscete che contengono la parola “pane”? Almeno una ventina vi verranno in mente senza nessuno sforzo. “Dire pane al pane“, “non è pane per i miei denti“, “guadagnarsi il pane“.. fino al più evangelico “non di solo pane…“.
Non hanno avuto la stessa sorte i grissini, che però hanno una nobilissima storia, e non potrebbe essere altrimenti visto che sono originari di Torino. La parola “grissino” deriva da ghërsa, un termine torinese che indica il pane di forma allungata, tipico della città. La storia ci racconta che i grissini nacquero alla fine del 1600, per far mangiare il piccolo Vittorio Amedeo II, futuro re inappetente (pare che fosse allergico al lievito).

Il successo fu immediato, e non solo a corte, tanto che da allora i grissini si diffusero pressoché ovunque in Italia. Si mangiano a colazione, a pranzo, cena… in ogni momento della giornata, insomma.
Stirati, robatà, all’olio, al sesamo, al finocchio… le varianti dei grissini sono innumerevoli, così come le forme, arrotolate, nodose, larghe, strette.

Ingredienti e forme a parte, i grissini sono amatissimi da chiunque. Vi sfido a trovare un solo italiano che al tavolo di un ristorante non abbia voracemente attaccato il misero pacchettino di grissini che viene offerto in attesa dell’arrivo del menù.

In questa lunghissima e nobile storia dei grissini mi inserisco umilmente anche io con la mia versione dei Grissini al farro all’olio, che si realizzano con una certa facilità, e che sto preparando ormai a nastro da qualche settimana. Ho fatto diverse prove prima di arrivare a una ricetta che tutti possano realizzare, con prodotti che si possono facilmente trovare in ogni casa (o comunque in ogni supermercato, per quanto piccolo possa essere).
L’importante è che l’olio che utilizzate sia un extravergine di oliva buono. Io ho approfittato per finire il mio amatissimo olio maremmano, l’ultima lattina acquistata la scorsa estate, che ha dato ai miei grissini un profumo e un gusto straordinari.

Provateli, ne vale davvero la pena.

Grissini di farro all’olio d’oliva
Ingredienti (per tre teglie di grissini):
500 gr di farina di farro
250 g di acqua tiepida
8 g lievito di birra
50 g olio EVO
8 g sale
olio e sale da mettere in superficie

Preparazione:
In una ciotola mettete la farina di farro (se non l’avete potete fare metà e metà di farina 00 e manitoba).
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida (mi raccomando, non calda altrimenti “ucciderà” il lievito), e poi versatene una metà nella farina, e iniziate ad impastare.
Se avete la planetaria sarà facilissimo e non vi sporcherete nemmeno le mani, ma si può fare benissimo anche a mano.
Una volta che l’acqua si sarà assorbita, inserite anche il sale, e impastate di nuovo.
Poi aggiungete anche il resto dell’acqua con il lievito, e impastate nuovamente.
Infine, aggiungete anche l’olio e impastate ancora, fino a che non raggiungerete una consistenza liscia e compatta.

Prendete il vostro impasto, ponetelo in una ciotola e copritelo con della pellicola.
Lasciatelo lievitare fino al raddoppio della massa. La tempistica dipende dalla temperatura che avete in cucina. In estate potrebbe volerci un’oretta e mezza circa, magari d’inverno una mezz’oretta in più.

Riprendete l’impasto, spolverate il piano di lavoro con un po’ di farina, e stendete l’impasto in forma rettangolare, a un’altezza intorno al mezzo centimetro.
Copritelo con la pellicola, o con un canovaccio, e fate riposare ancora una mezz’oretta.

Prendete un coltello (io mi trovo bene con la rotella tagliapizza) e tagliate l’impasto in tanti bastoncini, e metteteli sulla teglia coperta di carta forno, leggermente distanziati. Con queste quantità, di solito ne escono tre teglie.
Potete lasciarli diritti o arrotolarli su se stessi. Nella foto ho usato un paio di forme diverse, ma vi assicuro che sono buoni in ogni forma.

Prendete un po’ di olio, e spennellate i grissini di farro all’olio sulla superficie, e poi spargete un po’ di sale fino sulla superficie dei grissini.

Cuocete i grissini in forno già caldo a 180 gradi per circa 20 minuti, poi lasciateli raffreddare in modo che si possano indurire.
Si conservano per diversi giorni, ma non vi so dire quanti perchè… sono finiti sempre in due giorni!

Cookies lamponi e cioccolato bianco

Cookies lamponi e cioccolato bianco

E’ arrivato quel periodo dell’anno. Più nello specifico, quello in cui mi avvio mesta e con grigie nuvole piene di pensieri negativi verso il CAF per fare la mia annuale dichiarazione dei redditi.
Non mi fraintendete, io pago le tasse e non mi lamento.
Il denaro dei contribuenti deve essere sacro” diceva il Presidente Einaudi, e della mia piccola quota di sacralità io vado (credo giustamente) fiera. Insomma, nel mio piccolo contribuisco.

Quel che davvero detesto sono le burocrazie, le infinite sedute davanti a impiegati che ne sanno molto meno di quanto dovrebbero e che hanno la flessibilità di un cancello automatico. Questa continua sensazione di essere vista come un potenziale evasore anche quando, presa dallo sconforto, inizio a lamentarmi che io le voglio pagare le tasse, ma vorrei anche tornare a casa per l’ora di pranzo e non essere sequestrata. Fotocopie, anacronistiche montagne di scontrini per provare l’improvabile – sì, ho pagato trenta euro trenta con un biglietto da dieci e uno da venti, che dovevo fare? Le fotocopie delle banconote?

La depressione di questa giornata può essere sollevata solo da una cosa, i Cookies lamponi e cioccolato bianco. I lamponi, con il loro piccolo acuto acido, accompagnano ed esaltano la dolcezza burrosa dei cookies e del cioccolato bianco, e creano un’armonia di gusto semplicemente irresistibile.

A differenza delle tasse, questi Cookies Lamponi e Cioccolato Bianco sono facilissimi da realizzare, e non richiedono nemmeno riposo in frigorifero. Venti minuti e via.
Magari si potessero pagare le tasse con la stessa velocità!

Cookies Lamponi e Cioccolato Bianco
Ingredienti per circa 20 cookies:
100 g zucchero di canna
100 g zucchero semolato
180 g burro morbido
1 uovo
un pizzico di sale
270 g farina 00
4 g bicarbonato di sodio
80 g gocce di cioccolato bianco
un cucchiaino di estratto di vaniglia
125 g lamponi freschi

Preparazione:

Questa versione dei Cookies Lamponi e Cioccolato Bianco è superveloce, e se preparate gli ingredienti prima di iniziare ad impastare lo sarà ancora di più.

Sbattete il burro con i due tipi di zucchero per renderlo cremosissimo. Ci vorranno cinque minuti, mal contati.
Aggiungete l’uovo (intero) e l’estratto di vaniglia, e continuate a sbattere con la frusta.

Una volta che l’uovo si sarà assorbito, potete procedere unendo gli ingredienti secchi (la farina, il bicarbonato e il sale). Io preferisco incorporare i secchi con una spatola, per controllare meglio l’assorbimento dei liquidi con le polveri.

Solo a questo punto potete aggiungere prima le gocce di cioccolato (va bene anche del cioccolato bianco tagliato al coltello in maniera grossolana), e una volta che si saranno ben incorporate anche i lamponi, lavati e mondati, e soprattutto asciugati.

Non lasciate acqua in aggiunta nei lamponi, perché potrebbe rovinare l’impasto (io li lavo prima di iniziare a preparare e li lascio scolare una ventina di minuti prima di asciugarli dolcemente con un canovaccio).

Dall’impasto prendete delle piccole palline aiutandovi con i palmi delle mani (direi una dimensione di circa 4/4,5 cm di diametro, ma io vado a occhio), e ponetele su una teglia già coperta di carta forno.
Lasciate un po’ di spazio tra i cookies, perché si allargheranno in forno.

Con queste quantità di solito ne faccio un paio di teglie.

Cuocete i Cookies Lamponi e Cioccolato Bianco nel forno già a temperatura (180 gradi) per 8/10 minuti.

Appena tolti dal forno non li toccate – sono molto soffici e si romperebbero.
Aspettate che si intiepidiscano prima di staccarli dalla teglia.

Resistono un paio di giorni in un contenitore da porre al fresco.
…. resistono… in realtà finiranno prima, credetemi!

Se vi picciono i cookies, provate anche la versione vegan.

Plumcake fragole e cocco e benvenuto maggio

Plumcake fragole e cocco e benvenuto maggio

Le settimane che precedono il mio compleanno sono sempre dedicate ai bilanci dell’anno appena trascorso. Un attimo che rubo a me stessa per guardarmi indietro e guardarmi intorno, a dove sono e dove sono stata, prima di capire dove voglio andare.
Gli anni cominciano ad essere importanti, e ad ogni rintocco del compleanno che aggiunge una unità alle già tante decine mi rendo conto della strana curva che ha preso la mia vita, tra fotografie e teglie da forno.

E’ universalmente noto che non ho mai cucinato in vita mia fino al matrimonio, avvenuto un bel po’ avanti rispetto alla media (ma a noi piace essere originali!). E pure i primi anni non è che mi sia mai prodigata di più della apertura di qualche busta surgelata.
Difficile dire da dove sia venuta la mia illuminazione.
Escludendo Damasco, dove non sono mai stata, rimane la mia piccola cucina rossa, dove un pomeriggio di una domenica in cui mi annoiavo un po’ mi sono cimentata in una Torta alle carote. Da lì la strada è stata tutta in discesa.

Carota dopo carota, sono qui.
Le cose cambiano, e spesso in modi che non ci eravamo nemmeno prefigurati. Infatti… com’è che ultimamente ho iniziato a sognare una casa in campagna con un bel giardino e un orto io, che non ho mai contemplato di vivere altrove che non fosse una città?

Mentre mi crogiolo nel pensiero della mia bella casa di campagna, magari una campagna vicino al mare, spizzicando qualche fragola, ne uso qualcuna per fare un delizioso Plumcake alle Fragole e Cocco.
E’ semplicissimo realizzarlo. Basta una bella ciotola, e via.

Il Plumcake alle Fragole e Cocco è senza burro, che ho sostituito con del buon yogurt al cocco, che insieme a qualche cucchiaio di farina di cocco dà un profumo speciale… proprio quello dell’estate che si avvicina.
Con questo Plumcake alle Fragole e Cocco sarà bellissimo fare colazione nelle prime mattine di maggio.

Ingredienti:
250 g farina 00
50 g amido di mais (o di riso)
50 g farina di cocco
250 g yogurt al cocco
16 g lievito per dolci
succo di mezzo limone
zeste del limone
3 uova

Preparazione:
Sgusciate le uova e montatele bene con lo zucchero, in modo che si gonfino e diventino belle chiare.
Aggiungete poi lo yogurt, la scorza e il succo di limone e la farina di cocco.
Mescolate ancora con le fruste, ma a bassa velocità.

Ora potete unite gli ingredienti secchi, setacciati: farina, amido di mais e lievito.

Infine, prendete le fragole: lavatele bene, mondatele e asciugatele con un canovaccio.
Tagliatele a pezzetti non troppo piccoli.
Spolveratele con della farina e unitele all’impasto, amalgamando dolcemente con una spatola (o una leccapentole).

Prendete uno stampo per plumcake, foderatelo con della carta forno e versate l’impasto nello stampo.
Se volete potete coprire la superficie con della granella di zucchero.

Cuocete il Plumcake alle Fragole e Cocco nel forno già caldo a 180 gradi per circa 55 minuti, o un’ora.
Controllate a 50 minuti, perchè ogni forno ha il suo modo di cuocere.
Se notate che il Plumcake alle Fragole e Cocco inizia a scurirsi, potete coprirlo con un foglio di alluminio così non scurirà troppo.

Ode al bicarbonato e i Pancakes vegani

Ode al bicarbonato e i Pancakes vegani

Il vocabolario ci dice che la definizione più corretta di scoperta è “Acquisizione alla conoscenza e all’esperienza umana di luoghi, fenomeni, nozioni, oggetti prima sconosciuti”.
Avevo notato, leggendo tante ricette specie americane, che c’è sempre un pizzico di baking soda, cioè bicarbonato, anche quando veniva già utilizzato il lievito chimico, e mi chiedevo come mai.
La composizione del lievito chimico già include il bicarbonato. Per quanti non lo sapessero, il lievito che usiamo comunemente nei dolci è formato da una base alcalina, rappresentata proprio nella maggior parte dei casi dal bicarbonato, unita a una base acida e a un deumidificante per la conservazione (di solito un amido).
Quindi mi sono sempre chiesta perchè dare un boost di bicarbonato a un impasto che già ne ha.

La cucina è una scienza, non solo un’arte. Magari non una scienza esatta al grammo, ma vediamo tutti le trasformazioni del cibo quando viene cotto, e non possiamo non riconoscere dietro lo zampino della scienza. Fisica, chimica, biologia e sapore.
Quindi ho voluto dare una chance agli amici americani e al loro bicarbonato, e per farlo ho scelto una ricetta vegan che, per la mancanza di uova montate, ha la tendenza a non crescere un gran chè in cottura.

I Pancakes Vergani sono preparati con una banana matura come legante, che dà anche un buon sapore al prodotto finale, e molta dolcezza.
Purtroppo dà anche molta umidità, che non facilita il volume in cottura. Mi sembrava la occasione giusta per fare un esperimento chimico-fisico senza arrischiare una torta intera.
Che dire? Eureka!

I Pancakes Vegani sono venuti belli soffici, più alti del normale, e hanno mantenuto la morbidezza a lungo e non sono diventati quelle suole di scarpa che di solito diventano dopo qualche ora dalla cottura. Il bicarbonato aggiunge un po’ di sofficità all’impasto, e aiuta a intrappolare le bolle di gas che rendono l’impasto soffice.
Il segreto è in realtà un semplice processo biochimico. La base alcalina del bicarbonato reagisce a contatto con l’acido del limone (o dell’aceto) e oltre ad essere ipnotico vedere un esperimento di chimica nella nostra cucina, ha come risultato di aiutare le nostre preparazioni ad acquisire morbidità che dura nel tempo.

L’ho provato anche in un’altra preparazione (una ciambella normalissima) che si è mantenuta morbida anche se l’abbiamo lasciata (meglio: dimenticata) non coperta per due giorni.

Naturalmente il bicarbonato va usato con moderazione, perchè tende a dare un po’ di acidità. Troppo bicarbonato ha come effetto quello di gonfiare e poi sgonfiare subito il vostro dolce , rovinandolo. In questa ricetta ce n’è solo qualche grammo, e anche nei dolci da credenza ne metto anche meno. Ma la reazione è sufficiente per dare un aiutino al lievito chimico a mantenere l’impasto cotto come una nuvola.
Provatelo. Ne vale la pena.

Pancakes Vegani.

Ingredienti:

mezza banana matura
125 g farina 00 (o di farro)
130 ml latte di mandorla (o altro latte veg)
25 g zucchero
1 cucchiaino estratto di vaniglia
15 g olio dolce
6 g lievito per dolci
2 g bicarbonato
mezzo cucchiaino di aceto di mele o di succo di limone

Preparazione:
Schiacciate la banana a formare una poltiglia e mettetela da parte.

In una ciotole setacciate i secchi (farina, lievito, bicarbonato e zucchero).
versate sui secchi il mezzo cucchiaino di limone o aceto, e attendete qualche secondo che reagisca facendo tante bolle.

Aggiungete la banana schiacciata, l’olio, il latte vegetale e mescolate con una frusta a mano.

Ungete una padella con poco olio, e quando è ben calda versate un po’ di impasto, e cuocete a fuoco medio.
Girate il Pancake Vegano quando inizieranno a comparire le prime bollicine in superficie.

Un’altra versione dei pancakes vegani? guardate qui!