Plumcake allo yogurt, cocco e limone

Plumcake allo yogurt, cocco e limone

Adoro il limone nei dolci.
Più del cioccolato, più della panna, più di tutto.
In questo blog trovate non so quante versioni di dolci aromatizzati al limone. Limone e lavanda, limone e mandorle, limone e olio di oliva, limone e.. basta.
Quella sua piccola nota dolce e acidula è musica. Nulla profuma la cucina come un dolce al limone appena sfornato.

La ricetta di questo Plumcake allo yogurt, cocco e limone arriva da mille ricette messe insieme, con l’aggiunta di un accento estivo/utilitaristico: dovevo assolutamente utilizzare una confezione già aperta di cocco rapé. Ho pensato che questa ricetta che profuma di limoni e di una promessa di estate fosse una bella ode alla primavera, che quest’anno cade (astronomicamente, si intende) proprio oggi.
Quest’anno la primavera ci è corsa davanti, e già settimane fa hanno iniziato a fare capolino nei giardini dei condomini le margherite di campo, gli occhietti della madonna (ma anche da voi si chiamano così?), fiori bianchi e rosa sugli alberi in mezzo alle aiuole spartitraffico, e soprattutto tante magnolie, che ho scoperto essere a centinaia nei giardini di Milano.

Anche le prime fragole hanno iniziato a fare bella mostra di sé nei supermercati e tra i banchi del mercato. Io però non sono ancora pronta, e forse nemmeno loro (sanno tanto di acqua e poco di fragola). Mi sono quindi concentrata su due sapori freschi e legati, almeno nel mio immaginario, alla stagione più tiepida, preludio d’estate.

Oltre ad essere buonissimo, questo Plumcake ha due caratteristiche che ve lo faranno amare: si sporca solo una ciotola, e resta morbido per diversi giorni grazie allo yogurt. Se volete accentuare il sapore del limone, prendete uno yogurt al limone; viceversa, prendetene uno al cocco. Se siete in dubbio tra i due, uno classico bianco, o alla vaniglia, andrà bene lo stesso!

Plumcake allo yogurt, cocco e limone
Ingredienti:
250 g farina 00
180 g zucchero semolato
50 g fecola di patate
10 g lievito per dolci
3 cucchiai da minestra di cocco rapé (o farina di cocco)
2 uova
2 vasetti di yogurt (in tutto sono 250 g) di vostra scelta
140 ml olio di semi (o di riso)
zeste grattugiate di 2 limoni
succo di un limone (io l’ho misurato il mio erano circa 60 ml)

Preparazione:
Mettete in una ciotola abbastanza capiente lo zucchero, sgusciatevi all’interno le uova e sbattetele leggermente con una frusta a mano.
Unite quindi lo yogurt, le zeste dei limoni e il succo, e continuate a mescolare con la fusta a mano. Infine, inserite anche l’olio a filo, sempre mescolando con la frusta.

Solo a questo punto unite le polveri (farina, lievito e fecola) che devono essere sempre setacciati bene. Setacciare le polveri è importantissimo, perchè inizia a far incorporare nell’impasto l’aria, che aiuterà la lievitazione e contribuirà a mantenere soffice il vostro dolce.

Amalgamate bene il vostro impasto, e per ultimo unite i tre cucchiai di cocco rapé.

Date un’ultima mescolata decisa con la frusta a mano per amalgamare il tutto.

Prendete uno stampo da plumcake, rivestitelo con carta forno e versatevi l’impasto.

Fate cuocere a forno già caldo a 180 gradi per circa 45 minuti (controllate comunque con lo stecchino – se ne uscirà pulito, il dolce è pronto). Se la superficie dovesse scurirsi troppo, potete coprirla con un foglio di alluminio.

Sformate il plumcake quando sarà almeno un po’ tiepido. Servitelo così, in purezza, con una semplice spolverata di zucchero a velo.

Brioches al miele e il primo weekend di primavera

Brioches al miele e il primo weekend di primavera

No, non guardare il calendario. Quello appena trascorso è stato un weekend di primavera in anticipo, un regalo inaspettato di questo pazzo tempo. Cieli tersi, fresco al mattino, tepore al pomeriggio. Il tempo perfetto per rallentare un attimo, perdersi dietro le prime fioriture, contemplare la natura rinascere, anche in mezzo al cemento di Milano.

Il tempo perfetto per ricominciare a panificare. Mancavo a questo appuntamento da un po’. Per panificare ci vuole serenità. La mente sgombra di pensieri, il cuore più leggero. Negli ultimi tempi non è stato semplice avere lo spazio mentale necessario per impastare, sedere e aspettare. I giorni si sono susseguiti così veloci, col cuore in gola, a sbrogliare gli ingarbugliati gomitoli degli eventi – o, per meglio dire, degli accidenti. Cinque mesi vissuti vorticosamente, come dentro un’enorme centrifuga.

Grazie al cardiologo, e ad un piccolo problema di ripolarizzazione (risoltosi da solo, per fortuna), il mio cuore, il mio cervello ed io abbiamo tenuto un rapido consesso, al termine del quale ne siamo usciti con una mozione unitaria. Basta così, rallenta.

Il giusto freno sono state queste sofficissime Brioches al miele, senza lattosio (e quindi senza burro, nel caso foste già in modalità prova costume), che ho fatto lievitare in frigo perché, ahimè, mi sono accorta tardi di aver finito le uova e non ne avevo per spennellare prima di infornare. Questo piccolo inconveniente mi ha però dato l’occasione per provare un procedimento perfetto per le colazioni del weekend, che vi lascio. Si fa il venerdì sera, e si inforna il sabato mattina, per avere le brioches al miele già pronte per l’ora di colazione (solo che voi non vi sarete dimenticati le uova..).

Con queste quantità ne dovrebbero uscire una decina di dimensioni regolari. Questa volta io ho usato solo manitoba, ma solitamente mi piace farle come quelle del bar con della farina integrale – vi lascio qui sotto la versione “originale” semi integrale.

Brioches al miele 
Ingredienti:

Per la biga (da preparare la sera prima):
100 g farina manitoba
100 g acqua a temperatura ambiente
10 g lievito di birra fresco

Per l’impasto:
200 g farina manitoba
200 g farina integrale
2 uova (io medio grandi)
50 g latte di mandorle (se non avete problemi usate pure quello vaccino)
50 g zucchero semolato
40 g miele (io avevo a casa il millefiori, ma anche l’acacia va bene)
80 ml olio (di riso o di oliva, ma deve essere di oliva dolce)
un cucchiaino di essenza di vaniglia
un pizzico di sale

Per glassare:
un uovo e 50 ml di latte di mandorle
miele

Preparazione:

La sera prima preparate la biga mescolando in una ciotola i tre ingredienti (io sciolgo il lievito nell’acqua prima di incorporarla alla farina), e coprite con della pellicola. Lasciate a temperatura ambiente un’ora, per permettere al lievito di attivarsi.

Trascorsa l’ora riprendete la biga, mettetela in una ciotola più grande (o nella impastatrice – vi assicuro che fa la differenza!) e aggiungete le due farine (manitoba e integrale), lo zucchero e il miele, il pizzico di sale e l’estratto di vaniglia.
Sbattete leggermente le uova col latte di mandorle, e unitele al resto degli ingredienti, e iniziate a impastare.

Una volta che questi ingredienti si sono mescolati tra loro, completate l’impasto con l’olio, che va unito a filo mentre si continua ad impastare.
Il risultato sarà un impasto molto morbido, ma va benissimo così.

Trasferite l’impasto in una ciotola leggermente unta con dell’olio a far lievitare. Io l’ho lasciato così, coperto dalla pellicola, prima per un’oretta scarsa fuori, e poi in frigo tutta la notte. Potete però anche lasciarlo fuori, in questo caso attendete la lievitazione fino al raddoppio (a seconda della temperatura in casa vostra ci potrebbero volere un paio di ore).

Riprendete l’impasto, e con l’aiuto di un matterello stendete l’impasto in una lunga striscia alta una ventina di centimetri e spessa circa 1 cm. Se non riuscite, o avete un piano di lavoro piccolo, potete ovviamente dividere a metà l’impasto.
Tagliate dei triangoli con una base di circa 6/8 cm. Fare un piccolo taglietto a metà della base, e poi arrotolate le brioches al miele dando la forma classica della mezzaluna.

Mettete le brioches al miele così formate su una teglia coperta di carta forno, e lasciate lievitare ancora una mezz’ora (non serve coprirle) mentre il forno raggiunge la temperatura di 200 gradi.
Prendete un uovo, sbattetelo con poco latte di mandorla (tre cucchiai bastano) e spennellate la superficie delle brioches al miele. Potete decorarle con scaglie di mandorla, come ho fatto io, ma anche lasciarle così.

Cuocetele cinque minuti 200 gradi e poi altro 10 a 180 gradi.
Quando avranno finito di cuocere, attendete che si intiepidiscano e poi spennellatele con un po’ di miele.

Naturalmente potete mettere all’interno anche un po’ di miele come ripieno. Io non ne avevo abbastanza questa volta, ma la prossima ce lo metto di sicuro!

Carote! Carote! Carote! Il rotolo alle carote e arancia

Carote! Carote! Carote! Il rotolo alle carote e arancia

Spesso, quando dico che ho un blog di cucina, ricette e così via, la gente mi chiede “Ma quindi fotografi tutto quello che prepari?”.
Beh, no. In realtà, fotografo alcune cose. Non sempre ho tempo, ma – lo confesso – anche voglia di aprire treppiedi, tavole piattini e compagnia.
Più semplicemente cucino, mangio.. vivo. Non ho l’angoscia della fotografia a tutti i costi.

Certo, se una ricetta vale la pena, mi piace condividerla. Spesso però mi capita anche che è così buona che sparisce prima che io possa anche solo allontanarmi dalla tavola per prendere la macchina fotografica.

E’ questa la storia di questo Rotolo alle carote e arancia, una delle ricette che ho fatto più spesso negli ultimi anni, e che ancora più spesso è stata finita sulle tavole della colazione prima ancora di darmi anche solo il tempo di immaginare un set fotografico in cui darle il risalto che si merita.

E’ quasi successa la stessa cosa anche l’ultima volta che l’ho preparato, e infatti queste tre erano le ultime fette rimaste del mio amato rotolone. Per fortuna ho avuto una piccolissima intuizione di fotografia che potesse davvero rappresentare quanto morbido e profumato possa essere questo rotolo di dolcissime carote, leggermente contrastate dalla marmellata di arancia.
Per la marmellata, scegliete quella che preferite. Arance dolci o amare, intendo. Ma anche mandarini. Viene benissimo con tutte.
Ovviamente le arance amare danno più contrasto alla dolcezza della pasta biscotto fatta con le carote, ma è una questione di gusti.

Consiglio, visto che le carote comunque rilasciano del liquido, di prepararla con della farina integrale, come ho fatto io questa volta, oppure semi integrale, o di farro. Insomma, una bella farina rustica che dia una buona assorbenza ai liquidi naturali degli ingredienti.
Per il resto, è talmente semplice che non ha bisogno di altri consigli, se non.. provatelo!

Ingredienti:
150 g farina integrale o di farro
30 g farina di mandorle (se non l’avete la stessa quantità di farina)
100 g zucchero (io ho usato quello di canna chiaro)
200 g carote grattugiate (quindi già mondate)
2 uova
100 ml latte di mandorle
8 g lievito
zeste di una arancia bio
marmellata di arance (quella che volete)

Preparazione:

Iniziate a preparare il vostro Rotolo alle carote e arancia lavando e mondando le carote, che dovrete poi grattugiare (io mi aiuto con il mixer, si fa velocemente senza sporcare troppo).

Montate le uova con lo zucchero con l’aiuto delle fruste elettriche, e quando sono chiare (ci vorranno un paio di minuti) aggiungete il latte di mandorle, e poi con una spatola incorporate i secchi (la farina, la farina di mandorle, i lievito) avendo cura di setacciarli.
Per ultime aggiungete anche le carote e le zeste grattugiate.

Versate l’impasto del Rotolo alle carote e arancia in una teglia (la mia misura circa 24 x 32) coperta di carta forno, livellate l’impasto e cuocetelo in forno caldo a 180 gradi per una ventina di minuti.

Una volta estratto dal forno, ribaltate (ancora caldo.. attenzione a non scottarvi!) il rotolo su un altro foglio di carta forno, in modo che la parte superiore tocchi il foglio pulito.
Togliete il foglio sottostante (che è stato quello che ha cotto nel forno con l’impasto) e sulla superficie che sarà restata un po’ rugosa spalmate uno strato di marmellata di arance.

Arrotolate il Rotolo alle carote e arance aiutandovi con la carta forno, e fate raffreddare così per un paio di ore.

Servitelo con lo zucchero a velo, se vi va.

Reginelle… regine’ (di sesamo e canzoni)

Reginelle… regine’ (di sesamo e canzoni)

Lo sai, Regine’
che t’ho voluto bene
e mai l’ho detto a te
ci ho fatto una canzone
ed almeno questa ti appartiene
come un po’ di me…

Vai a capire cosa c’è nel nostro cervello, quali collegamenti misteriosi, quali fantasie. Mi hanno portato dalla Sicilia per assaggiarle le Reginelle Palermitane, dette anche sesamini (mi dicono), e a me che viene in mente? Una canzone di Claudio Baglioni, non so nemmeno se così famosa, ma che evidentemente se ne stava parcheggiata in un angolino della mia memoria, pronta ad alzare insistentemente la mano ogni volta che ho provato a scrivere la ricetta delle Reginelle.

Regine’, il ricordo di parole in musica, una storia d’amore finita o forse mai iniziata. Struggente come un mattino soleggiato di metà settembre, con l’Etna che si staglia su fondo del cielo blu, mentre l’aereo all’improvviso di trova sul velluto azzurro, la luce arancio del mattino, e una spiaggia lunghissima bianca. Interminabili file di sdraio ed ombrelloni, tutti uguali, tutti ordinati, soldatini attenti al sole.
La Sicilia compare così, all’improvviso, mentre l’aeroplano vira e all’improvviso c’è Sicilia, c’è Catania. Dall’alto sembra tutto un Paradiso.

Le Reginelle sono tutto fuorchè un biscotto da regine, nel senso che sono semplici frolle, spesso preparate con strutto. Da buona lombarda avrei pure potuto provarci ad usarlo, ma in realtà ho avuto pietà delle mie arterie e ho optato per la versione con il burro, che è anche più reperibile e replicabile. Se non vi piace il sesamo, non ci provate, perchè ce ne vuole tanto. Ma non si possono fare senza.
La preparazione è davvero semplice, e la differenza la fanno le materie prime, che devono essere buone. Buon burro, un buon limone per dare il profumo agrumato della Sicilia, e dell’ammoniaca per dolci per lievito (se non lo avete, vada per il lievito per dolci).

Il profumo e il sapore vi stupiranno.

Ingredienti:
250 g di farina 00
80 g di burro
100 g di zucchero
1 uovo
zeste di un limone
30 ml latte
3 g di ammoniaca
un pizzico di sale

sesamo per impanare i biscotti q.b.
acqua

Preparazione:

Le Reginelle Palermitane sono semplici da realizzare. In una ciotola mettere la farina, lo zucchero, l’ammoniaca per dolci e un pizzico di sale, che ci vuole sempre (anche nei dolci!).
Mescolate per amalgamare gli ingredienti e poi unite al centro l’uovo, le zeste del limone (mi raccomando, grattugiate solo le bucce non trattate!) e il burro appena ammorbidito.

Impastate fino che non si sarà formato un panetto di frolla liscio e omogeneo. Se dovesse essere troppo secco, unite a poco a poco anche il latte (io l’ho usato, a occhio ne ho messi 30 ml, ma dipende anche dalla grandezza del vostro uovo).

Copritelo con della pellicola e mettetelo in frigorifero a riposare per almeno mezz’ora (meglio sarebbe un’ora, così i biscotti manterranno la forma in forno).

Riprendete l’impasto, prendete alcuni pezzetti per volta e arrotolateli fino a formare dei cilindretti di circa mezzo centimetro di diametro. Tagliate quindi questi filoncini della dimensione di cinque o sei centimetri (io sono andata molto ad occhio).

Spennellate ciascuna delle Reginelle Palermitane con un po’ di acqua e poi tuffatele nei semi di sesamo, così i semi si attaccheranno. Ponete quindi i biscotti su una teglia coperta di carta forno.

Abbiate cura di distanziarli un po’ perché cresceranno.

Cuocete i biscotti in forno già caldo a 180 gradi per circa 15 minuti.
Fate raffreddare su una gratella e serviteli quando volete, anche accompagnati da un buon zibibbo. Ma anche un bicchierino di Marsala.

…vanno bene anche da soli eh, anzi… vi assicuro che nessuno potrà resistere!

Frollini al pistacchio e i tanti volti dell’amore

Frollini al pistacchio e i tanti volti dell’amore

San Valentino è la festa dell’amore, quello romantico, quello cuoricioso, quello che nell’adolescenza sembra eterno, quello che ti fa battere il cuore a mille, quello che è solo tanta emozione che ti toglie il fiato.
Quello che raccontano i libri, che vive nei film e ogni tanto in qualche storia di gente che conosciamo. Magari capita che quella storia siamo noi. Magari no.

Magari il nostro amore è semplicemente altro, è voglia di stare bene insieme senza rischiare infarti o sincopi, è guardare insieme la TV e commentare. Spingere il carrello al supermercato. Discutere per un lampadario, o per dove appendere un quadro.

E’ curarsi dell’altro, senza fare troppe domande e senza tenere accesa la bilancia. Non c’è più o meno, non ci sono conti, c’è solo fare.
L’amore non è mai lo stesso, cambia sempre, perchè cambiamo noi. L’amore cambia con noi se ci facciamo accompagnare, se lo lasciamo respirare negli anni che passano tra le nostre dita, e che scavalcano giorni, calendari.

L’amore è anche cucinare, ed è una forma di amore sublime.
Si cucina pensando a qualcuno. Altrimenti è solo preparare da mangiare.

I Frollini al Pistacchio sono di San Valentino solo perchè sono a forma di cuore… se li fate rotondi o a fiore vanno bene per tutto l’anno. Li ho realizzati senza burro, prendendo spunto dalla bravissima Simona di Tavolartegusto. Sono semplici da realizzare, e se mi posso permettere… consiglio di non comprare la farina di pistacchi, fatela da voi.
E’ tutta un’altra cosa in fatto di gusto. Quel leggero salato è una bomba con il cioccolato bianco.. non smetterete di mangiarli.

Ingredienti:
230 g farina 00
100 g farina di pistacchi
130 g zucchero semolato
1 uovo intero e 2 tuorli
100 g olio (io di mais)
un cucchiaino di lievito
una bustina di vanillina
un pizzico di sale

100 g di cioccolato bianco (opzionale)

Preparazione:

Per preparare i Frollini al Pistacchio dovete anzitutto preparare la farina. Basterà utilizzare il mixer alla massima potenza per ridurre i pistacchi tostati a una consistenza finissima Non saranno mai come la farina 00 naturalmente, ma manterranno tutti gli oli e il gusto – fa la differenza, credetemi!

Mettete l’olio e lo zucchero in una ciotola e con l’aiuto delle fruste montate l’olio per qualche minuto (un paio basteranno) con la vanillina, in modo che diventi una bella crema. A questo punto, unite uno alla volta l’uovo ed i tuorli, sempre montando con le fruste.

Aggiungete quindi la farina 00, la farina di pistacchi, il lievito setacciato, e mescolate prima con una spatola e poi con le mani, fino a formare un impasto compatto e non appiccicoso.
Se utilizzate delle uova un po’ grandi potreste aver bisogno di un po’ di farina in più.

Stendete quindi la frolla sulla carta forno leggermente infarinata, e con il matterello stendetela a uno spessore di circa mezzo centimetro.
Tagliate i biscotti della forma che preferite, e poggiateli su una teglia coperta di carta forno.

Infornateli a 180 gradi per circa 10/12 minuti.

Una volta che avrete tolto i Frollini al Pistacchio dal forno, fateli raffreddare bene su una gratella.
Se volete, sciogliete poi il cioccolato bianco a bagnomaria.
Fate attenzione perchè il cioccolato bianco fonde a una temperatura più bassa di quello fondente, e corre il rischio di impazzire e raggrumarsi. In quel caso, datevi pace, è da buttare. Quindi, appena vedete che si è quasi sciolto tutto, togliete il pentolino di acqua dal fuoco, e continuate a mescolare fino a che non si sarà sciolto il resto. Se vi sentite più sicure, un goccino di olio di semi impedirà di raggrumarsi (proprio poco).

Intingete quindi i biscotti e metteteli a scolare sulla gratella.

Biscotti vegani all’avena con frutta secca

Biscotti vegani all’avena con frutta secca

Capita anche a voi di rifare le ricette trovate su riviste e giornali, e di accorgervi a un certo punto che c’è qualcosa che non va? Può essere la quantità di liquidi, i secchi, la lievitazione. Qualsiasi cosa sia, ci si trova di fronte a qualcosa informe e ingestibile, che ci fa chiedere: ma chi ha scritto questa ricetta, l’avrà mai fatta?

La domanda è legittima, e la risposta non può essere sempre sì. Mi sento però di spezzare una lancia agli scrittori di ricette, tra cui ci mi metto (in maniera del tutto sporadica e non professionale). Una delle ragioni per cui le ricette possono non venire sta in una verità assolutamente banale: non tutte le farine sono uguali. Ci sono differenze tra marca e marca, e tra farina e farina. Non si può pensare di sostituire la farina 00 con la farina integrale pensando che la quantità di liquidi debba rimanere la medesima.
La chimica è chimica, e non ci lascia scampo.

La dimostrazione di questo banalissimo principio chimico è servito su un vassoio (o su un piatto!) da questi Biscotti vegani all’avena e frutta secca, in cui sono stata davvero in imbarazzo a indicare la quantità di bevanda vegetale. La ragione è semplicissima: dipende dalla farina di avena che viene usata. Ci sono farine di avena molto “assetate” che tendono ad assorbire molto. Ho cambiato due marche di farina di avena avendo due risultati diversi. Non comprendevo la ragione, e mi intestardivo a voler mettere sempre la stessa quantità, con risultati deludenti.
Mi sono arresa: a volta, anche in cucina, bisogna che la ricetta parli da sé.

Per questo vi darò, per i liquidi, delle quantità indicative. Lo so che i meno esperti la troveranno una follia, ma vi assicuro che è una pazzia necessaria. Impastate fino a che il tutto non diventerà compatto e non più appiccicoso, e fermatevi lì. Anche se non avrete messo tutti i liquidi. Vuol dire che la vostra farina non assorbe tanto. Magari invece sarà necessaria più bevanda vegetale. Ripeto, lasciate che le vostre farine vi parlino.
Del resto, parliamo con le piante e gli animali.. perchè non con le farine?

Biscotti vegani all’avena e frutta secca
Ingredienti:
100 g farina di avena
150 g farina 00
50 g farina di frutta secca (potete fare tutte nocciole o mandorle, o noci, o metà e metà)
50 ml olio di semi
50 ml bevanda vegetale (io latte di mandorle)
50 ml sciroppo di agave
50 g zucchero di canna chiaro
4 g lievito per dolci

per coprire (eventuale):
100 g cioccolato fondente
qualche manciata di mandorle a lamelle

Preparazione:
Mettete in una ciotola gli ingredienti secchi (farina di avena e farina 00, oltre al lievito e allo zucchero) e amalgamate.
Inserite quindi i liquidi, iniziando dall’olio, per poi continuare con lo sciroppo di agave. Iniziate ad impastare.
Solo a questo punto (mi raccomando, rispettate questo ordine!) iniziate ad introdurre nell’impasto il latte vegetale. Mettetelo a poco a poco, così potrete apprezzare l’assorbimento del latte vegetale da parte del mix di farine. Ho usato la farina di avena del Molino Rossetto e la farina 00 anti grumi, e per questo mix mi sono stati sufficienti 50 ml di latte di mandorla (potete scegliere anche quello alla soia, alle nocciole…).

Quando l’impasto non sarà più appiccicoso, lasciatelo riposare una mezz’ora a temperatura ambiente.

Riprendete il vostro impasto e stendetelo con l’aiuto di un matterello con uno spessore di circa 5 millimetri. Tagliate i vostri Biscotti vegani all’avena e frutta secca con un tagliabiscotti di vostra scelta. Io ho usato il cuore, anche perchè San Valentino si avvicina a passi veloci. Ma potete optare per un tradizionale stampino rotondo.

Ponete i Biscotti vegani all’avena e frutta secca sulla teglia coperta di carta forno e cuocete in forno già caldo a 180 gradi per circa 12 minuti. Devono essere leggermente colorati, ma non scuri.

Lasciate raffreddare su una gratella, e nel frattempo sciogliete a bagnomaria 100 g di cioccolato e quando si sarà liquefatto potete intingere i biscotti. Fate scolare il cioccolato, ponete nuovamente i Biscotti vegani all’avena e frutta secca ad asciugare sulla gratella, e se lo gradite spolverate il cioccolato con qualche lamella di mandorle.

Potete anche gustarli senza cioccolato, o con un velo di zucchero a velo.

Ricotta di mandorle. Ma esiste il formaggio vegano?

Ricotta di mandorle. Ma esiste il formaggio vegano?

Sono ormai cinque anni che, per me, gennaio è sinonimo di Veganuary. Vi avevo già brevemente raccontato quando e come è nato Veganuary, e soprattutto perchè. Trovate l’articolo del blog in cui ne parlo proprio qui.

Arrivato anche questo gennaio 2023, dopo cinque anni di ricette, esperimenti e tentativi vari, avevo bisogno di una sfida nuova, e l’ho buttata sul caseario. Così, per partire col botto, insomma.

Sono anni che vorrei fare la ricotta vaccina fatta in casa. E’ un latticino (non formaggio!) abbastanza semplice da fare anche a casa. Il processo di coagulazione si può benissimo fare a casa, basta un termometro da cucina, e un acido, di solito il limone. La ricotta che compriamo al supermercato è poi anche (per l’appunto) ri-cotta, ma la cagliata che si ottiene è abbastanza simile al prodotto originale.

Ma poi mi sono imbattuta in un articolo di La Cucina Italiana, che parlava della Ricotta di mandorle, e di come fosse un prodotto semplice da fare a casa, e mi sono detta: perché no?
Sono stata in dubbio se chiamarla o meno Ricotta di mandorle, e il motivo è presto detto. I sostituti dei prodotti caseari con prodotti plantbased non sarebbero da chiamare formaggi. Quindi, per la proprietà transitoria, se la ricotta è latticino, una cagliata simile ma ricavata dalle mandorle la dovrei chiamare… boh. Non mi veniva in mente niente. Prodotto vegano simile a ricotta ma fatto con le mandorle? Un titolo SEO lungo come un romanzo.
In più, come mi ha raccontato la mia amica Letizia del blog Senza è Buono, ci sono là fuori orde di difensori dei latticini dall’offesa facile in quanto all’uso del termine formaggio. Epperò… niente, non mi viene in mente niente. Lasciatemela chiamare Ricotta di mandorle, e abbiate pietà.

Se la doveste provare, sono sicura che mi perdonereste. La Ricotta di mandorle si fa semplicemente, partendo da tre ingredienti: mandorle (pelate), acqua e limone. Se volete potete aggiungere il sale, specie se intendete usarla come se fosse formaggio (spero vada bene così!). Io l’ho adorata spalmata sul pane a colazione, con un filo di sciroppo di agave (se non siete vegani va benissimo anche il miele) e qualche mandorla per il crunch che dà sempre tanta soddisfazione. Non dovete per forza essere vegani per amarla.

Queste quantità sono per due fuscelle da circa 200/250 grammi. Si trovano online, oppure potete usare anche quelle di riciclo delle ricotte acquistate in salumeria. L’importante è che abbiano i fori per lasciare scolare il siero.

Ricotta di mandorle
Ingredienti:

200 g di mandorle pelate
900 g acqua
40 g succo di limone
(eventualmente il sale)

Preparazione:
La sera precedente dovete mettere a bagno le mandorle nell’acqua. Non ne serve tanta, basta che siano coperte per bene e ci sia un dito di acqua sopra di esse.
Devono stare a mollo almeno otto ore, quindi vi consiglio di metterle a mollo, spegnere la luce e andarvi a fare un bel sonno ristoratore. Tanto non scappano!

Prendete quindi un frullatore, dopo che vi sarete svegliati e ben riposati, mettete nel bicchiere le mandorle senza l’acqua (so che alcuni lasciano l’acqua di governo, ma io ogni tanto ci trovo della schiumetta che non mi piace, quindi butto), e aggiungete 500 g di acqua.
Frullate alla massima potenza per qualche minuto, fino a che non si sarà formato il latte di mandorle. Le mandorle ben bagnate si sfalderanno con facilità.
Aggiungete quindi altri 400 g di acqua, e azionate ancora il frullatore per un minuto, giusto il tempo di amalgamare il tutto.

Prendete quindi un piccolo tegame, sufficientemente ampio da contenere il latte di mandorle che avete appena fatto, e portatelo al bollore.
Appena inizia a bollire, spegnete subito, e versate nel latte di mandorla il succo del limone.

Mescolate molto bene, in modo che il succo possa far cagliare il latte di mandorla.

Prendete quindi una bacinella, appoggiatevi sopra un colino (io ho usato uno scolapasta con la trama abbastanza fitta), copritelo con un telo di cotone (o una garza, ce ne sono alcune in commercio. Io ho usato uno strofinaccio di cotone), e facendo attenzione versate il contenuto del tegame piano, in modo che la parte acquosa (se fosse un latticino avrei detto il siero) inizi a colare, lasciando affiorare (ma l’avrete, a questo punto, già vista da voi!) la cagliata.
Se gradite, aggiungete il sale.

Fate sgocciolare qualche ora. A mano a mano che passa il tempo vedrete che nel telo si inizierà a formare una sostanza della consistenza della ricotta. Dopo circa tre o quattro ore prendete le vostre formine da ricotta, riempitele di Ricotta di mandorle, fatele sgocciolare ancora un’oretta e poi mettetele in frigorifero.

Si conservano tre o quattro giorni in frigorifero.
Le potete usare in purezza, o magari nei dolci, in sostituzione dello yogurt o del burro.

Gallette ai semi misti e il mio Grande Nord

Gallette ai semi misti e il mio Grande Nord

La regione scandinava mi ha sempre affascinato, e non solo per l’evidente aspetto naturalistico e per la mia spasmodica ricerca di un iceberg da abbracciare quando a Milano ci sono il 70% di umidità e 35 gradi all’ombra.
Nemmeno per la mia tendenza a comprare la qualunque appena entro da Ikea, per la hygge danese, per il Polo Nord e la casa di Babbo Natale.
La Scandinavia è un sentimento, è la colazione con salmone e aringhe, il pane di segale e il fuoco caldo quando fuori gela.
La mia Scandinavia è stata (finora) l’Islanda, perchè ho deciso di andare fin su in alto, nel Grande Nord, e farmi una foto tra gli iceberg.
Ad Agosto.
Col cappellino con i paraorecchi, la giacca a vento, e gli scarponcini da montagna. Ah, la soddisfazione.
Li ho abbracciati davvero gli iceberg d’estate.

Contrariamente a gran parte degli italiani in vacanza all’estero, che passano le giornate a struggersi al ricordo dei tortellini, e nelle sale di attesa degli aeroporti si scambiano ricette di famiglia e grandi sospiri nostalgici ripensando all’ultimo piatto decente di spaghetti al pomodoro mangiato a casa propria, quando vado all’estero mi faccio il punto di mangiare solo piatti locali.
Ora, confesso che l’hàkarl, ovvero lo squalo fermentato alla fine non l’ho assaggiato. Ci avrei anche provato ma la puzza il profumo di questa prelibatezza è abbastanza forte anche per me, e per le mie scorribande avventurose nelle cucine degli altri. Cadavere dello squalo putrefatto a parte, non mi sono tirata indietro di fronte a nulla.

Una delle cose che mi hanno accompagnata durante il mio viaggio, che nascondevo nello zaino per placare i languorini improvvisi, erano delle buonissime gallette ai semi misti, che su al Nord mangiano in una quantità spropositata, nemmeno fossero tanti passerottini.
Ne ho trovata una specie di versione nel libro La Nuova Cucina del Nord, che ho un po’ mediterraneizzato perchè ci ho messo l’olio per dare un po’ di sapore de’ noantri… e perchè non mi piaceva tanto solo con l’acqua.

Le Gallette ai Semi Misti si preparano davvero in un lampo, sono vegane e quindi perfette per partecipare al Veganuary anche quest’anno, sono buonissime anche da sole, e il bello è che ci potete mettere tutti i semi che volete. Il mio supermercato vende anche delle bustine di semi misti per insalata che spesso uso per realizzare questa ricetta, e vanno benissimo. Ma potete sbizzarrirvi come più vi piace. Cip cip.

Gallette ai semi misti
Ingredienti:
100 g farina 00
50 g farina di farro
160 g di semi misti (di solito uso semi di lino, di girasole, di zucca, di sesamo, di chia)
50 ml di olio di oliva (io uso l’EVO)
1 cucchiaino di sale fino
sale grosso per la superficie (opzionale)
acqua q.b.

Preparazione:
Le Gallette ai semi misti si preparano sporcando solo una ciotola (visto che sono pigra, è un altro bel vantaggio!), in cui vanno messe le farine e i semi misti, col sale.
Date una bella mescolata e poi aggiungete l’olio, e mescolatelo agli ingredienti secchi con una forchetta.
A questo punto, iniziate ad aggiungere l’acqua poco per volta, impastando con le mani fino a che non riuscirete a formare un impasto omogeneo e non più di tanto appiccicoso.
La quantità di acqua dipende dalle farine.
Io uso una miscela di farro e farina 00 perchè mi piace il sapore nocciolato del farro, ma potete anche farli solo con la farina 00, o anche con la farina 0. L’ultima volta ne ho messi all’incirca 80 grammi di acqua, non di più.
Stendete quindi l’impasto con un matterello sopra un foglio di carta forno, arrivando a uno spessore di un paio di millimetri.
Tagliate le Gallette ai semi misti nella forma che preferite (io le faccio rettangolari come le ho viste in Islanda, ma fatele pure quadrate, romboidali.. insomma, fate voi), posatele sulla teglia coperta di carta forno e, se vi piace, spargete sopra qualche altro fiocco di sale grosso (ma non è obbligatorio, se non vi piacciono troppo saporite).

Cuocetele in forno già caldo a 180 gradi per circa 15/20 minuti. Devono essere appena biscottate in superficie.
Fatele raffreddare un poco prima di toglierle dalla teglia, e gustatele.. quando volete!
Sono buone sempre!

Il tempo delle mele e la torta di mele, mandorle e arancia

Il tempo delle mele e la torta di mele, mandorle e arancia

Da cosa si capisce che è arrivato l’autunno?
Potrei dirvi le foglie che cadono, o il freschetto alla mattina.
Le giornate che si accorciano, i pantaloni che si allungano. Le finestre che si chiudono, e le coperte che si stendono.

Nulla per me parla più di autunno che il profumo di una buona torta di mele che cuoce nel forno.
Quell’aria calda di spezie, zucchero e frutta racconta di coccole, abbracci che scaldano, e gocce di pioggia che rigano i vetri delle finestre.
Mi è sembrato giusto inaugurare la nuova stagione proprio con lei, una torta di mele. Ma non una torta qualunque. Una Torta di mele budinosa.

L’ho soprannominata così perchè ha una consistenza molto particolare, quasi cremosa. Piena di frutta, con un leggero sentore di arancia e mandorle, questa torta è stata una bella (e fortunata) scoperta.
Pensavo in realtà di averla sbagliata, perchè volevo usare anche con le mele il tipo di lavorazione della mia prima Torta di carote e mandorle, quella in cui avevo montato a parte gli albumi per dare un po’ di consistenza al dolce. Solo che questo impasto mi era venuto davvero molto liquido, ed ero preoccupata che in forno non sarebbe mai lievitato, cotto… insomma, che sarebbe stato un disastro.

Invece la torta alle mele, arance e mandorle non solo è venuta bene, ma ha anche una consistenza molto da dessert, e in bocca esplode per intero il sapore e la fragranza delle mele. Ho usato il latte di mandorla per intensificare anche il profumo di mandorle, ed è così diventata anche una torta senza lattosio.
Soprattutto, è una torta buona e facilissima, per dare il benvenuto alla stagione, ops… al tempo delle mele!

Ingredienti (per una taglia da 20 cm):
3 mele (sono circa 650 g di peso, più o meno)
90 g zucchero semolato
100 g farina 00
1 cucchiaio di amido di mais
1 cucchiaio di marmellata di arance
succo di un’arancia
2 uova
8 g lievito per dolci
100 ml latte di mandorla
mandorle a lamelle per la decorazione
zucchero a velo per la decorazione

Preparazione:
Questa Torta di mele, mandorle e arancia è molto facile, e il passaggio più difficile (o quello più lungo) è di sbucciare e tagliare a pezzettini tutte le mele.
Mettetele poi in una ciotola e irroratele con il succo dell’arancia.
Se aveste a disposizione un’arancia bio, provate ad aggiungere anche la buccia grattugiata (io non l’avevo, ma dal profumo secondo me non starebbe male!).

In un’altra ciotola mettete le polveri (lo zucchero, la farina setacciata col lievito e l’amido di mais), e poi aggiungete mescolando i tuorli, il latte e il cucchiaio di marmellata.

Per ultime, aggiungete le mele con il succo, e mescolate con un cucchiaio di legno.

Montate a neve molto ferma gli albumi, e incorporateli nell’impasto con le mele, facendo attenzione a non smontarli.

L’impasto potrebbe essere abbastanza liquido, ma deve esserlo.

Prendete la vostra teglia, foderatela con la carta forno, e versate l’impasto, cercando di distribuire le mele su tutta la superficie.

Infornate la vostra Torta alle mele, arance e mandorle in forno già caldo a 170 gradi, e cuocetela per almeno 50 minuti. Io l’ho messa sul ripiano più basso del forno.
A metà cottura, se vedete che la superficie si sta scurendo, vi consiglio di coprire la superficie con un foglio di alluminio, così non si brucerà.

La torta è pronta quando lo stecchino uscirà solo leggermente umido.

Fate raffreddare bene prima di estrarla dalla teglia e servitela spolverata di zucchero a velo, se vi piace.

L’ultima ricetta estiva.. o la prima autunnale? Tiramisù leggero senza glutine

L’ultima ricetta estiva.. o la prima autunnale? Tiramisù leggero senza glutine

E’ stata una lunghissima estate. La mia è iniziata a maggio, su un vaporetto in navigazione verso il Lido di Venezia, in mezzo a onde bianche spezzate dalla prua e dalle chiacchiere di mille lingue diverse in gita. Ho chiuso gli occhi un momento, per riaprirli davanti a una piazza San Marco riscaldata dal primo sole caldo della stagione, un sole che ha continuato a splendere senza riposo a giugno, luglio, agosto…

Per convenzione il 21 settembre inizia l’autunno, ma quest’anno non sarà così. Anche se da qualche giorno il mattino sorride alle maniche lunghe, l’equinozio d’autunno arriverà il 23 settembre, quando giorno e notte saranno uguali, per poi lasciare le ore di sole perdersi nel buio, fino alla nuova primavera. Quindi, astronomicamente, siamo ancora nell’ultimo lembo di estate, che vorrei salutare con quello che è stato il mio vero cavallo di battaglia dei dessert domenicali di questa interminabile stagione.

Velocissimo, versatile, e soprattutto buono, il Tiramisù leggero senza glutine si prepara davvero in un baleno, è perfetto come dessert dell’ultimo minuto, e fatto in monoporzioni è anche molto elegante. L’ho preparato in tante occasioni, ed ha sempre avuto successo.
La crema è a base di ricotta, quindi è anche perfetto per chi vuole mantenere (o riprendere) la linea, è leggerissimo e digeribile… insomma, se non vi ho ancora convinto a provarlo, vi dico anche che è buono e che vi aiuta anche a sbarazzarvi dei rimasugli dei barattoli di crema alla nocciola (ma anche al pistacchio o al cioccolato) che rischiano di ammuffire nel frigorifero.
.. sempre se ve ne restano, ovviamente!

Ingredienti (per 4 monoporzioni da circa 33 cl):
450 g ricotta vaccina ben scolata
3 cucchiai generosi di crema alla nocciola (ma anche al pistacchio, al cioccolato…)
1 cucchiaio di zucchero semolato (opzionale – non lo aggiungo quasi mai)
biscotti savoiardi senza glutine
100 ml caffè
nocciole per decorare

Preparazione:
Il Tiramisù leggero senza glutine si prepara anche solo con una ciotola e una frusta a mano, e un dessert più semplice non potevo davvero immaginarlo.

In una ciotola mettete la ricotta ben scolata (basterà lasciarla una mezz’ora a colare usando magari un colino giapponese) insieme alla crema di nocciola (e allo zucchero, se lo desiderate), e mescolate con una frusta a mano per amalgamare tutti gli ingredienti.

Prendete i vostri bicchierini monoporzione e mettete su fondo i savoiardi (io ne ho preso uno e l’ho diviso a metà) che avrete precedentemente leggermente imbevuto di caffè.

Coprite quindi i savoiardi con due o tre cucchiai di crema alla ricotta, e mettete un altro strato di savoiardi imbevuti nel caffè, e poi coprite ancora con la crema fino ad arrivare quasi all’orlo del bicchierino.

Procedete così per tutti i bicchierini monoporzione.

Mettete quindi il Tiramisù leggero senza glutine a riposare nel frigorifero almeno due ore.

Servitelo con della granella di nocciole sulla superficie.